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     EFFICACIA DEL BIOFEEDBACK NEL TRATTAMENTO DELL'ALCOLISMO 


     

      

    Diversi studi hanno dimostrato che vari di interventi comportamentali basati  sul biofeedback e sul neurofeedback possono alleviare la depressione correlata all'abuso di alcol e possono portare al controllo della dipendenza da alcool o sostanze o droghe per almeno cinque anni.


    Numerosi studi infatti hanno dimostrato che la maggior parte delle persone che hanno di problemi di abuso di droga o alcol sono depressi, hanno un’immagine di sé scarsa e non pensano di avere il controllo sui loro corpi o su ciò che accade loro.

    Il biofeedback può aiutare a ridurre questi problemi, proprio perchè si basa su processo di apprendimento attraverso cui i pazienti imparano a controllare le reazioni fisiologiche del proprio corpo.

    Altri studi hanno dimostrato che le persone che hanno problemi di abuso di alcool producono diversi modelli di onde cerebrali rispetto a persone che non hanno questi problemi. Le tecniche di addestramento con neurofeedback  possono far si che questi modelli anormali delle onde cerebrali diventino normali. Quindi il problema di dipendenza e abuso di alcol viene controllato nella misura in cui le onde cerebrali rientrano e rimangono nella norma.

     


      Prove a sostegno dell’efficacia del Biofeedback per l’Alcolismo 


     

     

    Yucha e Gilbert (2004) affermano che i ricercatori hanno utilizzato sia il biofeedback training con il rilassamento che il neurofeedback (feedback di onde cerebrali alpha e theta) per affrontare l'alcolismo ei sintomi associati (ad esempio depressione).

    In uno studio di adolescenti alcolizzati (Sharp, Hurford, Allison, Sparks, Cameron, 1997), il biofeedback termico aumentava il "locus di controllo" correlato al bere in confronto al gruppo di controllo . L’addestramento delle onde cerebrali  Alpha e theta è stato accompagnato da una diminuzione significativa in alcuni fattori misurati utilizzando il test "Millon Clinical Inventory Multiaxial" (schizoide, evitante, passivo-aggressione, schizotipico, borderline, paranoide, ansia, somatoforme, distimia, abuso di alcool, pensiero psicotico, depressione psicotica e psicosi delirante) rispetto ai pazienti trattati con terapia medica tradizionale (Peniston Kulkosky, 1990).

    Taub ed i suoi colleghi (1994) hanno studiato 118 alcolisti cronici assegnati in modo casuale ad 1 di 4 condizioni di trattamento: 1) trattamento di routine di Alcolisti Anonimi e consulenza (RTT), 2) RTT più la meditazione trascendentale, 3) RTT più EMG biofeedback e 4) RTT più terapia neurologica. I Self-report di astinenza per i quattro gruppi erano al 25%, 65%, 55%, e il 28%, rispettivamente. Questo studio suggerisce che l'aggiunta della meditazione o EMG biofeedback migliora la RTT, mentre la terapia neurologica non lo fa.
    Una serie di studi di casi e studi non controllati mostrano benefici del neurofeedback nel trattamento della depressione alcolica (Kumano et al, 1996;. Waldkoetter Sanders, 1997). Alcuni studi controllati sul neurofeedback (Peniston Kulkosky, 1989; Saxby Peniston, 1995) hanno fornito ulteriori prove di questa riduzione nella depressione e hanno riferito una prevenzione sostenuta delle recidive a 21 mesi di follow-up negli alcolisti che avevano completato il trattamento (Saxby Peniston, 1995).

     

    Bibliografia:

    Carolyn Yucha and Christopher Gilbert's 2004 book "Evidence Based Practice in Biofeedback Neurofeedback" AAPB, Wheat Ridge, CO.

    Kumano, H., Horie, H., Shidara, T., Kuboki, T., Suematsu, H., & Yasushi, M. (1996).Treatment of a depressive disorder patient with EEG-driven photic stimulation. Biofeedback and Self-Regulation, 21(4), 323-334.

    Peniston, E.G., & Kulkosky, P.J. (1989). Alpha-theta brainwave training and beta-endorphin levels in alcoholics. Alcoholism, Clinical and Experimental Research, 13(2), 271-279.

    Peniston, E.G., & Kulkosky, P.J. (1990). Alcoholic personality and alpha-theta brainwave training. Medical Psychotherapy, 3, 37-55.

    Richard, A.J., Montoya, I.D., Nelson, R., & Spence, R.T. (1995). Effectiveness of adjunct therapies in crack cocaine treatment. J Substance Abuse Treatment, 12(6), 401-413.

    Saxby, E., & Peniston, E.G. (1995). Alpha-theta brainwave neurofeedback training: An effective treatment for male and female alcoholics with depressive symptoms. Journal of Clinical Psychology, 51(5), 685-693.

    Schneider, F., Elbert, T., Heimann, H., Welker, A., Stetter, F., Mattes, R., et al. (1993). Self-regulation of slow cortical potentials in psychiatric patients: Alcohol dependency. Biofeedback and Self-Regulation, 18(1), 23-32.

    Sharp, C., Hurford, D.P., Allison, J., Sparks, R., & Cameron, B.P. (1997). Facilitation of internal locus of control in adolescent alcoholics through a brief biofeedback-assisted autogenic relaxation training procedure. Journal of Substance Abuse Treatment, 14(1), 55-60.

    Taub, E., Steiner, S.S., Weingarten, E., & Walton, K.G. (1994). Effectiveness of broad spectrum approaches to relapse prevention in severe alcoholism: A long term, randomized controlled trial of transcendental meditation, EMG biofeedback, and electronic neurotherapy. Alcoholism Treatment Quarterly, 11 (1/2), 187-220.

    Waldkoetter, R.O., & Sanders, G.O. (1997). Auditory brainwave stimulation in treating alcoholic depression. Perceptual and Motor Skills, 84(1), 226.

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     EFFICACIA DEL BIOFEEDBACK NEL TRATTAMENTO DELL'ASMA 


     

     

     

    Molte persone affette da asma hanno un modello insolito di respirazione: cioè prendono un respiro profondo e poi inspirano ed espirano con respiri molto superficiali e rapidi piuttosto che espirare  fino in fondo. Questo impedisce loro essere in grado di fare respiri sufficientemente profondi  e li lascia cronicamente a corto di fiato.

     


      In che modo il Biofeedback può aiutare le persone che hanno l’Asma? 


     

     

    Il Biofeedback può addestrare gli asmatici a non respirare in quel modo e ciò è considerato da molti essenziale per ridurre l’asma. Il Biofeedback della respirazione  è perfetto per il rilevamento e la correzione di questo modello. Inoltre gli asmatici possono essere addestrati a riconoscere e correggere le interazioni anomale tra la variabilità della frequenza cardiaca e la respirazione. E’ stato dimostrato che la correzione di questo rapporto anormale riduce i sintomi di asma.

    In uno studio controllato relativamente grande, Lehrer et al (2004) hanno dimostrato che il biofeedback può avere un impatto molto significativo sulla severità dei sintomi correlati all’asma. Inoltre anche piccoli studi clinici hanno mostrato gli effetti positivi del biofeedback su questo problema. 

     


     Studi a sostegno dell’Efficacia del Biofeedback per L’Asma 


     

     

    Lehrer et al (2004) hanno recentemente condotto uno studio controllato con 94 asmatici, addestrati con Biofeedback (gruppo sperimentale) o non addestrati se erano nel gruppo di controllo, utilizzando il biofeedback della variabilità cardiaca con ottimi risultati. Altri studi hanno trovato segni di riduzione dell'infiammazione dei polmoni e ridotta impedenza respiratoria coincidenti con la riduzione dei sintomi (Kern-Buell, Lehrer et al, 1997;. Lehrer, McGrady, Conran, e Nelson, 2000, Lehrer, Smetankin, e Potapova, 2000).

    Bibliografia

    Kern-Buell, C.L., McGrady, A.V., Conran, P.B., & Nelson, L.A. (2000). Asthma severity, psychophysiological indicators of arousal, and immune function in asthma patients undergoing biofeedback-assisted relaxation. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 25(2), 79-91.

    Lehrer, P., Carr, R.E., Smetankine, A., Vaschillo, E., Peper, E., Porges, S., et al. (1997). Respiratory sinus arrhythmia versus neck/trapezius EMG and incentive inspirometry biofeedback for asthma: A pilot study. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 22(2), 95-109.

    Lehrer, P., Smetankin, A., & Potapova, T. (2000). Respiratory sinus arrhythmia biofeedback therapy for asthma: A report of 20 unmedicated pediatric cases using the Smetankin method Applied Psychophysiology and Biofeedback, 25(3), 193-200. Lehrer et al 2004.

    Carolyn Yucha and Christopher Gilbert's 2004 book "Evidence Based Practice in Biofeedback Neurofeedback" AAPB, Wheat Ridge, CO.


  • Attacchi di panico


     

    Per la diagnosi di Attacco di Panico è necessario che l'individuo, nell'arco di non più di 10 minuti, abbia sviluppato almeno 4 dei seguenti sintomi accompagnati da intensa paura o disagio:

     

    1. Palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia.
    2. Sudorazione.
    3. Tremori fini o a grandi scosse.
    4. Dispnea o sensazione di soffocamento.
    5. Sensazione di asfissia.
    6. Dolore o fastidio al petto.
    7. Nausea o disturbi addominali.
    8. Sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento.
    9. Derealizzazione (sensazione di essere staccati dalla realtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi).
    10. Paura di perdere il controllo o di impazzire.
    11. Paura di morire.
    12. Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
    13. Brividi o vampate di calore.

     


    •  Tipi di ADP e relativi Trattamenti di Biofeedback

     

    Numerosi studi* condotti negli ultimi 30 anni, hanno dimostrato che i 13 sintomi degli ADP si presentano secondoaggregazioni tipiche enon in modo casuale definendo 2 sub-tipologie di Attacchi di Panico:

     

    1 - Attacchi di Panico di Tipo Respiratorio = con sintomi respiratori prevalenti (in rosso nell’elenco su esposto): respiro corto, senso di soffocamento, parestesie, dolore al petto, paura di morire e molto frequentemente palpitazioni, trattato con il Biofeedback respiratorio o HRV.

     

    2 - Attacchi di Panico di tipo non-Respiratorio = senza una prevalenza di sintomi respiratori (in nero nell’elenco), trattabile con successo e in tempi rapidi con un trattamento combinato Biofeedback respiratorio, HRV Biofeedback e Neurofeedback.


  •  Il Biofeedback nel Trattamento degli Attacchi di Panico (ADP)

    Metodo, efficacia, tempi e costi


    Il Biofeedback è un trattamento non-farmacologico e di efficacia dimostrata pari o superiore ai farmaci ansiolitici più usati.

    Il Biofeedback è sicuro e totalmente privo di effetti collaterali, utilizzato con successo negli adulti, adolescenti, bambini e anziani.

    L'efficacia del Biofeedback nel trattamento degli Attacchi di Panico e di tutti i Disturbi d'Ansia è dimostrata da numerosi studi scientifici condotti a partire dagli anni '70.

    Per consultare l'elenco degli Studi Scientifici clicca qui

     


    Il primo Attacco di Panico e la "paura della paura" o ansia anticipatoria


    Possiamo definire gli Attacchi di Panico (ADP) come le manifestazioni d'Ansia più intensa che un essere umano possa provare nel corso della vita, tanto da costituire spesso vere e proprie esperienze traumatiche in grado di incidere profondamente sulla qualità della vita dell'individuo.

    Quanto più il primo (e a volte unico) o i primi attacchi di panico sono intensi, prolungati, inaspettati e quindi inspiegabili, tanto più probabile sarà lo sviluppo di una condizione d'ansia anticipatoria che possiamo definire come "paura della paura", ossia la paura di avere un altro ADP in situazioni di ogni genere dalle quali si ritiene sia "difficile" o "imbarazzante" uscire qualora dovesse verificarsi un nuovo incontrollabile e inaspettato ADP o malore, o nelle quali si ritiene di non poter accedere alle cure necessarie immediate in caso di ADP. In tal caso si parla anche di Agorafobia che spesso sfocia in comportamenti di evitamento di tutte le situazioni su citate.

    Sarebbe sbagliato definire tale paura della paura "irrazionale"; al contrario, alla base di questa paura vi è un ragionamento semplice, immediato e automatico: se il primo ADP è venuto "a ciel sereno", in modo del tutto improvviso e inaspettato, questo fenomeno può ripresentarsi in qualsiasi momento e ovunque, senza alcun controllo da parte nostra.

    Risulta evidente come questa condizione patologica sia strettamente legata alla convinzione (errata) dell'individuo di non poter esercitare alcun controllo su questa intensa reazione psicofisiologica: l'incapacità di controllare questo stato, il senso di impotenza di fronte ad un fenomeno così forte che coinvolge il proprio corpo e la mente è la ragione principale del perpetuarsi degli attacchi di panico o di stati d'ansia e depressione ad essi correlati.

    Attraverso le strategie apprese col biofeedback l'individuo con ADP impara a controllare consapevolmente la risposta psicofisiologica dell'ansia e degli Attacchi di Panico, sviluppando al contempo il senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza di essere in grado di poter controllare e annullare ogni eventuale insorgere di ADP in qualunque luogo e in qualsiasi momento.


    Tipologie di Attacchi di Panico


    Gli Attacchi di Panico possono presentarsi singolarmente, sporadicamente o in modo ricorrente; in quest'ultimo caso si parla di Disturbo di Panico. Nei primi due invece gli ADP non sono necessariamente segno di uno stato patologico, a meno che, come descritto nel paragrafo precedente, l'ADP sia seguito da manifestazioni ansiose abbastanza intense/frequenti da ridurre la qualità della vita dell'individuo.

    Gli Attacchi di Panico possono presentarsi anche negli individui che soffrono di altri disturbi d'ansia, come il Disturbo d'Ansia Sociale, l'Agorafobia, il Disturbo Post-Treumatico da Stress, il Disturbo d'Ansia Generalizzata, le Fobie e l'Ansia da Separazione.

    In tutti i casi gli Attacchi di Panico e tutte le manifestazioni ansiose spesso associate sono dovute ad un'iperattivazione psicofisiologica che coinvolge le vie e i centri nervosi che mediano la risposta ansiosa (fear circuit e sistema simpatico).

    Queste alterazioni possono essere ricondotte entro i valori normali con adeguati protocolli di Biofeedback o Neurofeedback.

    Inbase a studi recenti gli Attacchi di Panico possono esser suddivisi in diverse tipologie a seconda di come si aggregano i sintomi riferiti dal paziente.

    In linea di massima possiamo suddividere gli Attacchi di panico in tre categorie:

    1 - Attacchi di Panico Cardio-Respiratori(prevalente componente cardio-respiratoria)

    2 - Attacchi di Panico Autonomici(prevalente componente autonomica)

    3 - Attacchi di Panico Cognitivi(prevalente componente cognitiva)

    Per tutte le tipologie di ADP è possibile utilizzare protocolli di biofeedback specifici e molto efficaci nel breve e, soprattutto, nel lungo termine.

    Durante la prima seduta di valutazione psicofisiologica e di anamnesi si effettua la diagnosi precisa della tipologia di Attacco di Panico e si definisce il protocollo più adatto alla specifica situazione.


    Il Trattamento Integrato di Biofeedback per gli Attacchi di Panico


    Tutti gli interventi di Biofeedback svolti dalla nostra équipe presso lo Studio di Psicologia e Biofeedback di Roma, sono incluse diverse attività indispensabili che noi definiamo "accessorie" ma che in realtà sono importanti nel velocizzare e stabilizzare nel lungo termine gli effetti del trattamento.

    Il trattamento da noi svolto include le seguenti attività:

    1 - Trattamento di Biofeedback - Dopo la prima seduta di valutazione, nel corso della quale si svolge un'attenta e precisa anamnesi ed una valutazione/misurazione psicofisiologica (stress profile), si definiscono i protocolli più adeguati necessari al trattamento dello specifico tipo di Attacchi di Panico.

    Nelle sedute successive si svolge il vero e proprio trattamento di Biofeedback e, contemporaneamente, le attività "accessorie" di seguito descritte che sono facoltative e non comportano costi aggiuntivi.

    2 - Colloqui di sostegno, esplicativi, psicoeducativi e preventivi (facoltativi, senza costi aggiuntivi)

    finalizzati a:  

    • Conoscere i meccanismi psicologicifisiologici, emotivicomportamentali e ambientali che sono all'origine o che alimentano gli Attacchi di Panico.
    • Aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che le alterazioni fisiologiche involontarie che causano gli Attacchi di Panico possono essere volontariamente controllate e normalizzate con le strategie apprese. 
    • Imparare a controllare la risposta psicofisica agli agenti stressanti con adeguate tecniche e cambiamenti mirati nello stile di vita.

    I colloqui sono facoltativi, non comportano costi aggiuntivi e si svolgono nel corso delle sedute di biofeedback.

    3 - Rilassamento Progressivo da fare a casa/lavoro con CD (8 fasi - facoltativo, senza costi aggiuntivi) - Diversi studi hanno dimostrato che l'aggiunta di questa tecnica al Biofeedback velocizza e potenzia gli effetti di quest'ultimo. Se l'individuo non è portato a questo tipo di pratiche, questa attività non è obbligatoria e il non svolgerla non influisce minimamente sull'esito del trattamento: svolgerlo tuttavia velocizza il processo.

    4 - Igiene del sonno (facoltativo, senza costi aggiuntivi)- Nel corso delle sedute di biofeedback vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità del sonno. Migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi psicofisiologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress, dell'ansia, della rabbia (e di altri stati di tensione/attivazione eccessiva) sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors inevitabili e l'energia mentale necessaria ad affrontarli e a gestire ansia e ADP.

    5 - Monitoraggio attivo inter-sessione: le strategie apprese durante il trattamento di biofeedback devono essere poi estese alla vita reale, al di fuori setting protetto e controllato dello studio di biofeedback; per tale ragione abbiamo implementato un sistema di monitoraggio continuo sempre attivo che, tra una seduta (o sessione) e quella successiva, accompagna e assiste la persona nel delicato processo di estensione delle abilità apprese alla vita di tutti i giorni, tramite l'uso di strumenti opportunamente tarati sulle necessità di ogni singolo individuo.

    6 - Monitoraggio post-trattamento: terminate le sessioni di trattamento, le abilità apprese e già ben trasposte nella vita di tutti i giorni dovranno essere utilizzate anche nei mesi successivi; per tale ragione nei 6 mesi successivi alla fine del trattamento la nostra équipe effettua un monitoraggio volto sia a verificare i progressi attesi, sia a correggere eventuali errori d'applicazione e d'integrazione delle strategie apprese, sempre tramite l'uso di strumenti simili a quelli usati nel monitoraggio inter-sessione



      Il Trattamento degli Attacchi di Panico di Tipo Cardio-Respiratorio  


    Per il Disturbo di Panico e gli Attacchi di Panico di Tipo Respiratorio è fortemente indicato l'uso del Biofeedback Respiratorio, una procedura non-farmacologica,non-invasivanon-dolorosa ed efficace in tempi brevi (8-10 sedute).

    In una tipica sessione di Biofeedback il paziente viene collegato a diversi sensori in grado di rilevare diverse funzioni fisiologiche, come il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna, la temperatura corporea, il tono muscolare e, di particolare importanza per gli ADP di tipo respiratorio, il livello di anedride carbonica espulsa con l'espirazione, il ritmo e il volume respiratorio.

    I sensori forniscono, in tempo reale, informazioni continue e accurate che vengono visualizzate su un monitor posto di fronte al paziente. Si stabilisce quindi il cosiddetto profilo psicofisiologico (stress profile), ossia si registrano per diversi minuti le funzioni fisiologiche monitorate in condizioni di riposo e di stress.

    Grazie a queste registrazioni si individuano le irregolarità e le alterazioni delle funzioni fisiologiche legate alla condizione patologica, nel caso specifico quelle cardio-respiratorie (ma non solo) legate alla predisposizione e all'insorgere degli ADP; una volta individuate le irregolarità inizia il vero e proprio training di Biofeedback, che consite in una serie di attività volte a consentire al paziente di imparare a riconoscere le alterazioni fisiologiche interne in tempi rapidi e a correggerle volontariamentebloccando alla radice il meccanismo psicofisiologico che porta all'innesco degli Attacchi di Panico.

    Inoltre, grazie al training respiratorio, il paziente normalizza le sue modalità/abiitudini respiratorie, instaurando, nell'arco di qualche giorno, i normali livelli di anedride carbonica e di pH sanguigno, riducendo progressivamente la probabilità di avere altri ADP.

    E' stato infatti dimostrato che, assai frequentemente, i panickers di tipo respiratorio, rispetto agli individui sani, presentano una specifica ipersensibilità agli aumenti repentini di CO2 (anedride carbonica), ciò che può verificarsi, ad esempio, in luoghi affollati o con scarsa areazione o anche in particolari condizioni di stess.

    La ricerca ha dimostrato che tale ipersensibilità all'anedride carbonica (che predispone agli Attacchi di Panico di Tipo Respiratorio) è legata a squilibri organici (iperacidosi e ipocapnia) che sono legati a irregolarità respiratorie dovute a modalità di respirazione (abitudini) scorrette: queste persone presentano cioé pattern respiratori (espirazione e inspirazione) irregolari e scorretti (respiro troppo breve e rapido, o troppo profondo, o con troppe pause e/o troppi sospiri, ecc.) che producono stati cronici di ipocapnia e di acidosi sanguigna; è stato dimostrato infatti che circa la metà degli individui che presentano tali problemi respiratori (spesso inconsapevolmente), soffrono di disturbi d'ansia e attacchi di panico.

    Per questo tipo di attacco di panico dunque non è necessario un intervento di tipo psicologico, a meno che il paziente non mostri modalità miste.


      Il Trattamento degli Attacchi di Panico di Tipo Autonomico 


    Per il Disturbo di Panico e gli Attacchi di Panico di Tipo Autonomico è indicato l'uso di varie procedure di Biofeedback in associazione ai colloqui.

    Il Biofeedback in questo caso serve a stabilizzare i livelli di attivazione psicofisiologica su livelli normali, agendo in tal caso prevalentemente come "calmante" a lungo termine dei sintomi ansiosi, attacchi di panico inclusi (riduzione della frequenza e dell'intensità degli attacchi); anche in questo caso, grazie al Biofeedback, il paziente impara a riconoscere le alterazioni fisiologiche interne che sottendono gli stati d'ansia che precedono o accompagnano gli ADP e apprende delle strategie volte a normalizzare tali funzioni prima che si inneschi l'attacco. Anche in questo caso dunque si tratta di una modalità d'intervento che va "dal corpo alla mente".

     


    Il Trattamento degli Attacchi di Panico di Tipo Cognitivo


    Nel caso degli Attacchi di Panico di tipo Cognitivo, il ricorso ai colloqui inclusi per default in ogni trattamento di biofeedback assume pienamente la sua rilevanza. Tali colloqui sono finalizzati ad individuare le cause psicologiche (familiari, relazionali, lavorative, situazionali, ecc.) che possono contribuire alla genesi dello stato ansioso, al fine di individuare la più appropriata strategia d'azione per ridurre, eliminare o imparare a gestire le fonti di stress.

    In questi casi, l'uso combinato del Biofeedback e dell'intervento psicologico (colloqui) possono aumentare fortemente l'efficacia e ridurre sensibilmente la durata e i costi del trattamento.


     Quanto dura il trattamento?


    Solitamente il trattamento integrato di Biofeedback per l'Ansia e gli Attacchi di Panico richiede un unico ciclo di 10 sedute, con cadenza settimanale. La prima seduta, durante la quale si effettua lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico), ha una durata di 90 minuti; le sedute successive durano circa 30 minuti

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento. 

      


    Quanto costa il trattamento di Biofeedback per gli Attacchi di Panico?


    L'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclo di circa 10 sedute senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

    La tariffa intera di una seduta va dai 60 ai 70 euro in base alla formula scelta dal paziente.

    Il Biofeedback è una Prestazione Sanitaria Detraibile

    La prima seduta, che comporta un'approfondita analisi del problema e la valutazione psicofisiologica o stress profile (con la nostra strumentazione), ha un costo di 120 euro e una durata di circa 90-120 minuti. La seduta di valutazione è necessaria ad individuare i fattori che causano il problema, il locus dell'alterazione fisiologica e a stabilire il protocollo di biofeedback più adeguato alla specifica situazione.


     Il Biofeedback ha effetti collaterali? E' un metodo naturale?


    Il Biofeedback è un metodo d'intervento naturale per eccellenza: esso infatti non comporta l'assunzione di sostanze di alcun genere (naturali o farmaci) e si basa sui naturali meccanismi neurobiologici dell'apprendimento. Il biofeedback è una forma di allenamento (un training) guidato da strumenti sofisticati e tecniche mirate.

    Il biofeedback è un metodo d’intervento sicuro, non-farmacologico, non-invasivo, indolore e privo di effetti collaterali, ad eccezione della possibile irritazione cutanea negli individui allergici al cerotto adesivo di alcuni sensori, fenomeno che si può evitare con le opportune misure.

    Nei protocolli di training respiratorio e di rilassamento gli individui predisposti possono inoltre sperimentare una sensazione di "testa leggera" conseguente all'attività respiratoria. Tali fenomeni sono reversibili e possono essere ridotti o evitati con le opportune precauzioni.


      E' una cura a lungo termine?


    La particolarità del biofeedback è che non è un trattamento solo sintomatico. Le strategie apprese permettono all'individuo non solo di controllare e abbattere i sintomi durante le crisi di panico, ma di ridurre progressivamente, nel medio-lungo termine, i livelli di eccessiva attivazione e iper-reattività psicofisiologica (talvolta inconsapevole) che costituisce terreno fertile per lo sviluppo degli attacchi di panico, con conseguente progressiva riduzione della loro frequenza e intensità. 


     Argomenti da non perdere



     Contatti e indirizzi


    I trattamenti di Biofeedback e quelli integrati sono svolti dalla équipe formata dal Dr. Alessio Penzo e dalla Dr.ssa Loredana Scalini presso lo studio situato in Via Giovanni Guareschi 123, 00143 - Roma (EUR-Laurentina).

    E' possibile prendere un appuntamento, in base alle disponibilità, dal Lunedì al Sabato. 


    Come raggiungerci


    Indirizzo: Via Giovanni Guareschi 123 - Roma (EUR-Laurentina)

    Con i mezzi pubblici: Fermata Metro B Laurentina + Autobus 776 oppure Fermata Metro B Fermi + Autobus 779

    In Automobile: clicca sulla mappa. 


    Il Biofeedback come metodo scientifico


    L'ansia eccessiva determina stati di malessere e disagio anche di forte intensità, ciò che si verifica negli Attacchi di Panico; questi stati, medio-lungo termine, può compromettere vari aspetti della vita, come le relazioni sociali e l'attività lavorativa, con una sensibile riduzione della qualità della vita. L'ansia patologica può inoltre danneggiare a livello fisico con somatizzazioni di vario genere (a livello gastrointestinale, cardiocircolatorio, dolori, cefalee)e aggravamento/insorgenza di patologie varie.

    Forti stati di stress (per separazioni, licenziamenti, sovraccarico lavorativo, ecc.) o stati di stress eccessivamente prolungati (spesso a livello lavorativo e relazionale) producono molto frequentemente stati d'ansia patologica, rabbia eccessiva e stati di iper-reattività alle comuni situazioni della vita che possono compromettere seriamente non solo la qualità della vita dell'individuo, ma anche il suo stato di salute fisica, come nel caso dell'ipertensione, dei disturbi gastro-intestinali, dei disturbi del sonno e di molte altre patologie di origine psicosomatica spesso correlati.

    Dall' analisi della letteratura scientifica a supporto delle varie alternative naturali o non farmacologiche oggi disponibili per il trattamento dei disturbi d'ansia e dello stress è emerso che solo pochissime hanno ricevuto una solida conferma scientifica e che il trattamento del Biofeedback è oggi uno dei pochissimi metodi non farmacologici di efficacia effettivamente dimostrata.

     


     Argomenti da non perdere


  • Bibliografia Cefalea Tensiva

     

    Questa bibliogrfia raccoglie solo una parte degli studi condotti sull'efficacia del biofeedback per la Cefalea di Tipo Tensivo. 

     

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    Biofeedback per la Fibromialgia

    Durata, costi, efficacia e metodo


     

     


     Sconfiggere la fibromialgia naturalmente e senza farmaci


     

    La Fibromialgia è una sindrome, ossia un insieme di sintomi debilitanti che spesso si presentano insieme e che condividono delle cause comuni.

    In questa pagina parliamo sia delle cause e dei meccanismi della fibromialgia, sia del biofeedback per il trattamento di questa sindrome specifica.

     

     Hai la Fibromialgia? Fai il test online..

     


    Il Biofeedback per la Fibromialgia e il Dolore Cronico


    Un gran numero di studi scientifici ha dimostrato l'efficacia del Biofeedback nel trattamento del dolore cronico e della fibromialgia. 

    Il biofeedback per la Sindrome Fibromialgica è un trattamento psicofisiologico non invasivo, totalmente indolore e privo di effetti collaterali.

    Il trattamento di biofeedbackda noi adottato è multicomponenziale e cioé fa uso di protocolli e strategie volte a ridurre o eliminare sia i sintomi dolorosi che i sintomi non-dolorosi legati alle alterazioni del sistema nervoso autonomo e centrale.

    Il biofeedback è un metodo innovativo e scientificamente validato che, sfruttando i meccanismi neurofisiologici naturali del nostro corpo, determina la progressiva e stabile normalizzazione delle funzioni alterate che causano i sintomi della fibromialgia.

    Il Biofeedback è una tecnica psicofisiologica emersa da una lunga pratica clinica e da una sperimentazione iniziata più di 60 anni fa; oggi conta centinaia di studi scientifici pubblicati su peer review (riviste scientifiche accreditate).

    Il Biofeedback è un metodo d'intervento di breve durata ed economico (occorre un unico ciclo di 10 sedute in media, della durata di 30 minuti), con un'efficacia a lungo termine scientificamente dimostrata.

    Il biofeedback non è un trattamento sintomatologico volto a ridurre temporaneamente i sintomi: diversamente dai trattamenti sintomatologici il biofeedback agisce favorendo i naturali meccanismi di desensibilizzazione delle vie del dolore e di normalizzazione del funzionamento del Sistema Nervoso Autonomo, tutti processi che implicano l'attivazione di quei meccanismi di plasticità neuronale che producono quei cambiamenti strutturali e funzionali a lungo termine che spiegano l'efficacia a lungo termine del biofeedback.

     

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     Come funziona il Biofeedback per la Fibromialgia?


     

     

    Una speciale strumentazione, che fa uso di un sistema sofisticato di sensori e di un complesso software d'analisi, consente di rilevare e visualizzare su un grande monitor, in tempo reale, le funzioni fisiologiche alterate che causano e/o alimentano i sintomi della fibromialgia. Questi sintomi, sebbene possano sembrare "slegati" tra loro, sono invece sottesi da meccanismi neurofisiologici comuni.

    In base ai loro meccanismi patogenetici i sintomi della fibromialgia possono essere suddivisi in due tipologie per ciascuna delle quali adottiamo protocolli specifici:

    • Sintomi dolorosicome i dolori diffusi (sintomo principale), la cefalea tensiva, i dolori addominali, la sindrome del colon irritabile, ecc.) dovuti alla sensibilizzazione centrale e/o periferica delle vie nervose del dolore (ossia l'abbassamento della soglia del dolore); per questi sintomi si usano protocolli di biofeedback finalizzati a ridurre la tensione muscolare inconsapevole che innesca-alimenta-amplifica lo stato di sensibilizzazione centrale delle vie dolorifiche che innevano le zone doloranti e protocolli finalizzati a normalizzare le alterazioni funzionali del sistema nervoso autonomo (ansia, stress, rabbia, iperattività, ecc.) che amplificano la sensazione di dolore.
    • Sintomi non-dolorosi come la stanchezza, l'insonnia, l'ansia, la depressione, la febbre, la nausea, ecc. strettamente legati ad alterazioni funzionali del Sistema Nervoso Autonomo (e Centrale); per questi sintomi si usano protocolli di biofeedback finalizzati a riportare entro i valori normali i livelli d'attivazione e l'efficienza di funzionamento dei sistemi simpatico e parasimpatico(sezioni del sistema nervoso autonomo che mediano le risposte psicofisiologiche dell'ansia, dello stress, della rabbia e dell'iperattività e iper-reattività).

    Il paziente, in poche sedute, grazie al feedback continuo e preciso fornito dalla strumentazione, impara a controllare e ridurre volontariamente gli stati di tensione muscolare che innescano e alimentano il dolore (e la sensibilizzazione nervosa che ne è all'origine) e progressivamente normalizza le funzioni autonomiche alterate che causano gran parte dei sintomi non-dolorosi della fibromialgia.


     Le cause della Fibromialgia e l'azione del Biofeedback


    La Fibromialgia è causata ed alimentata dai seguenti fattori:

    1 - FATTORI GENETICI non necessariamente di tipo ereditario. Predispongono l'individuo a sviluppare i sintomi della fibromialgia in presenza dei fattori che seguono. Non si sa ancora molto sui geni responsabili di questa sindrome complessa ma è possibile che tale predisposizione si concretizzi in:

    a - una maggiore suscettibilità delle vie del dolore in generale o di quelle che innervano solo specifiche regioni corporee a sviluppare sensibilizzazione centrale e periferica;

    b - una maggiore tendenza del sistema nervoso autonomo a sviluppare quelle alterazioni che da una parte determinano e/o alimentano i sintomi non dolorosi della fibromialgia e dall'altra alimentano e favoriscono il processo di sensibilizzazione dolorifica (amplificano il dolore).

    c - uno stile cognitivo iperattivo e/o iper-reattivo;

    d - una personalità ansiosa, irascibile e/o depressa

    2 - TENSIONE MUSCOLARE eccessivainconsapevole persistente deimuscoli localizzati nelle regioni corporee doloranti (in combinazione variabile da individuo a individuo): la "fibro-mialgia" è per definizione dolore che interessa i tessuti fibrosi, primi fra tutti i muscoli. Negli individui fibromialgici la tensione muscolare inconsapevole/eccessiva può costituire un fattore d'innesco, di potenziamento e/o di mantenimento del meccanismo di sensibilizzazione delle vie del dolore alla base dei sintomi dolorosi. Essa è spesso espressione della somatizzazione di fattori cognitivi, emozionali e situazionali (situazioni stressanti) di vario genere.

    3 - ALTERAZIONI DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMOnella forma di uno squilibrio dei livelli d'attivazione e di reattività del sistema nervoso simpatico, parasimpaticoed enterico (quest'ultimo regola le funzioni gastrointestinali).

    4 - STILE COGNITIVO E PERSONALITA'- nelle persone geneticamente predisposte, uno stile cognitivo iperattivo e/o iper-reattivo, così come una personalità ansiosa, ossessivairascibile o depressa, possono favorire in modo determinante la genesi, lo sviluppo e il mantenimento di tutta la sintomatologia fibromialgica (sintomi dolorosi e non dolorosi).

    5 - FATTORI STRESSANTI(stressor)di varia origine (reali o percepiti), in particolare:

    • Stress emotivi
    • Stress cognitivi
    • Stress affettivi e relazionali
    • Stress lavorativi o da attività impegnative(anche piacevoli)
    • Stress fisici(sforzi eccessivi e/o prolungati, eccessivo affaticamento, ecc.)
    • Traumi fisici o psicologici (incidenti, malattie, lutti, separazioni, perdita del lavoro, ecc.)

    Il protocollo da noi utilizzati prevedono sempre una misurazione dello stress attuale del paziente tramite gli strumenti del biofeedback e tramite test specifici scientificamente validati.

    6 - Farmaci, sostanze naturali e/o trattamenti non validati scientificamente - sebbene possano dare un sollievo temporaneo dai sintomi (talvolta reale seppur modesto come nel caso di alcuni farmaci, altre volte come conseguenza dell'effetto placebo), questi trattamenti divengono pericolosi nel momento in cui illudono il paziente di poter "guarire" o di poter "tirare avanti" con quei sistemi ritardando di fatto la ricerca e l'inizio di trattamenti d'efficacia scientificamente validata, esponendo il paziente ad un maggior rischio di cronicizzazione.

     

    Il Trattamento Integrato di Biofeedback da noi utilizzato va ad agire su tutti i fattori su citati ad eccezione di quello genetico.

     


     Obiettivi del Trattamento Integrato di Biofeedback


    Il trattamento Integrato di Biofeedback per la Fibromialgia da noi utilizzato si pone i seguenti obiettivi:

     

    1. La desensibilizzazione delle vie del dolore (che innervano le regioni doloranti).
    2. La normalizzazione funzionale del Sistema Nervoso Autonomo.
    3. La normalizzazione dei livelli di tensione muscolare involontaria delle regioni doloranti che alimentano il circolo vizioso:  sensibilizzazione dolorifica-->dolore-->contrazione muscolare-->dolore-->sensibilizzazione dolorifica
    4. L'individuazione e la definizione di adeguate strategie e tecniche d'intervento per la gestione ottimale dei principali fattori cognitivi, comportamentali e situazionali che alimentano la tensione muscolare involontaria e le alterazioni a carico del sistema nervoso autonomo.
    5. La riduzione/cessazione dell'uso di farmaci.

     

      


    Evitare il dolore e la cronicizzazione.


    Tutti i sintomi dolorosi che caratterizzano la fibromialgia, se non trattati o se trattati con strumenti non idonei (ad es. l'abuso di analgesici o di altri farmaci o, peggio, il ricorso a metodi non validati scientificamente) che agiscono solo temporaneamente sul piano sintomatico e non sulle reali cause del dolore, evolvono progressivamente sino allo stato cronico, fortemente disabilitante.

    Negli individui geneticamente predisposti, uno stato d'attivazione psicofisiologica eccessiva ed eccessivamente protratta, spesso favorita da situazioni stressanti prolungate (anche positive), da una personalità ansiosa e/o iperattiva e iper-reattiva, può determinare un' involontaria/inconsapevole/incontrollata eccessiva contrazione dei muscoli di varie regioni corporee che a sua volta è in grado di innescare, alimentare o amplificare il sintomo doloroso.

    • Cosa causa il progressivo peggioramento della patologia (cronicizzazione)? Così come avviene per altre patologie del dolore, la progressiva cronicizzazione dei sintomi dolorosi della fibromialgia è dovuta ad una progressiva sensibilizzazione delle vie nervose dolorifiche che innervano le regioni corporee doloranti, ciò che si traduce in una crescente suscettibilità/facilità di queste vie dolorifiche ad attivarsi anche in assenza di stimoli dannosi o potenzialmente taliPer cui un evento d'innesco (anche non intenso, sotto la soglia di coscienza ma protratto nel tempo) provoca negli individui predisposti un aumento di sensibilizzazione delle vie del dolore che innervano la regione corporea interessata; ad una maggiore sensibilità di queste vie dolorifiche corrisponde una loro maggiore facilità e frequenza d'attivazione (bastano stimoli via via meno intensi) che determina un ulteriore aumento della sensibilizzazione, e così via. Questo processo di sensibilizzazione dolorifica può portare a livelli di sensibilità dolorifica estremi come nei casi in cui il semplice tocco o il contatto dei vestiti con la regione dolorante produce dolore (allodinia).
    • Come si può ridurre/eliminare il dolore? La via maestra per combattere questo disturbo fortemente disabilitante è il ripristino della normale soglia d'attivazione delle vie dolorifiche sensibilizzate attraverso un processo non facile e lento di desensibilizzazione; tale processo richiede una drastica e prolungata riduzione della stimolazione delle vie dolorifiche sensibilizzate, cosa che ad oggi è possibile ottenere in modo duraturo e naturale solo riducendo le cause attuali della loro stimolazione, prime fra tutte la contrazione inconsapevole anche minima dei muscoli innervati da tali vie, a sua volta causata/aggravata da un'eccessiva attivazione psicofisiologica causata da fattori stressanti (stressor) di varia natura e da una propria predisposizione a reagire alle situazioni ansiogene/stressanti con stati d'attivazione psicofisiologica eccessiva (ansia, iper-reattività, ecc.) e tramite questa specifica via di somatizzazione.

    Il Biofeedback è un training, un allenamento psicofisiologico che agisce alla radice del problema consentendo all'individuo con fibromialgia di:

    1 -riconoscere, controllare e normalizzare i livelli di tensione muscolare "subthreshold" (= sotto la soglia di coscienza) delle regioni corporee doloranti innervate dalle vie dolorifiche sensibilizzate, consentendo così il progressivo processo di desensibilizzazione di tali vie nervose, la progressiva riduzione del dolore e la progressiva riduzione dei farmaci assunti (analgesici, benzodiazepine e altri psicofarmaci).

    2 - normalizzare le alterazioni a carico del sistema nervoso autonomo e i livelli d'attivazione e di reattività psicofisiologica in risposta ai fattori stressanti e/o ansiogeni, ciò che consente di ridurre o eliminare i sintomi non dolorosi della fibromialgia associati a tali alterazioni.

     


    Il Biofeedback per la Fibromialgia in dettaglio


    La Fibromialgia è una sindrome complessa caratterizzata dalla presenza sia di sintomi dolorosi legati a meccanismi di sensibilizzazione delle vie del dolore, sia di sintomi non-dolorosi dovuti ad alterazioni del funzionamento del sistema nervoso autonomo.

    A fronte di complessità sintomatologica è necessario intervenire con un approccio integrato in grado di agire simultaneamente sia sulle cause dei sintomi dolorosi sia su quelle dei sintomi dolorosi e non solo temporaneamente sui singoli sintomi. 

    Per tale ragione il protocollo da noi utilizzato è di tipo integrato, prevede un unico ciclo di 10 sedute (in media) o più (a seconda della complessità sintomatologica del paziente) e si articola nelle seguenti modalità d'intervento, in combinazione variabile a seconda della sintomatologia del paziente:

    1 – Profilo Psicofisiologico (o Stress Profile) e anamnesi completa - Nella prima seduta si effettua una valutazione approfondita delle condizioni del paziente in relazione alla specifica combinazione di sintomi fibromialgici che presenta; subito dopo, utilizzando la strumentazione del biofeedback, si effettua la misurazione (stress profile) di diverse variabili fisiologiche in condizioni di relax e di stress (lieve) per individuare le alterazioni fisiologiche su cui lavorare e per definire i protocolli più efficaci.

    2 - Misurazione dello stress - Nella prima seduta si effettua sempre anche una misurazione dello stress attuale dell'individuo, sia utilizzando gli strumenti del biofeedback, sia utilizzando test scientificamente validati. Questa misurazione è molto importante per far comprendere al paziente se e quanto stress stia subendo (e abbia subito), i danni fisici a cui è esposto, la stretta relazione tra stress e fibromialgia e la conseguente necessità di definire delle strategie idonee volte a ridurre o eliminare le principali fonti di stress, attività quest'ultima che è facoltativa ma comunque fortemente consigliata anche perché non comporta costi aggiuntivi.

    3 – EMG Biofeedback - Utilizzato per favorire il processo di desensibilizzazione delle vie del dolore; lo stato di iper-sensibilizzazione delle vie dolorifiche che innervano le regioni corporee doloranti fa si che anche una lieve e inconsapevole contrazione muscolare sia in grado di attivare le vie dolorifiche e quindi di indurre dolore, alimentando così indefinitamente la sensibilizzazione e quindi i sintomi dolorosi, in un circolo vizioso perpetuo:

     sensibilizzazione-->dolore-->contrazione muscolare-->dolore-->sensibilizzazione

    L'EMG-Biofeedback è in grado di spezzare questo circolo vizioso all'altezza dell'anello "contrazione muscolare" impedendo quest'ultima all'origine. Grazie al feedback immediato fornito dalla strumentazione (elettromiogramma di superficie) l'individuo impara a riconoscere anche i livelli minimi di contrazione dei muscoli coinvolti nel dolore fibromialgico e a ridurre la frequenza e intensità delle contrazioni involontarie entro valori sufficientemente bassi da consentire, finalmente, l'attivazione dei naturali meccanismi neuroplastici di desensibilizzazione dolorifica

    4 - Biofeedback Autonomico - Si tratta di un insieme di protocolli utilizzati nei casi in cui al dolore fibromialgico si accompagnino sintomi con un'importante componente disfunzionale del sistema nervoso autonomo (e centrale), come la stanchezza, l'insonnia, l'ansia, la depressione, la febbre, la nausea, ecc. L'obiettivo di questi protocolli è quello di ripristinare il normale funzionamento delle componenti autonomiche alterate.

    5 – Rilassamento Progressivo da fare a casa/lavoro con CD (8 fasi) - Diversi studi hanno dimostrato che l'aggiunta di questa tecnica al Biofeedback velocizza e potenzia gli effetti di quest'ultimo.

    6 - Colloqui di sostegno, esplicativi, psicoeducativi e preventivi (facoltativi e senza costi aggiuntivi) finalizzati a:  

    • conoscere i meccanismi psicologicifisiologici e ambientali che sono all'origine sia della tensione muscolare involontaria che alimenta indefinitamente la sensibilizzazione dolorifica, sia delle alterazioni autonomiche alla base dei molteplici sintomi non dolorosi che nella fibromialgia sempre accompagnano i sintomi dolorosi.
    • aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che le alterazioni fisiologiche involontarie che causano la fibromialgia possono essere volontariamente controllate e normalizzate con le strategie apprese. 
    • imparare a controllare la risposta psicofisica agli agenti stressanti con adeguate tecniche e cambiamenti mirati nello stile di vita.

    I colloqui brevi si svolgono nel corso delle sedute di biofeedback, sono facoltativi ma fortemente consigliati anche perché senza

    7 - Igiene del sonno: nel corso delle sedute di biofeedback vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità del sonno. Migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi psicofisiologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress, dell'ansia, della rabbia (e di altri stati di tensione/attivazione eccessiva) sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors inevitabili.

    8 - Monitoraggio attivo inter-sessione: le strategie apprese durante il trattamento integrato di biofeedback devono essere poi estese alla vita reale, al di fuori setting protetto e controllato dello studio di biofeedback; per tale ragione abbiamo implementato un sistema di monitoraggio continuo sempre attivo che, tra una seduta (o sessione) e quella successiva, accompagna e assiste la persona nel delicato processo di estensione delle abilità apprese alla vita di tutti i giorni, tramite l'uso di strumenti opportunamente tarati sulle necessità di ogni singolo individuo.

    9 - Monitoraggio post-trattamento: terminate le sessioni di trattamento, le abilità apprese e già ben trasposte nella vita di tutti i giorni dovranno essere utilizzate anche nei mesi successivi; per tale ragione nei 6 mesi successivi alla fine del trattamento effettuiamo un monitoraggio volto sia a verificare i progressi attesi, sia a correggere eventuali errori d'applicazione e d'integrazione delle strategie apprese, sempre tramite l'uso di strumenti simili a quelli usati nel monitoraggio inter-sessione.


     Quanto dura il trattamento di Biofeedback per la Fibromialgia?


    Solitamente il trattamento di Biofeedback per la Fibromialgia richiede un solo ciclo di 10 sedute (di solito): il numero di sedute può essere superiore in base alla complessità e gravità dei sintomi.

    La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita anamnesi e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90 minuti; le sedute successive di training durano circa 30 minuti

     

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento.

    Riguardo alla durata degli effetti del Biofeedback diversi studi ne hanno dimostrato l'efficacia a lungo termine. 

      


    Quanto costa il trattamento di Biofeedback per la Fibromialgia?


    Solitamente l'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclo di sedute senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

    La tariffa intera di una seduta va dai 55 ai 70 euro in base alla formula scelta dal paziente.

    La prima seduta, che comporta un'approfondita analisi del problema e la valutazione psicofisiologica o stress profile (con la nostra strumentazione) ha un costo di 90 euro e una durata di circa 90 minuti.

    Lo stress profile è necessario ad individuare il locus dell'alterazione fisiologica e a stabilire il protocollo di biofeedback adeguato alla specifica situazione.

     Il Biofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.


     Il Biofeedback ha effetti collaterali o indesiderati?


    Il biofeedback è un metodo d’intervento sicuro, non-farmacologico, non-invasivo, totalmente indolore e privo di effetti collaterali, ad eccezione della possibile irritazione cutanea negli individui intolleranti all'adesivo usato per fissare alcuni sensori monouso.

    Nei protocolli di training respiratorio gli individui predisposti possono inoltre sperimentare una sensazione di "testa leggera" conseguente all'attività respiratoria. Tali fenomeni sono di breve durata (minuti), reversibili e possono essere ridotti o evitati con le opportune precauzioni.


      E' una cura a lungo termine?


    Studi di follow-up a lungo termine hanno dimostrato che, per la maggior parte dei pazienti trattati con il Biofeedback che continuano ad applicare le abilità apprese, gli effetti del trattamento rimangono invariati nel corso del tempo, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori trattamenti.

     


     Qual'è il grado di efficacia del Biofeedback per la Fibromialgia?


    La ricerca scientifica ha dimostrato che nel trattamento dei sintomi della fibromialgia il biofeedback presenta un'efficacia elevatapiù che doppia rispetto ai farmaci più efficaci e più utilizzati per questa patologia, come l'amitriptilina (Laroxyl), gli SSRI e gli SNRI (Moore et al. 2015; Hauser et al. 2013; Ferraccioli et. al. 1987; Hassett et al. 2007). 

    Altri studi hanno dimostrato inoltre che l’uso del biofeedbackriduce l’intensità del dolore più di qualsiasi altro trattamento psicologico e dei programmi mutlicomponenziali (Glombiewski et al. 2013; Houser et al. 2012; Glombiewski et al. 2010).

    Inoltre l’efficacia del biofeedback nel trattamento del dolore cronico da sensibilizzazione centrale delle vie del dolore, il meccanismo patogenetico che produce i sintomi dolorosi della fibromialgia, è stata dimostrata da un gran numero di studi controllati (vedi bibliografia). 

     



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    Il presente Test Online è basato sui più recenti criteri diagnostici internazionali oggi utilizzati per la diagnosi della Fibromialgia (Wolfe 2010)A differenza del vecchio criterio diagnostico (del 1990) quello attuale non prevede più l'esame dei tender point.

     


     

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    Riferimenti Scientifici


     

     Clicca qui per visualizzare i Riferimenti Scientifici relativi al Biofeedback per la Fibromialgia e il Dolore Cronico

     

     

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  • Il Biofeedback per l'Ipertensione


     

     

    Il Biofeedback è un metodo d'intervento psicofisiologico, non-farmacologico e privo di effetti collaterali, dimostratosi efficace sia nel trattamento della "preipertensione" (oggi rientrante nella categoria di pressione "normale-alta") (Lin et al. 2012) che dell'ipertensione vera e propria.

    Numerosi studi condotti negli ultimi decenni (Brook et al. 2013; Oneda et al. 2010; Yucha et al 2001; Yucha e Gilbert 2004; Nakao et al. 2003; Nakao et al., 1997; Del Pozo et al. 2004; Herbs et al. 1993; McCraty et al. 2003; Elliot et al. 2004; Joseph et al. 2005) hanno dimostrato che il Biofeedback è efficace nel trattamento dell'ipertensione che, negli individui predisposti, è spesso causata o aggravata dai seguenti fattori:

     

    • stress eccessivamente protratto (cronico, anche legato a situazioni positive/piacevoli)
    • personalità ansiosa
    • stile cognitivo iper-attivo e/o iper-reattivo
    • personalità irascibile
    • personalità ossessiva e/o compulsiva

     

    Tutti questi fattori hanno un elemento in comune nel determinare l'ipertensione o il suo aggravamento: sono conseguenza o espressione di un'iperattivazione e iper-reattività del Sistema Nervoso Simpatico (e delle strutture del sistema nervoso centrale ad esso connesse), quella parte del Sistema Nervoso Autonomo (SNA) la cui attivazione consente al nostro corpo di affrontare stressor (stimoli stressanti) di varia natura come ad esempio situazioni pericolose o ansiogene, attività impegnative (fisiche o cognitive), ricordi o pensieri attivanti ecc., determinando uno stato d'attivazione psicofisiologica generalizzata (spesso inconsapevole) che comporta anche una più frequente vasocostrizione/vasodilatazione dei vasi sanguigni che nel tempo portano ad un progressivo aumento della pressione sanguigna di base, sino all'ipertensione.

    La presenza costante dei fattori su citati (stress, ansia, iperattività, ecc.), determina nei soggetti predisposti un eccesso di continui o frequenti innalzamenti della pressione sanguigna che, con l'andare del tempo, producono alterazioni funzionali dei barocettori che cominciano ad interpretare il livello di pressione normale come "pressione bassa"comandando erroneamente alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni di contrarsi di più per compensare una inesistente bassa pressione, determinando in tal modo l'innalzamento anomalo della pressione sanguigna.

    I pazienti sottoposti al trattamento di biofeedback hanno mostrato una riduzione significativa della pressione sanguigna con conseguente riduzione o sospensione dell'assunzione dei farmaci antipertensivi.

    Secondo l'American Heart Association il Biofeedback deve essere considerato nella pratica clinica come strumento non-farmacologico efficace nel trattamento dell'ipertensione (Brook et al. 2013) anche in virtù della totale assenza di effetti collaterali.


    Le Cause dell'Ipertensione


     L'ipertensione è una condizione patologica che può essere causata e/o aggravata da uno o più dei fattori sotto elencati:

     

     Il biofeedback è in grado di agire su tutti questi fattori ad eccezione dei fattori genetici.

     

         

    Ipertensione e Biofeedback: meccanismi


    Come appena illustrato diversi fattori  ambientalicomportamentali e psicologici si sommano per dar vita, negli individui geneticamente predisposti, alla condizione dell'ipertensione, spesso espressione di una vera e propria somatizzazione mediata dall'interazione tra  il Sistema Nervoso Centrale e Periferico e il Sistema Cardiovascolare, strettamente connessi tra loro.

    Tale somatizzazione è espressione di uno squilibrio nel funzionamento dei due sottosistemi del sistema nervoso autonomo, il Sistema Simpatico e il Sistema Parasimpatico, la cui attività è a sua volta modulata da varie strutture superiori del Sistema Nervoso Centrale che costituiscono il substrato biologico delle nostre attività mentali superiori, come il ragionamento, il pensiero, la creatività e le emozioni, tutte funzioni in grado di influenzare fortemente l'attività del sistema cardiovascolare. 

    A svolgere un ruolo primario nell'ipertensione è infatti uno squilibrio nell'attivazione del sistema nervoso autonomo (Mancia et al. 1997; Brook and Julius, 2000; Mahtani et al. 2012), ciò che costituisce un effetto tipico delle condizioni di iper-attivazione psicofisiologica riscontrabile negli individui iper-attivi, sottoposti a condizioni di stress prolungato (cronico) o con un tratto di personalità ansioso o irascibile. 

    Più precisamente l'iper-attivazione del sistema nervoso simpatico (e la contemporanea riduzione dell'attività antagonista parasimpatica) sensibilizza i barocettori che mediano il baroreflex (e cioè il riflesso che consente ai vasi sanguigni di compensare aumenti e riduzioni eccessive di pressione sanguigna costringendo e dilatando i vasi sanguigni) resettando la loro soglia d'attivazione su valori più bassi (Radaelli et al. 1994).

     

     

    E' come se i barocettori, in seguito all'iper-attivazione simpatica (causata da situazioni stressanti, ansia, rabbia, ecc) si "sfasassero" e interpretassero il normale livello di pressione come "pressione bassa"comandando erroneamente alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni di contrarsi di più per compensare una inesistente bassa pressione, determinando in tal modo valori pressori superiori alla norma.

    Il Biofeedback agisce determinando una progressiva e stabile ri-sensibilizzazione dei barocettori riportandoli sui valori d'attivazione ottimali.

    Il Biofeedback è dunque in grado di:

    1. Normalizzare l'attività dei due sistemi Simpatico e Parasimpatico
    2. Ripristinare la sensibilità del baroriflesso
    3. Ridurre la pressione arteriosa nei pazienti ipertesi



    Sensibilità del Riflesso Barocettivo e Biofeedback


     

    La sensibilità del baroreflex (BRS) è una misura precisa dell’efficienza del riflesso barocettivo nel mediare la regolazione della pressione sanguigna.

    Da diversi studi è emerso quanto segue:

     

    • La BRS è sensibilmente  più bassa nei pazienti con ipertensione essenziale rispetto agli individui normotesi (Fu Q et al. 2009; Ichinose et al. 2008; Abboud 1982; Lanfranchi and Somers 2002).
    • La BRS cardiovagale si riduce con l’invecchiamento (uno dei principali fattori di rischio dell’ipertensione) (Dutoit et al. 2010; Tanaka et al. 1998; Sundlof et al. 1978; Monahan et al. 1999; Cecelja et al. 2011; Hirai et al. 1989).

    Diversi studi hanno dimostrato che il Biofeedback è efficace:

     

    • nel ridurre la pressione sanguigna nei pazienti ipertesi (Brook et al. 2013; Oneda et al. 2010; Yucha et al 2001; Yucha e Gilbert 2004; Nakao et al. 2003; Nakao et al., 1997; Del Pozo et al. 2004; Herbs et al. 1993; McCraty et al. 2003; Elliot et al. 2004; Joseph et al. 2005).
    • nell’aumentare la BRS negli individui normotesi (Lehrer et al. 2003), negli individui con preipertensione (Lin et al. 2012) e negli individui con ipertensione essenziale (Joseph et al. 2005).

    Matthews et al. (2004) hanno condotto uno studio su più di 4000 individui normotesi di età media di 27 anni ai quali è stata misurata la pressione sanguigna durante la presentazione di diversi stress psicologici e fisici; le persone che di fronte agli stressor avevano mostrato aumenti di pressione più ampi, a distanza di 4-13 anni, hanno sviluppato con maggior frequenza una condizione di ipertensione essenziale.


    Classificazione ESH/ESC (2013)


    Categoria pressione

    Sistolica (mm/Hg)

    Diastolica (mm/Hg)

    Ottimale

    < 120

    < 80

    Normale (preipertensione)

    120-129

    80-84

    Normale-alta (preipertensione)

    130-139

    85-89

    Ipertensione di Grado 1

    140-159

    90-99

    Ipertensione di Grado 2

    160-179

    100-109

    Ipertensione di Grado 3

    ≥ 180

    ≥ 110

    Ipertensione sistolica isolata

    ≥ 140

    < 190


    Studi Scientifici


    Segue un breve elenco di alcuni dei principali studi a supporto dell'efficacia del biofeedback nel trattamento dell'ipertensione.

    Brook et al. (2013) Secondo l'American Hearth Association, che ha condotto uno studio importante volto a stabilire i livelli d'efficacia di vari trattamenti non-farmacologici per l'ipertensione, il Biofeedback dovrebbe essere considerato nella pratica clinica come strumento per l'abbassamento della pressione sanguigna, anche in virtù della totale assenza di effetti collaterali.

    Carthy et al. (2014) hanno dimostrato che i pazienti con ipertensione moderata sottoposti a stimoli stressanti mostrano un aumento della pressione arteriosa più elevato rispetto agli individui normotensivi; ciò, secondo gli autori, dimostra la presenza di un sistema nervoso simpatico ipereccitabile e un sistema parasimpatico ipoattivo negli ipertesi. Secondo gli autori alla patogenesi dell'ipertensione contribuiscono le alterazioni del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico). Come abbiamo visto tali alterazioni sono legate all'iper-reattività agli stress psicologici tipica degli individui normotesi che, con maggiore probabilità, svilupperanno l'ipertensione

    Matthews et al. (2004) hanno condotto uno studio su più di 4000 persone normotese di età media di 27 anni alle quali veniva misurata la pressione sanguigna durante la presentazione di diversi stress psicologici e fisici; è risultato che le persone che di fronte agli stressor mostravano aumenti di pressione più grandi, a distanza di 4-13 anni hanno sviluppato una ipertensione essenziale. Ciò suggerisce un ruolo importante dello stress e della sensibilità soggettiva agli stressor psicologici nella patogenesi dell'ipertensione essenziale o primaria.

    Oneda et al. (2010) hanno dimostrato che il biofeedback respiratorio è in grado di ridurre l'attivazione del Sistema Nervoso Simpatico e di ridurre la pressione sanguigna in modo più marcato negli individui con ipertensione.

    Yucha et al (2001) hanno eseguito una meta-analisi di 23 studi compiuti tra il 1975 e il 1996 dimostrando che gli individui sottoposti al biofeedback training, rispetto al gruppo di controllo, mostrano una significativa riduzione sia della pressione sistolica (6,7 mmHg) che della diastolica (4,8 mmHg).

    Yucha e Gilbert (2004) riportano una seconda meta-analisi di 22 studi randomizzati e controllati (per un totale di 905 persone con ipertensione primaria) pubblicati tra il 1966 e il 2001, che supportano questi risultati (Nakao et al. 2003). Rispetto agli individui non sottoposti al biofeedback, quelli sottoposti al trattamento hanno mostrato una riduzione significativa della pressione sistolica (7,3 mmHg) e della pressione diastolica (5,8 mmHg). 

    Altri studi mostrano risultati simili rispetto ai gruppi di controllo (Nakao et al., 1997). Il Biofeedback sembra funzionare altrettanto bene per le persone con ipertensione da camice bianco (cioè che manifestano pressione alta solo in ambiente medico, al momento della misurazione)  come per quelle con ipertensione primaria (Nakao et al. 2000) e per quelle con e senza danno d'organo secondario alla loro ipertensione (Nakao et al., 1999).

    Il training di biofeedback in laboratorio seguito dal training a casa è particolarmente efficace anche secondo (Henderson et al. 1998).



     


  • Biofeedback e Neurofeedback per l'Emicrania: costi, durata e metodo


     

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    Il biofeedback è il metodo non farmacologico scientificamente dimostrato più efficace nel trattamento dell'emicrania cronica ed episodica: è stato dimostrato infatti che l'applicazione corretta dei più avanzati protocolli di biofeedback e neurofeedback produce una riduzione delle emicranie (frequenza, durata e intensità) paragonabile o superiore a quella dei farmaci (Holroyd et al. 1995; 1988) con una percentuale di successo tra il 75% e il 93%(Walker 2011). Il biofeedback è inoltre privo di effetti collaterali e totalmente indolore.

    Il biofeedback è riconosciuto dal Sistema Sanitario Nazionale come prestazione sanitaria detraibile e, come ormai sempre più prestazioni sanitarie, non è in convenzione, pur rimanendo un trattamento economico.

    L'applicazione e lo studio scientifico di questo metodo nell'ambito specifico del trattamento per l'emicrania è iniziato circa 50 anni fa; vista l'efficacia del metodo dimostrata dai primi studi la ricerca si è poi fortemente sviluppata nei decenni successivi, con la produzione, sino ad oggi, di più di 100 studi

    Per visualizzare gli studi scientifici clicca qui

    Da una recente metanalisi (Nestoriuc & Martin, 2007) che ha confrontato i 55 maggiori studi (escludendo quelli più piccoli) sull'efficacia del biofeedback nel trattamento dell'emicrania per un totale di 2229 pazienti emicranici è emerso che il biofeedback ha un'efficacia elevata e paragonabile o superiore a quella dei farmaci. Inoltre gli effetti raggiunti sono permanenti, ciò che è emerso da studi di follow up (a lungo termine) sino a 7 anni post-trattamento(Gauthier & Carrier, 1991).

    Gli effetti si ottengono con un unico ciclo di poche sedute (11 in media) della durata di 30 minuti circa.

    Poiché grazie al biofeedback la frequenza, intensità e durata degli attacchi emicranici è ridotta tanto quanto o più di quanto ottenuto con i farmaci, e poichè il metodo è supportato da una lunga esperienza clinica e da una gran mole di studi scientifici, il biofeedback cosituice oggi l'alternativa non farmacologica ideale per la profilassi (prevenzione) dell'emicrania in tutti i casi in cui i farmaci non siano efficaci o non possano/vogliano essere assunti, come nel caso dei bambini.

    Il biofeedback infatti, a differenza dei farmaci, presenta un'elevato livello di adesione alla cura: ossia la percentuale di abbandono del trattamento è di gran lunga inferiore rispetto a quella dei farmaci: ciò è anche dovuto al fatto che il biofeedback non presenta controindicazioni e, come spesso osserviamo presso il nostro centro, questo metodo risulta essere gradevole nella sua applicazione e altamente motivante nel momento in cui, già dopo poche sedute, il paziente comincia a vedere i primi miglioramenti concreti.

    Il biofeedback inoltre può essere utilizzato anche in associazione ai farmaci per chi intende ridurre o eliminarne progressivamente l'assunzione.


    Le cause dell'Emicrania e l'azione del Biofeedback


    L'emicrania è causata dai seguenti fattori concomitanti:

    1 - FATTORI GENETICI non necessariamente di tipo ereditario. Predispongono l'individuo a sviluppare l'emicrania in presenza dei fattori che seguono.

    2 - FATTORI NEUROVASCOLARI - E stato dimostrato che il dolore emicranico dipende dalla vasodilatazione dei vasi sanguigni extracranici e intracranici che stimolano il trigemino e il nervo occipitale che trasportano il segnale del dolore sino alla corteccia sensoriale; l'aura invece è attribuita alla Cortical Spreading Depression (sotto descritta), un fenomeno neuronale che potrebbe anche innescare il dolore di origine vascolare intracranico (descritto più avanti).

    3 - FATTORI NEURONALI - E' stato dimostrato che i pazienti emicranici a differenza di quelli non emicranici presentano un'attività elettrica cerebrale alterata nella direzione di una maggior ampiezza delle onde EEG ad alta frequenza (20-30 Hz) (Walker 2011) associate all'ansia, all'iperattività, all'attenzione focalizzata sostenuta e all'iper-allerta (Marzbani et al. 2016). Quando si rilevano queste anomalie è buona regola applicare adeguati protocolli di Neurofeedback (o EEG-Biofeedback) che, come spiegato più avanti, sono in grado di ristabilire la normale attività elettrica cerebrale. E' sempre bene specificare che il neurofeedback NON comporta alcun tipo di stimolazione (elettrica, magnetica, ecc.) ma costituisce uno strumento attraverso il quale l'individuo apprende a controllare volontariamente i livelli di attivazione cerebrale, per cui è totalmente indolore, privo di effetti collaterali e sfrutta i nostri naturali meccanismi di apprendimento (operante).

    4 - TENSIONE MUSCOLARE eccessiva, inconsapevole,persistente o eccessivamente frequente di alcuni muscoli della testa (fronte, tempie, mandibola), del collo e/o delle spalle (in combinazione variabile da individuo a individuo): essa è sovente espressione della somatizzazione di fattori cognitivi, emozionali e situazionali (situazioni stressanti). Tale fattore può non essere presente: quando è presente si parla di cefalea mista o si fa la doppia diagnosi di emicrania + cefalea tensiva. Poiché tale condizione mista è molto frequente l'abbiamo inclusa in questo paragrafo.

    5 - FATTORI PSICOFISIOLOGICI e/o PSICOLOGICI di varia origine che si esprimono attraverso la via di somatizzazione delle alterazioni neurovascolari che determinano l'emicrnia, in particolare:

    • Stress acuti e cronici
    • Stile cognitivo iperattivo e/o iper-reattivo
    • Stati ansiosi di varia origine
    • Stati depressivi o depressivo-ansiosi (misti)
    • Irascibilità eccessiva

    6 - ABUSO DI FARMACI ANALGESICI come i FANS, il paracetamolo e gli oppioidi che, se assunti con una frequenza eccessiva, espongono seriamente al rischio di un peggioramento della patologia nella direzione della cronicità (rebound headache) oltre che a fenomeni di tolleranza e dipendenza.

    7 - SENSIBILIZZAZIONE DELLE VIE DEL DOLORE - il meccanismo centrale alla base della cronicizzazione del dolore emicranico è noto come "sensibilizzazione delle vie del dolore" ossia delle vie nervose che trasmettono l'informazione dolorifica dalle zone doloranti innervate al sistema nervoso centrale. Una loro attivazione eccessivamente ripetuta e protratta nel tempo produce un progressivo abbassamento della soglia d'attivazione dei neuroni che le compongono (facilitazione sinaptica sia a livello periferico che centrale) con conseguente aumento di facilità della loro attivazione (bastano stimoli anche innocui o deboli ad attivare le vie del dolore e innescare la cefalea), con conseguente aumento della frequenza, intensità e durata degli episodi di emicrania. Si ritiene inoltre che tale sensibilizzazione dolorifica sia facilitata/amplificata dall'uso eccessivo dei farmaci analgesici (FANS, Triptani, Oppioidi), ciò che sembra essere alla base del "rebound headache" o cefalea di rimbalzo di seguito descritta.

     


    Meccanismi dell'emicrania: le tre componenti


     Per capire il modo in cui il biofeedback agisce è necessario prima capire quali sono i meccanismo alla base dell'emicrania. L'emicrania è una patologia che presenta un'eziologia complessa. Alla base dell'emicrania infatti sembrano esserci diverse componenti. Vediamo quelle più studiate:

    • Componente vascolare intracranica - tale componente origina dall'arteria carotide interna, coinvolge il sistema trigeminovascolare che, come indica il nome stesso, è costituito dai vasi sanguigni intracranici e dall'innervazione del nervo trigemino che innerva gli stessi vasi sanguigni e trasporta le informazioni dolorifiche al nucleo trigeminale (subnucleo caudale), da quì al talamo e quindi alla corteccia somestesica (sensoriale). Il coinvolgimento di questa componente durante l'attacco emicranico è tuttavia oggetto di controversie; molti studi non hanno dimostrato un suo coinvolgimento diretto negli attacchi emicranici ma potrebbe avere un ruolo nelle fasi antecedenti gli attacchi (Shevel 2007)
    • Componente vascolare extracranica - tale componente è rappresentata dai vasi sanguigni dei rami extracranici superficiali della carotide esterna e dall'innervazione del nervo trigemino e del nervo occipitale delle regioni extracraniche (compresi i vasi sanguigni extracranici); numerosi studi hanno dimostrato un diretto coinvolgimento di tale componente durante ma non tra gli attacchi emicranici (Shevel 2007; 2013). Più in particolare è stata dimostrata una relazione diretta tra il grado di dilatazione dell'arteria temporale e il dolore; durante la crisi emicranica quanto più aumenta l'ampiezza della pulsazione (l'ampiezza della variazione del diametro dei vasi) tanto maggiore è il dolore percepito. 
    • Componente neurovascolare - tale componente è rappresentata dal fenomeno denominato Cortical Spreading Depression, un'onda di depolarizzazione (eccitazione neuronale) immediatamente seguita da una depressione (iperpolarizzazione) corticale spontanea e auto-propagante che si espande attraverso gli emisferi cerebrali ad una velocità di 2-5 millimetri al minuto, che è accompagnata da un transitorio aumento del flusso sanguigno cerebrale e che determina il rilascio di sostanze proinfiammatorie a ridosso dei vasi sanguigni delle meningi con conseguente stimolazione delle terminazioni trigeminali, percezione del dolore e innesco dell'episodio emicranico. Questa componente dunque sembra svolgere un ruolo importante nelle fasi che precedono l'attacco emicranico e il suo innesco (Kataoka e Watanabe 2014).

    Da questo quadro risulta evidente la necessità di operare una distinzione tra i processi (primari) che precedono e conducono alla crisi emicranica (che coinvolgono la componente vascolare interna e la componente neurovascolare) e i siti di origine del dolore durante gli attacchi emicranici (componente vascolare esterna).

    Ne consegue che un trattamento per l'emicrania sarà tanto più efficace quanto maggiore è il grado di coinvolgimento di tutte le componenti eziopatologiche su elencate. Ciò è reso possibile dalla sapiente applicazione congiunta di alcuni protocolli di biofeedback e strategie comportamentali ad hoc.

    E' possibile anche l'uso congiunto di biofeedback e farmaci con l'obiettivo finale di eliminarli progressivamente. 

     


    Obiettivi del Biofeedback 


    Il protocollo di Biofeedback da noi utilizzato agisce direttamente su tutti i fattori su citati ad eccezione di quello genetico, ed ha come obiettivi a breve, medio e lungo termine:

    1. La riduzione delle alterazioni neurovascolari che causano l'emicrania entro i livelli normali
    2. La cessazione completa o la riduzione del numero e dell'intensità delle emicranie
    3. La desensibilizzazione delle vie del dolore
    4. L'individuazione dei principali fattori cognitivi, comportamentali e situazionali che alimentano le alterazioni neurovascolari che causano l'emicrania.
    5. La riduzione/cessazione dell'uso di farmaci
    6. Il ripristino di una qualità di vita soddisfacente

       


     


    Evitare il dolore e la cronicizzazione


    L'emicrania è un disturbo che, se non trattato o se trattato con strumenti non idonei (ad es. l'abuso di analgesici o di terapie  scientificamente non validate), evolve in forme ad episodi sempre più frequenti, sino allo stato cronico (15 o più emicranie al mese), fortemente disabilitante.

    Negli individui geneticamente predisposti, uno stato d'attivazione psicofisiologica eccessiva ed eccessivamente protratta quasi sempre favorita da situazioni stressanti prolungate, da una personalità ansiosa e/o iper-reattiva o iperattiva, o irascibile, può determinare involontarie/inconsapevoli/incontrollate alterazioni neurovascolari intracraniche e vascolari extracraniche che producono una serie di eventi a cascata che conducono all'episodio emicranico che, nel caso dei pazienti cronici, arriva a manifestarsi anche quotidianamente.

    • Cosa causa il progressivo peggioramento della patologia? Così come avviene per altre patologie del dolore, la progressiva cronicizzazione dell' emicrania è dovuta ad una progressiva sensibilizzazione delle vie nervose che conducono il dolore percepito durante, prima e/o dopo gli attacchi di cefalea, ciò che si traduce in una crescente suscettibilità/facilità a sviluppare altre emicranie con conseguente aumento della loro frequenza (sino alla cronicizzazione). In altre parole si verifica un abbassamento della soglia di attivazione dei neuroni che conducono il segnale del dolore dalla periferia al cervello, con conseguente maggiore facilità di attivazione degli stessi.
    • Come si può ridurre il dolore? La via maestra per combattere questo disturbo fortemente disabilitante è il ripristino della normale soglia d'attivazione delle vie dolorifiche coinvolte; ciò richiede una drastica e prolungata riduzione della stimolazione di queste vie nervose dolorifiche, cosa che è possibile ottenere in modo duraturo solo riducendo la causa primaria della loro stimolazione: le alterazioni neurovascolari intracraniche e vascolari extracraniche (e spesso anche le tensioni muscolari dei muscoli cranici e pericranici), a loro volta causate/aggravate da stressor di varia natura e da una propria predisposizione a reagire alle situazioni ansiogene/stressanti con stati d'attivazione psicofisiologica eccessiva (ansia, iper-reattività, iper-attivitàecc.) e tramite questa specifica via di somatizzazione.

    Il Biofeedback è un training, un allenamento psicofisiologico che agisce alla radice del problema consentendo all'individuo con emicrania di imparare rapidamente a controllare e normalizzare le alterazioni neurovascolari che causano le emicranie, consentendo così il progressivo processo di desensibilizzazione delle vie dolorifiche implicate in questa patologia e la progressiva concomitante riduzione della frequenza, intensità e durata delle emicranie e la riduzione progressiva della quantità di farmaci assunti (analgesici, antidepressivi, ecc.).

     


    Effetti a lungo termine del Biofeedback


    Una questione di fondamentale importanza nella scelta di un trattamento dovrebbe sempre essere quella relativa agli effetti a lungo termine del trattamento stesso. Abbiamo già detto precedentemente come dagli studi comparativi tra gli effetti dei farmaci e gli effetti del biofeedback sia emerso che il biofeedback abbia un'efficacia uguale o maggiore rispetto ai farmaci testati.

    A questo vantaggio dobbiamo poi aggiungerne un altro: mentre i farmaci sono efficaci solo fin quando vengono assunti, il biofeedback è un trattamento i cui effetti permangono nel lungo termine. Questo è stato dimostrato in diversi studi di follow up. Ad esempio Lisspers e Ost (1990) hanno condotto uno studio di follow up durato 6 anni sugli effetti a lungo termine di vari protocolli di biofeedback (EMG, BVP e TEMP) sull'emicrania in 50 pazienti con emicrania; è emerso che gli effetti del trattamento di biofeedback permangono anche a distanza di 6 anni.Anche Gauthier e Carrer (1991) hanno dimostrato un'efficacia a lungo termine del Biofeedback sino a 7 anni dalla fine del trattamento.

    Questi ed altri studi sanciscono di fatto l'efficacia a lungo termine/permanente del biofeedback che, ad oggi, costituisce a pieno titolo una valida opzione profilattica non farmacologica per il trattamento dell'emicrania, totalmente priva di effetti collaterali ed economica (occorre un unico ciclo di poche sedute).

     


    In cosa consiste il Biofeedback per l'emicrania?


    Il Biofeedback per l'emicrania è un metodo d'intervento psicofisiologico che fa uso di tecnologie e software sofisticati grazie ai quali è possibile, in modo del tutto indolore e non invasivo, rilevare i seguenti segnali fisiologici:

    • Attività cerebrale elettrica (EEG)
    • Temperatura
    • Pressione sanguigna dell'arteria temporale
    • Conduttanza cutanea (indice dell'attivazione simpatica)
    • Respirazione
    • HRV (Variabilità della Frequenza Cardiaca)
    • ECG (Elettrocardiogramma)
    • EMG (Elettromiogramma - rileva il livello di tensione dei muscoli)

    Tutte queste variabili fisiologiche vengono accuratamente misurate dagli strumenti in modo preciso e in tempo reale cosicché il paziente può visualizzarle su un monitor (attraverso immagini, filmati, suoni, grafici) e usarli, con le opportune strategie, per imparare a controllarle in modo tale da ridurre/eliminare le alterazioni fisiologiche che causano l'emicrania, con conseguente riduzione della frequenza, durata e intensità degli episodi emicranici.

    Il biofeedback rende possibile tutto questo "semplicemente" sfruttando il feedback fornito dagli strumenti e i meccanismi neurofisiologici naturali di apprendimento di cui è dotato il nostro corpo: l'efficacia è scientificamente dimostrata anche negli animali non consapevoli delle ragioni del trattamento.

    Esistono diversi protocolli di biofeedback per il trattamento dell'emicrania così come esistono diverse modalità di manifestazione dell'emicrania.

    • EEG Biofeedback (Neurofeedback)
    • Biofedback della temperatura
    • Biofeedback della pressione dell'arteria temporale
    • EMG Biofeedback (elettromiogramma)

    Questi protocolli possono essere usati singolarmente o in combinazione a seconda della sintomatologia riferita dal paziente. Stabilire correttamente quale o quali protocolli utilizzare costituisce infatti il primo passo necessario al successo del trattamento; a tal fine presso il nostro Centro effettuiamo sempre una prima seduta di valutazione approfondita che dura mediamente 90-120 minuti, che comprende una misurazione con gli strumenti del biofeedback.

    Ad esempio spesso l'emicrania presenta anche una componente tensiva (cefalea mista) che va trattata con l'EMG biofeedback oltre che con altri protocolli volti a controllare la vasocostrizione-vasodilatazione dei vasi sanguigni coinvolti nel processo emicranico. 

     


     Il trattamento di Biofeedback per l'emicrania


    Il Protocollo da noi utilizzato è di tipo integrato e prevede un unico ciclo di 10-15 sedute che include le seguenti attività e tecniche d'intervento:

    1 – Profilo Psicofisiologico (o Stress Profile) e anamnesi completa - Nella prima seduta, della durata di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso), si effettua una valutazione approfondita delle condizioni del paziente in relazione all'emicrania; subito dopo, utilizzando la strumentazione del biofeedback, si effettua una misurazione (stress profile) di diverse variabili fisiologiche in condizioni di relax e di stress (lieve) per individuare le alterazioni fisiologiche su cui lavorare e per definire il protocollo più efficace. In questa fase si individua anche l'eventuale presenza di tensioni muscolari che spesso contribuiscono all'innesco dell'episodio emicranico. 

    2 - Misurazione dello stress - Nella prima seduta si effettua sempre anche una misurazione dello stress attuale dell'individuo, sia utilizzando gli strumenti del biofeedback, sia utilizzando test scientificamente validati. Questa misurazione è molto importante per far comprendere al paziente se e quanto stress stia subendo (e abbia subito), i danni fisici a cui è esposto, la stretta relazione tra stress ed emicrania e la conseguente necessità di definire delle strategie idonee volte a ridurre o eliminare le principali fonti di stress, attività quest'ultima che è facoltativa ma comunque fortemente consigliata anche perché non comporta costi aggiuntivi.

    3 – Protocolli per gestire gli attacchi emicranici - E' stato ampiamente dimostrato che il dolore dell'attacco emicranico genera dall'eccessiva vasodilatazione dell'arteria temporale omolaterale al dolore. Farmaci come l'ergotamina e i triptani producono una vasocostrizione di questi vasi con seguente riduzione o eliminazione del dolore. Tramite adeguati protocolli di biofeedback l'individuo impara a costringere volontariamente l'arteria temporale: per ottenere questo apprendimento si usa un tipo di biofeedback particolare che fa uso di una banda elastica che si mette attorno alla testa all'altezza delle tempie e che rileva la vasodilatazione/vasocostrizione dell'arteria temporale; grazie al feedback generato da questo sensore il paziente, con le opportune strategie suggerite dallo psicologo, impara ad aumentare volontariamente la costrizione dei vasi sanguigni dell'arteria temporale con conseguente riduzione/eliminazione del dolore. Una volta appresa questa tecnica il paziente potrà prevenire il raggiungimento della soglia di innesco dell'emicrania vasocostringendo l'arteria temporale ai primissimi sintomi dell'emicrania. Questo protocollo si applica solo nei casi in cui si renda necessario.

    4 – Protocolli per la prevenzione/profilassi dell'emicrania - In questo caso l'individuo apprende a controllare il livello di attivazione psicofisiologica (ansia, stress, rabbia) e quindi le alterazioni associate neurovascolari itracraniche ed extracraniche che precedono e preparano l'esordio dell'emicrania successiva. Questo tipo di apprendimento risulta essere molto piacevole e facile da svolgere. Una volta appreso l'individuo sarà in grado di spezzare all'origine il circolo vizioso che dall'eccessiva attivazione psicofisiologica conduce ciclicamente e inevitabilmente all'emicrania.

    5 – Protocolli per la tensione muscolare - Molto spesso l'emicrania presenta anche una componente tensiva che di solito interessa alcuni muscoli come quelli temporali, frontali, della mandibola e del collo/spalle; a volte l'emicrania è proprio innescata da tali tensioni. Quando ciò si verifica è di fondamentale importanza eliminare queste tensioni; questo si ottiene con specifici protocolli di biofeedback che permettono all'individuo di apprendere rapidamente a ridurre volontariamente la tensione dei muscoli monitorati, riportandola sui valori normali.

    6 - Protocolli di Neurofeedback per l'emicrania - Studi recenti hanno dimostrato che i pazienti con emicrania mostrano un alto livello di onde cerebrali rapide (Walker 2011); l'applicazione di specifici protocolli di neurofeedback si è dimostrata efficace nel trattamento dell'emicrania. Grazie al neurofeedback (o EEG-Biofeeback) l'individuo è in grado di imparare a modulare i livelli di attività elettrica cerebrale nella direzione desiderata (ad esempio riduzione delle onde beta) e, conseguentemente, i livelli di attività cerebrale che sottendono l'attività elettrica.

    7 – Rilassamento Progressivo da fare a casa/lavoro con CD (facoltativo - 8 fasi) - Diversi studi hanno dimostrato che l'aggiunta di questa specifica tecnica di rilassamento al Biofeedback velocizza e potenzia gli effetti del Biofeedback (Nestoriuc et al. 2008). Questa tecnica, a differenza di altre, è supportata da una robusta base scientifica. Ad ogni seduta di biofeedback viene fornito un CD da noi prodotto contenente una delle 8 sessioni audio-guidate di questo particolare training di rilassamento muscolare progressivo. Questo training viene svolto a casa o al lavoro parallelamente al training di biofeedback. Questo tipo di rilassamento è da intendersi come attività accessoria facoltativa in quanto non tutte le persone si trovano bene con le tecniche di rilassamento: per prassi questo protocollo si prova per una o due settimane; se l'individuo ci si trova bene si continua, altrimenti si interrompe, senza pregiudicare minimamente l'efficacia dell'intero trattamento il cui elemento portante è il biofeedback.

    8 - Colloqui di sostegno, psicoeducativi, preventivi e strategici

    Le alterazioni neurovascolari che causano l'emicrania sono quasi sempre legate a fattori di tipo situazionale-comportamentale-emotivo (ansia, stress, depressione, rabbia, ecc.); tali stati costituiscono la benzina che alimenta tali alterazioni e amplifica il dolore; non devono mai essere sottovalutati o, peggio, non considerati. 

    Per tale ragione la buona riuscita del trattamento e il mantenimento dei suoi effetti nel lungo termine sono fortemente potenziati da brevi colloqui strategici svolti nel corso del trattamento di biofeedback (senza costi aggiuntivi). Tali colloqui sono finalizzati a:

    • conoscere i meccanismi psicologicifisiologici e ambientali che sono all'origine dell'emicrania (potenzia e velocizza gli effetti del trattamento).
    • aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che le alterazioni fisiologiche involontarie che causano l'emicrania possono essere volontariamente controllate e normalizzate con le tecniche/strategie apprese. 
    • imparare a controllare la risposta psicofisiologica agli agenti stressanti con adeguate strategie, tecniche e cambiamenti mirati nello stile di vita.

    Questi colloqui non sono obbligatori ma sono fortemente consigliati.

    9 - Igiene del sonno - dopo un'approfondita valutazione della qualità del sonno, vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità dello stesso. Migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi psicofisiologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress, dell'ansia, della rabbia (e di altri stati di tensione/attivazione eccessiva) sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors, spesso inevitabili.

    10 - Monitoraggio attivo inter-sessione - le strategie apprese durante il trattamento integrato di biofeedback devono essere poi estese alla vita reale, al di fuori setting protetto e controllato dello studio di biofeedback; per tale ragione abbiamo implementato un sistema di monitoraggio continuo sempre attivo che, tra una seduta (o sessione) e quella successiva, accompagna e assiste la persona nel delicato processo di estensione delle abilità apprese alla vita di tutti i giorni, tramite l'uso di strumenti (cartcei, fogli elettronici e applicazioni per smartphone/tablet/computer) opportunamente tarati sulle necessità di ogni singolo individuo.

    11 - Monitoraggio post-trattamento - terminate le sessioni di trattamento, le abilità apprese e già ben trasposte nella vita di tutti i giorni dovranno essere utilizzate anche nei mesi successivi; per tale ragione nel corso dei 6-12 mesi successivi alla fine del trattamento effettuiamo un monitoraggio a distanza volto sia a verificare i progressi attesi, sia a correggere eventuali errori d'applicazione e d'integrazione delle strategie apprese, sempre tramite l'uso di strumenti simili a quelli usati nel monitoraggio inter-sessione.

    L'applicazione dell'sEMG biofeedback incluso nel nostro protocollo integrato produce effetti clinicamente significativi nell'80-90% dei pazienti trattati (Sherman, 2012).

    A fine trattamento il paziente saprà riconoscere e correggere autonomamente l’eccessiva tensione muscolare alla base della sua cefalea tensiva, riducendo o eliminando l’intensità, la durata e la frequenza degli episodi cefalgici e l’uso/abuso dei farmaci.

     


    Emicrania mestruale


    Spesso nelle donne l'emicrania si presenta solo o si aggrava nel periodo delle mestruazioni (qualche giorno prima, durante o qualche giorno dopo).

    Alcuni autori ritengono che ciò sia in qualche modo legato al momento in cui ha inizio l'ovulazione (Szekely et al.,1986; Nattero et al., 1989; Lokken et al. 1997);  è probabile dunque che l'emicrania mestruale dipenda dalle variazioni ormonali che precedono e seguono l'inizio dell'ovulazione.

    Nel caso in cui l'emicrania sia presente anche al di fuori del periodo delle mestruazioni allora alle componenti su descritte si aggiunge anche quella ormonale.

    La domanda che dunquesi è posti è se il biofeedback possa essere efficacie anche in questo tipo di emicrania. Per rispondere a questa domanda sono stati condotti diversi studi dai quali è emerso che il biofeedback è efficace anche nell'emicrania mestruale in misura simile all'emicrania "classica" (Blanchard e Kim, 2005).

    Anche in questo caso presso il nostro studio applichiamo i protocolli internazionali più efficaci in base alle caratteristiche psicofisiologiche del paziente emerse durante il primo incontro di valutazione.

     


    Cronicizzazione e "Rebound Headache" o "Medication Overuse Headache"

    un pericolo da prevenire o da trattare col Biofeedback


    I farmaci analgesici (paracetamolo, FANS, oppioidi, triptani, ecc.) riducono il dolore solo temporaneamente e il loro abuso (più di 2-3 giorni a settimana) espone seriamente al rischio di aggravare la patologia, aumentando la frequenza delle emicranie.

    Quando ciò si verifica si parla di "Rebound Headache" ossia "mal di testa da rimbalzo" un concetto sovrapponibile a quello di "Medication Overuse Headache" ossia "mal di testa da abuso di farmaci" che si riferisce a una condizione determinata proprio dall'abuso dei farmaci analgesici: in parole semplici accade che il farmaco fa passare la cefalea (o ne riduce i sintomi) ma allo stesso tempo facilita l'insorgere di quella successiva (effetto di rimbalzo), con il risultato di un aumento progressivo della frequenza delle cefalee.

    Purtroppo i meccanismi alla base di questo fenomeno non sono noti per cui è difficile anche discriminare questo fenomeno dal semplice aggravarsi della patologia emicranica. E' possibile che il sovrautilizzo degli analgesici (triptani inclusi) inneschi dei meccanismi intraneuronali che producono un aumento ulteriore della sensibilizzazione delle vie del dolore nel breve-medio termine (dall'assunzione dell'ultima dose di farmaco), producendo un circolo vizioso cefalea-farmaco-cefalea difficile da spezzare ma che può essere efficacemente interrotto con l'aiuto del biofeedback.

    In questi casi può rendersi necessario l'attuazione di uno dei protocolli di "disintossicazione" oggi disponibili (con percentuali variabili di successo); tra i protocolli di disintossicazione più utilizzati vi sono quelli che fanno uso di elevate dosi di glucocorticoidi (a volte miscelati con potenti antiossidanti) per un periodo limitato di tempo (con dosi a scalare) seguito da un periodo di settimane durante le quali l'individuo deve assolutamente cessare l'assunzione di quei farmaci che ora causano il rebound headache e cominciare con l'assunzione di qualche farmaco preventivo/profilattico.

    A tal proposito in uno studio recente Rausa et al. (2016) hanno dimostrato che ben l'80% dei pazienti con Medication Overuse Headache (= Rebound Headache, sia emicranici che con cefalea tensiva) sottoposti ad un breve training di biofeedback sono riusciti a regredire dalla condizione cronica a quella episodica e a non ricadere di nuovo nel Rebound Headache; invece la maggior parte (75%) dei pazienti sottoposti soltanto al trattamento farmacologico profilattico (senza biofeedback) a distanza di 4 mesi sono ricaduti nel rebound headache. Ciò significa che, in assenza di biofeedback e con il solo farmaco profilattico, nel 75% dei casi si verifica una ricaduta. 

    E' bene sottolineare che questi trattamenti farmacologici, se non seguiti da un trattamento di Biofeedback, servono solo a ristabilire la condizione di cefalea prima che quest'ultima fosse peggiorata dal fenomeno del rebound.

    E' importante dunque prevenire l'innesco di tale condizione o affrontarla evitando l'abuso di analgesici ed attuando un adeguato protocollo di biofeedback (preferibilmente multicomponenziale), anche con l'uso contemporaneo di farmaci profilattici, con l'obiettivo di ridurre ed eliminare questi ultimi in modo progressivo.

     


     Quanto dura il trattamento di Biofeedback per l'emicrania?


    Solitamente il trattamento di Biofeedback e per l'emicrania richiede un unico ciclo di 10 sedute o più a seconda degli obiettivi da raggiungere. Se ad esempio è presente anche la componente tensiva occorrono 15 sedute. La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita valutazione e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso); le sedute successive di training durano circa 30 minuti

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento

      


    Quanto costa il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


     L'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclo sedute senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

    La tariffa intera di una seduta a dai 55 ai 70 euro in base alla formula scelta dal paziente.

    La prima seduta, che comporta un'approfondita analisi del problema e la valutazione psicofisiologica o stress profile (con la nostra strumentazione) ha un costo di 90 euro e una durata di circa 90-120 minuti.

     Lo stress profile è necessario ad individuare il locus dell'alterazione fisiologica e a stabilire il protocollo di biofeedback adeguato alla specifica situazione.

     Il Biofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.


     Il Biofeedback ha effetti collaterali o indesiderati?


    Il biofeedback è un metodo d’intervento sicuro, non-farmacologico, non-invasivo, indolore e privo di effetti collaterali, ad eccezione della possibile irritazione cutanea negli individui allergici al cerotto adesivo dei sensori.

    Nei protocolli di training respiratorio gli individui predisposti possono inoltre sperimentare una sensazione di "testa leggera" conseguente all'attività respiratoria. Tali fenomeni sono reversibili e possono essere ridotti o evitati con le opportune precauzioni.


      E' una cura a lungo termine?


    Studi di follow-up a lungo termine (fino a 7 anni) hanno dimostrato che, per la maggior parte dei pazienti trattati con il Biofeedback che continuano ad applicare le abilità apprese, gli effetti del trattamento rimangono invariati nel corso del tempo, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori trattamenti.

     


     Qual'è il livello di efficacia del Biofeedback?


    Il biofeedback è il metodo non farmacologico scientificamente validato più efficace nel trattamento dell'emicrania cronica ed episodica: è stato dimostrato infatti che l'applicazione corretta dei più avanzati protocolli di biofeedback produce una riduzione delle emicranie (frequenza, durata e intensità) paragonabile o superiore a quella dei farmaci (Holroyd et al. 1995; 1988).

     

     


     Contatti e indirizzi


    I trattamenti di Biofeedback e Neurofeedback sono svolti dalla équipe formata dal Dott. Alessio Penzo e dalla Dott.ssa Loredana Scalini presso lo Studio di Psicologia e Biofeedback situato in Via Giovanni Guareschi 123, 00143 - Roma (EUR-Laurentina).

     


    Come raggiungerci


     

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    Valutazioni e opinioni dei pazienti, commenti e domande


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  • Biofeedback per la Cefalea Tensiva

    Durata, costi e metodo


    Il biofeedback è un metodo d'intervento psicofisiologico che, grazie all'uso di biosensori e tecnologie avanzate, permette l'acquisizione del controllo volontario delle tensioni muscolari (nuca, collo, trapezio, fronte, tempie e mandibola, in mix variabili) che causano e alimentano la cefalea di tipo tensivo, in tutte le situazioni di vita attiva (lavoro, relazioni, divertimento) e passiva (relax, sonno), eliminando le cefalee o riducendo drasticamente la loro frequenza, intensità e durata. Un risultato che si raggiunge rapidamente e, cosa più importante, che si consolida nel tempo.

    In base ai numerosi studi scientifici condotti negli ultimi 60 anni, l'efficacia del biofeedback si attesta tra l'80% e il 90%. Tuttavia, presso il nostro centro abbiamo raggiunto una percentuale di successo che sfiora il 100%, grazie ad un incessante perfezionamento dei protocolli, ad una loro elaborata personalizzazione e a un processo di valutazione iniziale e di rivalutazione intra-training sempre più accurato.

    Il metodo d'intervento, la durata e i costi sono riportati più avanti in questa stessa pagina.

     

    Il biofeedback non è una tecnica di rilassamento ma una tecnica di controllo: solitamente la tecnica di rilassamento viene applicata in contesti facilitanti passivi, in cui l'individuo si ritira per un certo arco di tempo in una situazione povera di stimoli per potersi concentrare e rilassare. Il problema è che mentre queste parentesi di relax sono utili per recuperare le tensioni muscolari e psicologiche accumulate nelle fasi attive della vita quotidiana, il biofeedback consente all'individuo di impedirne l'accumulo, insegnando a controllarle proprio nel momento in cui si formano, ossia durante le fasi attive e più impegnative della giornata, bloccando così la genesi degli episodi cefalalgici e, nel tempo, riducendo/normalizzando la sensibilizzazione delle vie del dolore che, come spiegato più avanti, sono alla base della cronicizzazione di questo disturbo, in un processo virtuoso che, in breve tempo, produce la cessazione o la drastica riduzione del numero, durata e intensità delle cefalee

    Presso il Centro di Biofeedback e Neurofeedback di Roma (EUR-Laurentina) utilizziamo esclusivamente le strumentazioni ad uso medico più precise e avanzate oggi disponibili e utilizziamo protocolli internazionali che, per raggiungere la massima efficacia nel tempo più breve possibile, devono essere sempre personalizzati e attuati da professionisti psicofisiologi altamente specializzati e con lunga esperienza.  

    Tutti i trattamenti sono svolti da un équipe di psicofisiologi,ossia psicologi con un'alta formazione nel campo specifico della psicofisiologia teorica e applicata, in particolare del Biofeedback e Neurofeedback, con una lunga esperienza clinica nel trattamento specifico della cefalea tensiva e dell'emicrania.

    Decenni di esperienza diretta con la Cefalea di Tipo Tensivo, con l'Emicrania e con la condizione mista (emicrania+cefalea tensiva) assai frequente e più invalidante, ci ha consentito di perfezionare, con il dovuto rigore metodologico e scientifico, diversi protocolli di biofeedback che oggi ci consentono di raggiungere percentuali di successo molto elevate (100%) nel trattamento della Cefalea di Tipo Tensivo, anche nelle condizioni croniche più gravi, quelle con le quali abbiamo più frequentemente a che fare e che, spesso, sono erroneamente considerate "intrattabili".

    Ciò accade quando i farmaci più efficaci per la cefalea di tipo tensivo, che hanno un'efficacia piuttosto bassa (20%-30% a seconda dello studio), espongono il paziente alla convinzione errata che non si possa più far nulla.

    Numerosi studi scientifici, invece, hanno dimostrato che il biofeedback ha un'efficacia molto alta: il biofeedback, infatti, è una tecnica moderna che pone le sue radici su una sperimentazione scientifica iniziata più di 60 anni fa.

    Negli Stati Uniti e nell'Europa del nord è ben conosciuto: in Italia si sta diffondendo lentamente. Un numero crescente di neurologi, soprattutto quelli più aggiornati e inclini all'uso di metodi non farmacologici o combinati (approccio multidisciplinare), lo conoscono e lo prescrivono ai loro pazienti

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    Argomenti Trattati


     


     Sconfiggere la Cefalea di Tipo Tensivo naturalmente e senza farmaci


     Il Biofeedback per la Cefalea di Tipo Tensivo è un trattamento non farmacologico ed è efficace anche nelle condizioni croniche più gravi, quelle con le quali abbiamo più frequentemente a che fare e che, spesso, sono erroneamente considerate "intrattabili".

    Abbiamo avuto molti casi di cefalea cronica grave (continua, tutti i giorni o quasi) dove abbiamo ottenuto la remissione totale delle cefalee o, come minimo, una drastica riduzione della loro frequenza, durata e intensità, risultati che vengono mantenuti nel lungo periodo e che si consolidano nel tempo).

    Il Biofeedback è un metodo basato su un gran numero di studi scientifici che richiede un unico ciclo di 10 sedute ed è una prestazione sanitaria detraibile: può essere usato in concomitanza con i farmaci, con l'obiettivo di ridurli ed eliminarli.

    Il Biofeedback è una tecnica psicofisiologica emersa da una lunghissima pratica clinica e da una sperimentazione iniziata più di 60 anni fa e che oggi conta centinaia di studi scientifici peer reviewed (riviste scientifiche accreditate).

    Sebbene numerosi studi scientifici abbiano dimostrato che il Biofeedback è efficace nell'80-90% dei pazienti trattati contro il 23-33% dei farmaci più utilizzati (es. Laroxyl), che non ha effetti collaterali, che l'effetto è mantenuto nel lungo termine (follow up sino a 15 anni) e, cosa più importante, che si consolida nel tempo, negli ultimi anni presso il nostro centro abbiamo raggiunto percentuali di successo che sfiorano il 100% grazie al continuo perfezionamento dei protocolli, ad una personalizzazione di questi ultimi sempre più precisa e a un processo di valutazione iniziale e rivalutazione durante il trattamento sempre più accurato.

    Nel 2010 il biofeedback ha ricevuto il massimo Livello di Raccomandazione per il trattamento della Cefalea di Tipo Tensivo da parte della più grande Organizzazione Europea di Neurologi, la European Federation of Neurological Societies.

    Il Biofeedback è un metodo d'intervento non-farmacologico, indolore, privo di effetti collaterali, di breve durata ed economico (occorre un unico ciclo di circa 8-10 sedute della durata di 30 minuti): per tale ragione può essere utilizzato in tutta sicurezza anche con i bambini, con gli anziani, con le persone fisicamente debilitate e con chi non vuole assumere farmaci.

    Il biofeedback è un trattamento psicofisiologico che necessita di specifiche competenze in psicofisiologia ed è una prestazione sanitaria detraibile.

     


    Ripristinare il naturale sistema di "allarme muscolare"


    Il Biofeedback per la Cefalea Tensiva non è psicoterapia o fisioterapia e non è una tecnica di rilassamento: l'obiettivo del trattamento non è quello di rilassare i muscoli la cui tensione eccessiva/protratta/frequente ci avvicina e fa superare la soglia d'innesco della cefalea (o la peggiora). Quando si arriva a sentire il bisogno di rilassare un muscolo, vuol dire che è troppo tardi, che lo si è già stressato troppo, ciò che, per i pazienti con cefalea tensiva, vuol dire che è già stata raggiunta la soglia d'innesco della cefalea o che non si riesce a tornare indietro.

    L'obiettivo del trattamento di biofeedback è quello di imparare a riconoscere quando la tensione sta diventando eccessiva e bloccarla sul nascere, rendendo questo processo automatico e bloccandoil meccanismo cefalalgico al principio.

    Il biofeedback infatti è una tecnica di apprendimento guidata da biosensori avanzati e precisi che permette al/alla paziente di imparare a sentire precocemente (in tempo) le tensioni muscolari eccessive che attua inconsapevolmente e che causano la cefalea di tipo tensivo e, in seguito, a preveniretali tensioni, in modo via via automatico (apprendimento). Il/la paziente infatti, inizialmente è in grado di accorgersi della tensione muscolare solo quando è troppo tardi, quando cioè la tensione muscolare ha raggiunto livelli troppo alti, quando ormai ha già raggiunto la soglia d'innesco della cefalea. A quel punto tornare indietro è difficile, si prende un antidolorifico (o si fa un massaggio o simili) e si ricomincia da capo.

    Ad oggi, l'unico modo per risolvere la cefalea tensiva (e desensibilizzare le vie del dolore), è quello di agire sulla causa primaria, ossia la tensione di alcuni muscoli che si attua volontariamente(sono muscoli volontari!) ma inconsapevolmenteper abitudini consolidate e perché si è persa (o non si è mai avuta) quella "sensibilità muscolare" (propriocettiva) che, in condizioni normali, funge da allarme che ci avvisa che la tensione è eccessiva e deve essere interrotta prima di far danni.

    Nei pazienti con cefalea tensiva questi allarmi sono "saltati"; negli anni si sono cioè tarati su livelli di attivazione troppo alti: in altre parole, se scattano, lo fanno quand'è troppo tardi. Per ripristinare questo "allarme muscolare", bisogna per forza ricorrere a biosensori molto sensibili e precisi che, all'inizio, si sostituiscono al nostro allarme naturale starato e ci aiutano ad imparare a sentire di nuovo, a riconoscere in tempo quando la tensione diventa eccessiva, a ritarare l'allarme e a prevenire quindi la tensione muscolare eccessiva, tenendoci sempre più lontani/e dalla soglia d'innesco della cefalea.

    In parole semplici, è possibile ridurre la tensione muscolare solo se ci si accorge quando si 'esagera', sensibilità che si è persa o non si è mai avuta: tutti i pazienti con cefalea tensiva sanno, sentono la connessione diretta tra la tensione muscolare e la cefalea; tutti intuiscono che, per star meglio, la tensione di alcuni muscoli deve essere ridotta; ma riuscirci da soli è praticamente impossibile. Tecniche di rilassamento, consigli (talvolta dannosi) su internet, massaggi e fisioterapia non funzionano, peggiorano la situazione o danno effetti solo temporanei: chi ci è passato lo sa. 

    Per questo si arriva a credere che sia impossibile uscirne:ma non è così, per fortuna. Invitiamo tutti a provare a farlo per conto proprio, tenendo presente che il non riuscirci da soli, senza il supporto dei biosensori e del feedback in tempo reale, è normale.

    Senza l'uso di biosensori ultrasensibili e precisi e dei sistemi di feedback (biofeedback appunto) e l'uso congiunto di specifiche tecniche e strategie, la riattivazione dell'allarme è praticamente impossibile. 

    Nessun farmaco è in grado di sostituirsi al nostro comportamento di sentire e non tendere i muscoli eccessivamente e con un meccanismo d'allarme propriocettivo starato (desensibilizzato) è quasi impossibile autoregolarsi. Ed è sempre per lo stesso motivo che le tecniche di rilassamento, i massaggi, la fisioterapia e il calore, non funzionano o hanno effetti solo temporanei. Non possono assumere quel controllo che dobbiamo imparare ad esercitare noi stessi.

     


     Le cause della Cefalea Tensiva


    La Cefalea Tensiva è causata dai seguenti fattori concomitanti:

     

    1 - FATTORI GENETICI non necessariamente di tipo ereditario. Predispongono l'individuo a sviluppare la cefalea i tipo tensivo in presenza dei fattori che seguono.

    2 - TENSIONE MUSCOLARE eccessiva, inconsapevole,persistente o eccessivamente frequente di alcuni muscoli della testa (fronte, tempie, mandibola), del collo, delle spalle e del trapezio (in combinazione variabile da individuo a individuo): essa è quasi sempre una somatizzazione aggravata (pazienti cronici) o innescata da stati psicofisiologici legati a condizioni di stress spesso non riconosciute o sottovalutate (fattori cognitivi, emozionali e situazionali).

    3 - FATTORI PSICOFISIOLOGICI e/o PSICOLOGICI di varia origine che si esprimono attraverso la via di somatizzazione della tensione muscolare che determina la cefalea i tipo tensivo, in particolare:

    • Stress acuti e cronici
    • Stile cognitivo iperattivo e/o iper-reattivo
    • Stati ansiosi di varia origine
    • Stati depressivi o depressivo-ansiosi (misti)
    • Irascibilità eccessiva

     

    4 - ABUSO DI FARMACI ANALGESICI come i FANS, il paracetamolo e gli oppioidi che, se assunti con una frequenza eccessiva (più di 2-3 giorni a settimana), espongono seriamente al rischio di un peggioramento della patologia nella direzione della cronicità (rebound headache) oltre che a fenomeni di tolleranza e dipendenza.

     5 - SENSIBILIZZAZIONE DELLE VIE DEL DOLORE - il meccanismo principale alla base del processo cefalalgico è noto come "sensibilizzazione delle vie del dolore" ossia delle vie nervose che trasmettono l'informazione dolorifica dalle zone doloranti innervate al sistema nervoso centrale (midollo spinale→tronco encefalicotalamocorteccia omatosensoriale). Una loro attivazione eccessivamente ripetuta e protratta nel tempo produce un progressivo abbassamento della soglia d'attivazione dei neuroni che le compongono (facilitazione sinaptica sia a livello periferico che centrale) con conseguente aumento di facilità della loro attivazione (bastano stimoli anche innocui o deboli, come una leggera tensione muscolare, o una pressione con un dito, ad attivare le vie del dolore e innescare la cefalea), con conseguente aumento della frequenza, intensità e durata degli episodi di cefalea tensiva. Si ritiene inoltre che tale sensibilizzazione dolorifica sia facilitata/amplificata dall'uso eccessivo dei farmaci analgesici, ciò che sembra essere alla base del "rebound headache" o cefalea di rimbalzo di seguito descritta.


    Come il Biofeedback agisce sulle cause


    Il protocollo di Biofeedback da noi utilizzato agisce direttamente su tutti i fattori su citati ad eccezione di quello genetico, ed ha come obiettivi:

    1. Il controllo e la riduzione della tensione muscolare entro i livelli normali
    2. La cessazione completa o la riduzione drastica del numero e dell'intensità delle cefalea
    3. La desensibilizzazione delle vie del dolore
    4. L'individuazione dei principali fattori cognitivi, comportamentali e situazionali che alimentano la tensione muscolare involontaria
    5. La riduzione/cessazione dell'uso di farmaci
    6. Il ripristino di una qualità di vita soddisfacente

       


     


    Il Biofeeedback è un trattamento  tramite il quale l'individuo apprende a ridurre, eliminare e prevenire l'eccessiva tensione muscolare incontrollata che causa le cefalee. Nei casi in cui la cefalea tensiva sia determinata dall'ansia o dallo stress l'individuo impara anche a normalizzare il livello d'attivazione psicofisiologica che sottende questi ed altri stati d'attivazione (la depressione, la rabbia, l'ansia anticipatoria, ecc.) che alimentano il processo di genesi delle cefalee.

     

     


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     Evitare il dolore e la cronicizzazione: la sensibilizzazione


    La cefalea di tipo tensivo è un disturbo che, se non trattato o se trattato con strumenti non idonei (ad es. l'abuso di analgesici e altri farmaci, terapie scientificamente non validate), evolve in forme ad episodi sempre più frequenti, sino allo stato cronico (15 o più cefalee al mese), fortemente disabilitante.

     

     

    Negli individui geneticamente predisposti, uno stato d'attivazione psicofisiologica eccessiva ed eccessivamente protratta, spesso favorita da situazioni stressanti prolungate, da una personalità ansiosa e/o iper-reattiva o iperattiva, o irascibile, può determinare un' involontaria/inconsapevole/incontrollata eccessiva contrazione dei muscoli delle spalle, cervicali, mandibolari, temporali e/o frontali che produce una serie di eventi a cascata che conducono all'episodio cefalalgico che, nel caso dei pazienti cronici, arriva a manifestarsi anche in modo continuo.

    • Cosa causa il progressivo peggioramento della patologia? Così come avviene per altre patologie del dolore, la progressiva cronicizzazione della cefalea tensiva è dovuta ad una progressiva sensibilizzazione delle vie nervose che conducono il dolore percepito durante, prima e/o dopo gli attacchi di cefalea, ciò che si traduce in una crescente suscettibilità/facilità a sviluppare cefalee con conseguente aumento della loro frequenza (sino alla cronicizzazione). In altre parole si verifica un abbassamento della soglia di attivazione dei neuroni che conducono il segnale del dolore dalla periferia al cervello, con conseguente maggiore facilità di attivazione degli stessi.
    • Come si può ridurre il dolore? La via maestra per combattere questo disturbo fortemente disabilitante è il ripristino della normale soglia d'attivazione delle vie dolorifiche coinvolte; ciò richiede una drastica e prolungata riduzione della stimolazione di queste vie nervose dolorifiche, cosa che è possibile ottenere in modo duraturo solo riducendo la causa primaria della loro stimolazione: la contrazione eccessiva o eccessivamente frequente dei muscoli su citati (testa, collo, spalle), a sua volta causata/aggravata da stressor di varia natura e da una propria predisposizione a reagire alle situazioni ansiogene/stressanti con stati d'attivazione psicofisiologica eccessiva (ansia, iper-reattività, ecc.) e con questa specifica via di somatizzazione.

    Il Biofeedback è un training, un allenamento psicofisiologico che agisce alla radice del problema consentendo all'individuo con cefalea tensiva di imparare rapidamente a riconoscere, controllare e normalizzare i livelli di tensione muscolare alterati che causano le cefalee, consentendo così il progressivo processo di desensibilizzazione delle vie dolorifiche implicate in questa patologia e la progressiva concomitante riduzione della frequenza, intensità e durata delle cefalee e la riduzione progressiva della quantità di farmaci assunti (analgesici, benzodiazepine, ecc.).

     


    Cefalea al risveglio e cefalea notturna


    Molti pazienti con cefalea tensiva o condizioni miste di cefalea tensiva ed emicrania (molto comune), vanno a letto senza cefalea o con un basso livello di cefalea e si svegliano "inspiegabilmente" con la cefalea o con un suo peggioramento. Nonostante la sua diffusione, questo fenomeno è stato oggetto di pochi studi. Cercherò di fare una sintesi tra questi pochi studi e la nostra esperienza sul campo. Cosa succede durante la notte?

    Come abbiamo detto, la cefalea tensiva dipende da meccanismi di sensibilizzazione delle vie del dolore: se ci si sveglia con una cefalea vuol dire che durante la notte queste vie sono state in qualche modo stimolate. Questa stimolazione può dipendere da due fattori:

    • contrazione muscolare involontaria (ad esempio legata ai sogni o all'attività di pensiero onirica fuori dalla fase REM);
    • compressione delle regioni craniche o pericraniche doloranti legate a posizioni scorrette o eccessivamente prolungate.

    In entrambi i casi si tratta sempre di comportamenti (tensioni muscolari, movimenti) inconsapevoli (perché si dorme) che possono essere corretti con un training notturno, reso possibile dall'uso di speciali sensori che ci insegnano, progressivamente e senza alcuno sforzo, a comportarci in modo corretto anche durante il sonno. Anche in questo caso è necessaria una valutazione attenta che tenga conto di numerosi fattori.

    Si può provare a correggere questi comportamenti notturni da soli? Senza l'uso di un sistema sensore-feedback che, inizialmente, si sostituisce ai meccanismi di allarme mal funzionanti, è impossibile raggiungere risultati tangibili: si può dunque provare da soli/e, ma se non ci si riesce bisogna tener presente che senza l'uso di un sistema sensore-feedback è impossibile imparare.


    Cronicizzazione e "Rebound Headache" o "Medication Overuse Headache"

    un pericolo da prevenire col Biofeedback


    I farmaci analgesici (paracetamolo, FANS, oppioidi, ecc.) riducono il dolore solo temporaneamente e il loro abuso (più di 2-3 giorni a settimana) espone seriamente al rischio di aggravare la patologia, aumentando la frequenza delle cefalee.

    Quando ciò si verifica si parla di "Rebound Headache" ossia "mal di testa da rimbalzo" un concetto sovrapponibile a quello di "Medication Overuse Headache" ossia "mal di testa da abuso di farmaci" che si riferisce a una condizione determinata proprio dall'abuso dei farmaci analgesici: in parole semplici accade che il farmaco fa passare la cefalea (o ne riduce i sintomi) ma, allo stesso tempo, facilita l'insorgere di quella successiva (effetto di rimbalzo), con il risultato di un aumento progressivo della frequenza delle cefalee.

    Purtroppo i meccanismi alla base di questo fenomeno non sono noti per cui è difficile anche discriminare questo fenomeno dal semplice aggravarsi della patologia. E' possibile che il sovrautilizzo degli analgesici (triptani inclusi) inneschi dei meccanismi intraneuronali che producono un aumento ulteriore della sensibilizzazione delle vie del dolore nel breve-medio termine (dall'assunzione dell'ultima dose di farmaco), producendo un circolo vizioso cefalea-farmaco-cefalea difficile da spezzare ma che può essere efficacemente interrotto con l'aiuto del biofeedback.

    In questi casi può rendersi necessario l'attuazione di uno dei protocolli di "disintossicazione" oggi disponibili (con percentuali variabili di successo); tra i protocolli di disintossicazione più utilizzati vi sono quelli che fanno uso di elevate dosi di glucocorticoidi (a volte miscelati con potenti antiossidanti) per un periodo limitato di tempo (con dosi a scalare) seguito da un periodo di settimane durante le quali l'individuo deve assolutamente cessare l'assunzione di quei farmaci che ora causano il rebound headache e cominciare con l'assunzione di qualche farmaco preventivo.

    A tal proposito in uno studio recente Rausa et al. (2016) hanno dimostrato che ben l'80% dei pazienti con Medication Overuse Headache (= Rebound Headache, sia emicranici che con cefalea tensiva) sottoposti ad un breve training di biofeedback sono riusciti a regredire dalla condizione cronica a quella episodica e a non ricadere di nuovo nel Rebound Headache; invece la maggior parte (75%) dei pazienti sottoposti soltanto al trattamento farmacologico profilattico (senza biofeedback) a distanza di 4 mesi sono ricaduti nel rebound headache. Ciò significa che, in assenza di biofeedback e con il solo farmaco profilattico, nel 75% dei casi si verifica una ricaduta. 

    E' bene sottolineare che questi trattamenti, se non seguiti da un trattamento di Biofeedback, servono solo a ristabilire la condizione di cefalea prima che quest'ultima fosse peggiorata dal fenomeno del rebound.

    E' importante dunque prevenire l'innesco di tale condizione o affrontarla evitando l'abuso di analgesici ed attuando un adeguato protocollo di biofeedback (preferibilmente multicomponenziale), anche con l'uso contemporaneo di farmaci profilattici, con l'obiettivo di ridurli ed eliminarli in modo progressivo.

     

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     Come funziona il Biofeedback?


     

    Una speciale strumentazione, che fa uso di un sistema sofisticato di sensori e di un complesso software d'analisi, consente di rilevare e visualizzare su un monitor, in tempo reale, le funzioni fisiologiche alterate che causano la Cefalea Tensiva: tali alterazioni patologiche consistono nell'eccessiva, protratta, involontaria e incontrollata contrazione di alcuni gruppi muscolari (collo, spalle/schiena, mandibola, testa, tempie e fronte) che, negli individui geneticamente predisposti, innesca gli stati dolorosi della cefalea tensiva, una condizione che non è solo un semplice "mal di testa", ma uno stato psicofisiologico che spesso si manifesta anche con depressione e sconforto, ansia, disturbi del sonno, senso di debolezza o stanchezza, mancanza di concentrazione e talvolta anche vertigini e nausea, con una compromissione significativa della qualità della vita lavorativa, sociale e affettiva.

    Queste tensioni muscolari incontrollate/inconsapevoli (che innescano le cefalee) costituiscono, negli individui geneticamente predisposti, una particolare via di somatizzazione di vari stati d'attivazione del sistema nervoso che sottendono stati d'attivazione psicologica, cognitiva e/o emotiva di vario genere come quella legata a stress più o meno prolungati, a situazioni di intensa attività, a stati ansiosi e a stati di rabbia.

    Il paziente, in poche sedute, sotto la guida esperta del biofeedback therapist, impara a correggere permanentemente e in modo del tutto naturale l'eccessiva tensione muscolare che causa le cefalee, con conseguente cessazione o riduzionedel numero, della durata e dell'intensità dei mal di testa.

    Il Biofeedback è efficace nel 90% dei pazienti trattatie gli effetti del trattamento sono a lungo termine, come dimostrato da studi di follow up sino a 15 anni. Presso il nostro centro, la percentuale di successo sfiora il 100% grazie all'elaborazione di piani di trattamento altamente personalizzati e a processi di valutazione e rivalutazione intratraining sempre più accurati e rigorosi.

     


     Fasi del trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva


    Il più efficace protocollo di Biofeedback per il trattamento della cefalea tensiva è il sEMG Biofeedback.

    In questo tipo di trattamento il Biofeedback trainer, attraverso l’elettromiografia di superficie (sEMG), misura in tempo reale la tensione dei muscoli coinvolti nel processo d’innesco dell’episodio cefalalgico, in genere i muscoli delle spalle, della schiena, della fronte,i temporali e i muscoli della mandibola(in combinazioni variabili a seconda dei casi), visualizzandola su uno schermo sotto forma di grafici o immagini usate come feedback.

    Questo feedback immediato e preciso consente al paziente di imparare a riconoscere ("sentire") livelli di contrazione muscolare anche minimi, consentendogli di riconoscere precocemente e prevenire quegli stati di eccessiva (e inconsapevolmente protratta) tensione muscolare che, se non interrotta in tempo, innesca il successivo episodio di cefalea tensiva. 

    Il Protocollo da noi utilizzato è di tipo integratoe prevede un unico ciclo di 8-10 sedute che include mix variabili e altamente personalizzati di attività e tecniche d'intervento ed è composto da una prima seduta di valutazione e dal trattamento vero e proprio.

     

    PRIMA SEDUTA: VALUTAZIONE E MISURAZIONI

     

    1 – Valutazione/misurazione Psicofisiologica (o Stress Profile) -Nella prima seduta, della durata di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso), si effettua una valutazione approfondita delle condizioni del paziente in relazione alla cefalea tensiva e ai fattori psicosociali collegati; subito dopo, utilizzando la strumentazione del biofeedback, si effettua una misurazione (stress profile) di diverse variabili fisiologiche in condizioni di relax e di stress (lieve) per individuare le alterazioni fisiologiche su cui lavorare e per definire il protocollo più efficace. In questa fase si individuano i gruppi muscolari la cui eccessiva tensione provoca la cefalea tensiva. 

    2 -Valutazione psico-neuro-endocrino-immunologica- Questa valutazione serve ad individuare fattori psicobiologici spesso implicati nella genesi della cefalea di tipo tensivo, una patologia quest'ultima che spesso si manifesta in comorbidità con altri disturbi psicologici, psicosomatici e somatici che devono esser considerati ai fini dell'individuazione di protocolli d'intervento più adatti al caso specifico. Per poter comprendere le cause delle alterazioni fisiologiche alla base della cefalea di tipo tensivo, è anche necessario tener conto dei farmaci, integratori o fitoterapici che il paziente ha assunto e assume (tipo, quantità, effetti), del suo stato di salute generale, delle malattie di cui soffre o ha sofferto e dello stress cui è o è stato sottoposto.

    3 - Misurazione dello stress - Nella prima seduta, se occorre si effettua anche una misurazione dello stress attuale dell'individuo, sia utilizzando gli strumenti del biofeedback, sia utilizzando test scientificamente validati. Questa misurazione è molto importante per far comprendere al paziente se e quanto stress stia subendo (e abbia subito), i danni fisici a cui è esposto, la stretta relazione tra stress e cefalea tensiva e la conseguente necessità di definire delle strategie idonee volte a ridurre o eliminare le principali fonti di stress, attività quest'ultima che è facoltativa ma comunque fortemente consigliata anche perché non comporta costi aggiuntivi.

    4 - Definizione e personalizzazione dei protocolli di biofeedback- Una volta individuati tutti i fattori psicobiologici e psicofisiologici principali che contribuiscono alla genesi delle cefalee, si definisce il piano d'intervento adatto allo specifico caso.

     

    SECONDA SEDUTA E SUCCESSIVE: Trattamento

    Una volta stabilito il protocollo d'intervento personalizzato si procede con il trattamento di biofeedback vero e proprio che richiede circa 10 sedute e che comporta mix variabili delle seguenti attività/procedure: 

    1 – EMG Biofeedback - Calibrazione senso-motoria- Nelle sedute successive, grazie al feedback immediato fornito dalla strumentazione (elettromiogramma) utilizzata, l'individuo impara progressivamente a riconoscere anche i livelli minimi di contrazione dei muscoli coinvolti nella cefalea tensiva.

    Lo sviluppo di questa sensibilità è rapido grazie al biofeedback e costituisce il primo passo per eliminare la contrazione eccessiva dei muscoli che causa la cefalea.

    2 – EMG Biofeedback - Shaping - In questa fase l'individuo apprende rapidamente a ridurre volontariamente la tensione dei muscoli monitorati, riportandola sui valori normali.

    3 – Neurofeedback combinato al EMG Biofeedback - In questa fase si utilizza anche l'elettroencefalogramma (EEG) per mezzo del quale l'individuo apprende a controllare e ad eliminare le tensioni muscolari in modo via via più automatico proprio durante attività (video, realtà virtuale) che attirano fortemente la sua attenzione, rilevata tramite l'EEG.

    4 – Rilassamento Progressivo da fare a casa/lavoro con CD(8 fasi) - Diversi studi hanno dimostrato che l'aggiunta di questa specifica tecnica di rilassamento al Biofeedback velocizza e potenzia gli effetti del Biofeedback (Nestoriuc et al. 2008). Questa tecnica, a differenza di altre, è supportata da una robusta base scientifica. Ad ogni seduta di biofeedback viene fornito un CD da noi prodotto contenente una delle 8 sessioni audio-guidate di questo particolare training di rilassamento muscolare progressivo. Questo training viene svolto a casa o al lavoro parallelamente al training di biofeedback (presso il nostro studio).

    5 - Colloqui di sostegno, psicoeducativi, preventivi e strategici (senza costi aggiuntivi)

    La tensione muscolare alla base della Cefalea di Tipo Tensivo è quasi sempre legata a fattori di tipo psicologico-emotivi (ansia, stress, depressione, rabbia, ecc.); tali stati costituiscono la benzina che alimenta la tensione e amplifica il dolore e non devono mai essere sottovalutati o, peggio, non considerati. Per tale ragionela buona riuscita del trattamento e il mantenimento dei suoi effetti nel lungo termine sono fortemente potenziati da brevi colloqui strategici svolti nel corso del trattamento di biofeedback. Tali colloqui sono finalizzati a:

    • conoscere i meccanismi psicologici, fisiologici e ambientali che sono all'origine della tensione muscolare involontaria che causa la cefalea tensiva (potenzia e velocizza gli effetti del trattamento).
    • aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che le alterazioni fisiologiche involontarie che causano la cefalea tensiva possono essere volontariamente controllate e normalizzate con le tecniche/strategie apprese. 
    • imparare a controllare la risposta psicofisiologica agli agenti stressanti con adeguate strategie, tecniche e cambiamenti mirati nello stile di vita.

    Questi colloqui non sono obbligatori ma sono fortemente consigliati e senza costi aggiuntivi.

    6 - Misurazioni notturne (home recording opzionale)

    Spesso la cefalea di tipo tensivo si presenta al risveglio o tende addirittura a peggiorare nel corso della notte o durante le ultime ore di sonno. L'origine di questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori; per individuarli con precisione è opportuno svolgere una o più misurazioni notturne sui livelli di tensione muscolare (e loro variazioni) durante il sonno. 

    7 - Igiene del sonno: dopo un'approfondita valutazione della qualità del sonno, vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità dello stesso. Migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi psicofisiologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress, dell'ansia, della rabbia (e di altri stati di tensione/attivazione eccessiva) sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors, spesso inevitabili.

    8 - Monitoraggio attivo inter-sessione: le strategie apprese durante il trattamento integrato di biofeedback devono essere poi estese alla vita reale, al di fuori setting protetto e controllato dello studio di biofeedback; per tale ragione abbiamo implementato un sistema di monitoraggio continuo sempre attivo che, tra una seduta (o sessione) e quella successiva, accompagna e assiste la persona nel delicato processo di estensione delle abilità apprese alla vita di tutti i giorni, tramite l'uso di strumenti (cartacei, fogli elettronici e applicazioni per smartphone/tablet/computer) opportunamente tarati sulle necessità di ogni singolo individuo.

    9 - Monitoraggio post-trattamento: terminate le sessioni di trattamento, le abilità apprese e già ben trasposte nella vita di tutti i giorni dovranno essere utilizzate anche nei mesi successivi; per tale ragione nei 6-12 mesi successivi alla fine del trattamento effettuiamo un monitoraggio volto sia a verificare i progressi attesi, sia a correggere eventuali errori d'applicazione e d'integrazione delle strategie apprese, sempre tramite l'uso di strumenti simili a quelli usati nel monitoraggio inter-sessione.

    L'applicazione dell'sEMG biofeedback incluso nel nostro protocollo integrato produce, da solo, effetti clinicamente significativi nell' 80-90% dei pazienti trattati (Sherman, 2012). Tuttavia, presso il nostro centro la percentuale di successo sfiora il 100% grazie all'elaborazione di piani di trattamento altamente personalizzati e a processi di valutazione e rivalutazione intratraining sempre più accurati e rigorosi.

     


     Quanto dura il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


    Solitamente il trattamento di Biofeedback e per la Cefalea di Tipo Tensivo richiede un unico ciclo di 8-10 sedute in tutto. La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita valutazione e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso); le sedute successive di training durano circa 30 minuti

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento. 

      


    Quanto costa il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


    L'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclo di circa 10 sedute senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

    La tariffa di una seduta di biofeedback è pari a 70,00 euro. Una seduta dura circa 30 minuti.

    La prima seduta comporta un'approfondita valutazione psicofisiologica che include una precisa misurazione dei parametri fisiologici (tensione muscolare e attività del sistema nervoso autonomo) svolta con la nostra strumentazione e n'intervista approfondita volta ad individuare con maggior precisione tutti i fattori che causano o alimentano le cefalee al fine di definire un protocollo di intervento personalizzato. La prima seduta di valutazione ha un costo pari a euro 120,00e ha una durata di circa 90-120 minuti.

    Il biofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.

     


     Il Biofeedback ha effetti collaterali o indesiderati?


    Il biofeedback è un metodo d’intervento sicuro, non-farmacologico, non-invasivo, indolore e privo di effetti collaterali, ad eccezione della possibile irritazione cutanea negli individui allergici al cerotto adesivo dei sensori, casi in cui comunque si utilizzano adeguate precauzioni o sensori di altro genere.

    Nei protocolli di training respiratorio gli individui predisposti possono inoltre sperimentare una sensazione di "testa leggera" conseguente all'attività respiratoria. Tali fenomeni sono reversibili e possono essere ridotti o evitati con le opportune precauzioni.

     


      Ha effetti duraturi?


    Studi di follow-up a lungo termine hanno dimostrato che, per la maggior parte dei pazienti trattati con il Biofeedback che continuano ad applicare le abilità apprese, gli effetti del trattamento rimangono invariati nel corso del tempo, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori trattamenti.

     

     


     Qual'è la percentuale di successo del Biofeedback?


    L'applicazione corretta dei protocolli di Biofeedback tradizionali produce risultati clinicamente significativi nel 80-90% dei pazienti con Cefalea di Tipo Tensivo (Sherman 2012), contro il 22%-33% dell’amitriptilina (Laroxyl).

    Tuttavia, negli ultimi 10 anni abbiamo perfezionato i nostri protocolli a tal punto da raggiungere un tasso di successo terapeutico che sfiora il 100%.

    Ad esempio, da uno studio comparativo tra l’EMG-Biofeedback effettuato sui muscoli della fronte e l’EMG Biofeedback effettuato sui muscoli del trapezio è emerso che ben il 100% dei pazienti trattati con quest’ultimo protocollo hanno raggiunto una riduzione clinicamente significativa delle cefalee mentre i pazienti trattati con il primo protocollo hanno raggiunto risultati clinicamente significativi “solo” nel 50% dei casi (Arena et al., 1995), risultato quest’ultimo comunque soddisfacente rispetto ai trattamenti farmacologici più in uso; queste differenze d'efficacia dipendono dal fatto che ogni individuo con cefalea tensiva presenta uno specifico mix di sintomi e fattori causali che richiedono l'applicazione di specifici protocolli e un approccio assolutamente non generalista.

    Per un confronto dell'efficacia scientificamente dimostrata dei trattamenti farmacologici e non farmacologici oggi disponibili per la cefalea tensiva clicca qui.

    L’efficacia del Biofeedback dipende da diversi fattori: dall'esperienza dello psicofisiologo nel trattamento di questa specifica patologia, dalla sua capacità di fare una valutazione psicofisiologica iniziale accurata e di personalizzare con precisione il trattamento di biofeedback, dalla capacità di interpretare in tempo reale i dati psicofisiologici provenienti dai sensori e, non ultimo, dalla capacità di comprensione ed empatia fondamentali per sostenere la motivazione del paziente negli inevitabili periodi di vulnerabilità e depressione legati ad una patologia così invalidante.

     


    STUDI SCIENTIFICI e CONSIGLI


    Se soffri di cefalea di tipo tensivo o della forma mista cefalea tensiva ed emicrania (o altre cefalee legate alla tensione miuscolare), e se vuoi sapere di più sui trattamenti oggi disponibili su base scientifica per il trattamento di queste patologie, ti consigliamo di visitare il sito web: cefalea-tensiva.it. 

     www.Cefalea-Tensiva.it 

    Su cefalea-tensiva.it troverai molte informazioni su base scientifica relativa non solo al biofeedback ma anche ai trattamenti farmacologici e non farmacologici più usati, il loro livello di efficacia nel breve e lungo termine, i rischi, le controindicazioni, la loro comparazione, tanti consigli e, naturalmente, tutti gli studi scientifici di riferimento su cui si basano i dati forniti.


     Contatti e indirizzi


     

     Via Giovanni Guareschi 123 - 00143 - Roma (EUR-Laurentina)

     I trattamenti di Biofeedback e Neurofeedback sono svolti dalla équipe formata dal Dott. Alessio Penzo e dalla Dott.ssa Loredana Scalini presso ll Centro di Psicofisiologia e Psicologia situato in Via Giovanni Guareschi 123, 00143 - Roma (EUR-Laurentina).

     


    Come raggiungerci


     

     

    Fermata Metro B Laurentina + Autobus 776

    Fermata Metro B Fermi + Autobus 779

    In Automobile: clicca sulla mappa. 


     Valutazioni e opinioni dei pazienti, commenti e domande


     


  • SINDROME DEL COLON IRRITABILE (o INTESTINO IRRITABILE) e Biofeedback

    (Irritable bowel syndrome - IBS)


    La Sindrome del Colon Irritabile (IBS - Irritable Bowel Syndrome) viene definita come un  disturbo gastrointestinale funzionale, una combinazione di sintomi gastrointestinali cronici o ricorrenti non attribuibili ad alterazioni strutturali o biochimiche dell’apparato gastrointestinale.

    La IBS costituisce una delle condizioni cliniche più frequenti in gastroenterologia e una delle più difficili da trattare, proprio per la difficoltà di individuare in un danno d'organo circoscritto la causa della disfunzione. 

    Nei paesi occidentali si stima che il 10-20% della popolazione, l'11% nel mondo (Canavan 2014), abbia disturbi compatibili con la definizione di IBS. Soltanto un terzo di questi soggetti si rivolge ad un medico e il 5% ad uno specialista, rappresentando tuttavia un elevato impatto socioeconomico per l’assistenza sanitaria. Essi, infatti, costituiscono oltre il 40% delle visite specialistiche di gastroenterologia.

    Fino ad un periodo relativamente recente, si trattava sempre di diagnosi di esclusione, laddove non potevano essere identificate spiegazioni biologiche dei sintomi come alterazioni strutturali o infezioni.

    Recentemente invece un gruppo di lavoro internazionale di gastroenterologi ha sviluppato un sistema diagnostico specifico, il “Rome II criteria”,  poi aggiornato alla versione IV (Drossman 2016), che prevede dei criteri specifici per la diagnosi della sindrome del colon irritabile e degli altri disturbi gastrointestinali funzionali. In particolare l'IBS è suddivisa in 3 sub-tipologie:

    • Con diarrea predominante
    • Con costipazione predominante
    • Mista

    I Meccanismi della Sindrome del Colon Irritabile


    La Sindrome del Colon Irritabile è definita "funzionale" appunto perché legata ad alterazioni funzionali dell'apparato gastroenterico le cui cause non sono state ancora univocamente individuate: tra le ipotesi più diffuse vi è la dismotilità del colon, fattori immunologici, fattori dietetici ma, soprattutto, l'ipersensibilizzazione viscerale e le alterazioni dell'interazione cervello-intestino (Lee 2014).

    Attualmente esistono solo farmaci in grado di agire temporaneamente sui sintomi; non esistono farmaci in grado di agire sulle cause del disturbo (Halland 2015).

    La domanda più importante quindi sulla quale la ricerca scientifica lavora da anni è semplice: qual'è o quali sono le cause di queste alterazioni funzionali? Ossia, qual'è la precisa eziologia di questo disturbo funzionale?

    Da decenni si è osservato come spesso la Sindrome del Colon Irritabile sia un disturbo funzionale strettamente legato ad un'iperattivazione psicofisiologica, spesso cronica, che è tipica delle persone che hanno una tendenza ad essere ansiose, rabbiose, iperattive/iper-reattive o semplicemente particolarmente prone a stressarsi.

    La cosa più importante è che spesso (non sempre)  l'individuo si abitua a questo stato di iperattivazione divenendo insensibile agli aspetti psicologici ad essa legati: ad esempio con gli anni una personalità ansiosa (o tendenzialmente tale) può imparare a gestire psicologicamente (corticalmente) questo stato, imparando a tollerarlo e a "non sentirlo più"; ma sul piano fisiologico, a livello sottocorticale e di Sistema Nervoso Autonomo, il controllo corticale non può per sua natura esercitare questo controllo e l'iperattivazione (non più o mal percepita consciamente) rimane incontrollata e si manifesta con sintomi somatici di vario genere (variabili da individuo a individuo): negli individui con IBS la principale via somatica è quella intestinale: "principale" perché spesso questo disturbo di accompagna ad altri sintomi sempre legati ad uno squilibrio funzionale del Sistema Nervoso Autonomo (vedi ad es. la fibromialgia).

    Il Sistema Nervoso Autonomo regola tutte le funzioni autonomiche (neurovegetative) tra cui il sistema cardio-vascolare e cardio-respiratorio, il Sistema Endocrino, la digestione e la motilità gastrointestinale ed è composto da 3 sotto sistemi: 

    • Sistema Simpatico (stress, ansia, rabbia, iperattività)
    • Sistema Parasimpatico (calma, relax, sonno)
    • Sistema Enterico (digestione)

    Questi 3 sotto sistemi lavorano sempre in modo coordinato e l'iper o ipoattivazione di uno di essi si ripercuote anche sugli altri sistemi.

    E' così che Pellissier (2010) e Sowder (2010) hanno scoperto che i pazienti con IBS, rispetto ai pazienti senza IBS, presentano un'iperattivazione del Sistema Nervoso Simpatico rispetto al Parasimpatico;  un aumento dell'attivazione simpatica (o tono Simpatico) è legata agli stati di attivazione psicofisologica come l'ansia, la rabbia, lo stress (anche la depressione) e in generale tutti gli stati psicofisici legati a un impegno significativo del corpo e della mente; al contrario un aumento del tono parasimpatico è legato a stati di rilassamento, calma ed emozioni positive.

    Nel paziente con Sindrome del Colon Irritabile, come dimostrato dagli autori su citati, si è venuta a creare un'alterazione importante del funzionamento del Sistema Nervoso Autonomo:

    Il Biofeedback è un trattamento in grado di fornire al paziente l'abilità di controllare volontariamente, con le opportune tecniche e strategie, proprio i livelli d'attivazione del Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico e di riportare alla normalità il loro funzionamento con conseguente riduzione dei sintomi dell'IBS, oltre che di tutti i sintomi legati ad un'iperattivazione simpatica.


     EFFICACIA DEL BIOFEEDBACK


    L'efficacia del biofeedback nel trattamento della Sindrome del Colon irritabile e di altri disturbi gastrointestinali funzionali è supportata da numerosi studi scientifici (ad es. Gong et al. 2016; Ahadi et al. 2014; Stern et al. 2014; Dobbin et al. 2013; Hart et al. 2012; Rao 2011; Patcharatrakul and Gonlachanvit 2011; Chiarioni G, Whitehead 2008; Oztürk 2007Trembach and Korot'ko 2009; Leahy and Epstein 2001; Leahy et al. 1998; Barak et al. 1999; Plummer and Tries 1992; Whitehead 1992; McAllister et al. 1990; Radnitz and Blanchard 1989; Radnitz and Blanchard 1988; Marzuk 1985; Ford 1982; Wald 1981; Whitehead 1978).

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    Biofeedback per la Sindrome del Colon Irritabile


    Poiché, come appena detto, la Sindrome del Colon Irritabile è strettamente legata ad alterazioni a carico del Sistema Nervoso Simpatico e Parasampatico, una terapia efficace deve mirare a riequilibrare il funzionamento di tali sistemi.

    Ciò è reso possibile da specifici protocolli di biofeedback grazie ai quali l'individuo con Sindrome del Colon Irritabile impara ad attuare tecniche specifiche che gli consentono di controllare volontariamente i livelli di attivazione di tali sezioni del Sistema Nervoso Autonomo.

    Presso il nostro studio utilizziamo un protocollo di tipo integrato che ruota intorno al Biofeedback, che si svolge in 8-10 sedute e che prevede le seguenti attività:

    1. Psicodiagnosi e valutazione psico-fisiologica (stress profile); in questa fase si individuano i sistemi fisiologici la cui alterazione causa i sintomi della Sindrome del Colon Irritabile (IBS); si compie anche un'approfondita analisi della condizione del paziente al fine d'individuare le strategie e il protocollo d'intervento più appropriato per correggere permanentemente tali alterazioni fisiologiche.
    2. Biofeedback Training: è l'elemento portante del nostro trattamento integrato. Grazie all'utilizzo di una particolare strumentazione, le funzioni fisiologiche alterate (attività cardiaca, heart rate variability, respirazione, temperatura, conduttanza cutanea, ecc.) vengono quantificate e visualizzate direttamente su un grande monitor. Attraverso l'uso di specifiche tecniche l'individuo utilizza questo feedback per imparare a riconoscere e a controllare le stesse funzioni fisiologiche alterate (monitorate), riuscendo in tal modo a gestire, ridurre e/o eliminare l'IBS in modo del tutto autonomo, potenziando allo stesso tempo il senso di autoefficacia, ossia la corretta convinzione che quei sintomi possano essere volontariamente controllati, con le tecniche opportune. 
    3. Igiene del sonno: dopo una valutazione attenta sulla qualità del sonno vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una qualità del sonno ottimale, ciò che è indispensabile per il raggiungimento più rapido dei risultati attesi e per il ripristino di una qualità della veglia soddisfacente. Nel caso dei disturbi legati ad alterazioni del ritmo circadiano del sonno, si interviene con strategie mirate.
    4. Colloqui psicoeducativi e preventivi: conoscere i meccanismi psicologici e fisiologici che sottendono la Sindrome del Colon Irritabile nonché i fattori psicologici e ambientali che possono facilitarla, costituisce il primo passo per poterla controllare e sconfiggere. L'intervento psicoeducativo è finalizzato ad aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che la Sindrome del Colon Irritabile non è un "nemico" misterioso e "incontrollabile" ma che, al contrario, può essere gestita con le opportune tecniche e strategie.
    5. Rilassamento Progressivo: ad ogni seduta viene fornito un CD-audio (o MP3) con le istruzioni da seguire a casa (o al lavoro, in auto, ecc.) per l'esecuzione delle 8 fasi del Rilassamento Progressivouna tecnica di rilassamento che, come dimostrato da recenti studi, potenzia/velocizza gli effetti del Biofeedback.

     


     Bibliografia


     

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  • BiofeedbackRoma.it


    BioFeedbackRoma.it è il sito web gestito dallo Studio di Psicofisiologia e Biofeedback di Roma diretto dal Dott. Alessio Penzo e dalla Dott.ssa Loredana Scalini.


    Cos'è e cosa non è il Biofeedback?


    Il Biofeedback è una branca applicativa della Psicofisiologia, la disciplina scientifica che studiaprocessi psicologici e i loro correlati fisiologici.  

    E' praticato, in Italia e nel mondo, da Psicologi con competenze specifiche in ambito Psicofisiologico e Psicologico.

    Queste competenze sono fondamentali per una pratica ottimale di tale metodo che è particolarmente efficace in molte patologie caratterizzate da una forte componente psicosomatica o psicologica, ragion per cui è di fondamentale importanza che venga praticato da psicologicon formazione ed esperienza specifica nelbiofeedback e nellapsicofisiologia.

    Il Biofeedback non è una forma di psicoterapia o fisioterapia.

    Il biofeedback è internazionalmente considerato un metodo d'intervento (trainingPsicofisiologicodimostratosi efficace nel trattamento di diverse condizioni patologiche tra cui la Cefalea di Tipo Tensivo, l'Emicrania, la Fibromialgia e i dolori cronici, l'Ansia e gli Atacchi di Panico, l'Ipertensione Primaria e da Camice Bianco.

    Tutte le condizioni sopra elencate sono caratterizzate, quasi invariabilmente, da una importante componentepsicosomatica e cioè sono influenzate (o co-determinate) oltre che da fattori genetici, anche dallo stress, da fattori emozionali, comportamentali e da "abitudini cognitive" che determinano l'insorgere degli specifici mix sintomatologici che le caratterizzano.

    L'efficacia del Biofeedback per questi disturbi dipende molto dall'esperienza e dall'abilità dello Psicologo (o della équipedi psicologi) nell'inquadrare il problema del paziente, considerando sempre le particolarità di ogni individuo, al fine non solo di individuare i protocolli di biofeedback più adeguati, ma anche di definire le strategie comportamentali più efficaci per un effetto duraturo/permanente del trattamento.


    Il Trattamento di Biofeedback


     Per le ragioni su esposte in tutti gli interventi di Biofeedback svolti dalla nostra équipe presso lo Studio di Psicologia e Biofeedback di Roma, sono incluse diverse attività che noi definiamo "accessorie" ma che in realtà velocizzano e potenziano l'efficacia a lungo termine del trattamento.

    Il trattamento da noi svolto include dunque le seguenti attività:

    - Trattamento di Biofeedback- Dopo la prima seduta di valutazione, nel corso della quale si svolge un'attenta e precisa anamnesi ed una valutazione/misurazione psicofisiologica (stress profile), si definiscono i protocolli più adeguati necessari al trattamento di ogni singola condizione o disturbo.

    Nelle sedute successive si svolge il vero e proprio trattamento di Biofeedback e, contemporaneamente, le attività "accessorie" di seguito descritte.

    Solitamente una seduta di biofeedback dura circa 30 minuti (comprese le attività accessorie), è totalmente privo di effetti collaterali e non farmacologico.


    ATTIVITA' ACCESSORIE (facoltative ma consigliate)


     

    - Colloqui di sostegno, psicoeducativi e preventivi  

    Le condizioni patologiche trattabili col biofeedback consistono o sono sempre legate a fattori di tipo psicologico-emotivo come ansia, stress, depressione, rabbia, ecc. A tal fine la buona riuscita del trattamento e il mantenimento dei suoi effetti nel lungo termine è fortemente facilitato da brevi colloqui strategici svolti nel corso del trattamento di biofeedback. Tali colloqui sono finalizzati a:

    - Conoscere i meccanismi psicologici,fisiologici,emotivi, comportamentaliambientali che sono all'origine o che alimentano il disturbo o la condizione patologica.

    - Aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la certezza che le alterazioni fisiologiche involontarie che causano il disturbo o condizione possono essere volontariamente controllate e normalizzate con le strategie apprese.

    - Imparare a controllare la risposta psicofisica agli agenti stressanti con adeguate tecniche e cambiamenti mirati nello stile di vita.

    I colloqui brevi si svolgono nel corso delle sedute di biofeedback, sono inclusi nel trattamento, non comportano costi aggiuntivi e non sono obbligatori anche se fortemente consigliati.

    - Rilassamento Progressivo da fare a casa/lavoro con CD (8 fasi) - Diversi studi hanno dimostrato che l'aggiunta di questa tecnica al Biofeedback velocizza e potenzia gli effetti di quest'ultimo, soprattutto nella Cefalea Tensiva.

    - Igiene del sonno- Nel corso delle sedute di biofeedback vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità del sonno. Migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi psicofisiologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress, dell'ansia, della rabbia (e di altri stati di tensione/attivazione eccessiva) sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors inevitabili.

    - Monitoraggio attivo inter-sessione: le strategie apprese durante il trattamento integrato di biofeedback devono essere poi estese alla vita reale, al di fuori setting protetto e controllato dello studio di biofeedback; per tale ragione abbiamo implementato un sistema di monitoraggio continuo sempre attivo che, tra una seduta (o sessione) e quella successiva, accompagna e assiste la persona nel delicato processo di estensione delle abilità apprese alla vita di tutti i giorni, tramite l'uso di strumenti opportunamente tarati sulle necessità di ogni singolo individuo.

    - Monitoraggio post-trattamento: terminate le sessioni di trattamento, le abilità apprese e già ben trasposte nella vita di tutti i giorni dovranno essere utilizzate anche nei mesi successivi; per tale ragione nei 6 mesi successivi alla fine del trattamento la nostra équipe effettua un monitoraggio volto sia a verificare i progressi attesi, sia a correggere eventuali errori d'applicazione e d'integrazione delle strategie apprese, sempre tramite l'uso di strumenti simili a quelli usati nel monitoraggio inter-sessione.


    Disturbi e condizioni i trattate con il metodo integrato di Biofeedback


    Il Biofeedback è un trattamento psicofisiologico, non-farmacologico e privo di effetti collaterali.

    E' basato su una lunga pratica clinica e su una robusta letteratura scientifica ultra quarantennale che ne ha dimostrato l'efficacia nel trattamento di numerosi disturbi.

    In questo sito abbiamo scelto di pubblicare approfondimenti su base scientifica relativi esclusivamente ai disturbi per i quali l'efficacia del Biofeedback è sostenuta da una solida base sperimentale e clinica.

    Segue un elenco (link) delle principali patologie trattate:  

     

     

    Tutte le sezioni su elencate sono in continuo aggiornamento. Nuove sezioni, come quella relativa all'Emicrania, saranno aggiunte prossimamente.

    Su BioFeedbackRoma.it è inoltre possibile trovare informazioni dettagliate relative ai seguenti argomenti:

    1. Disturbi e condizioni maggiormente trattate con il Biofeedback
    2. Protocolli di Biofeedback più utilizzati/efficaci
    3. Riferimenti scientifici e bibliografie
    4. Cos'è il Biofeedback (teoria, aspetti clinici e sperimentali)
    5. Durata e costi dei trattamenti
    6. Guide (eBook gratuiti) e consigli pratici

     

     


  • Cefalea di tipo tensivo


     

    Numerose ricerche condotte a partire dagli anni ’50 del secolo scorso hanno ampiamente dimostrato che il Biofeedback costituisce un valido metodo d’intervento per il trattamento della Cefalea di Tipo Tensivo.

    Numerosi studi controllati hanno dimostrato che l’80% dei pazienti con Cefalea di Tipo Tensivo trattati con Biofeedback vanno incontro ad una riduzione dei sintomi clinicamente significativa, contro il 22-33% di efficacia dimostrata per l’amitriptilina (Laroxyl), largamente impiegata per il trattamento profilattico.

     


    •  Il Biofeedback come trattamento della Cefalea Tensiva

     

    Nel trattamento della Cefalea Tensiva il Biofeedback trainer, attraverso l’elettromiografia di superficie (sEMG), misura la tensione dei muscoli coinvolti nel processo d’innesco dell’episodio cefalgico (in genere i muscoli delle spalle, schiena, fronte e/o mandibola), visualizzandola su uno schermo sotto forma di grafici o immagini usate come feedback per l’apprendimento del controllo della tensione muscolare all’origine dei sintomi.

     


     

    • Il Protocollo utilizzato 

     

     

    Il Protocollo prevede 8-10 sedute e si articola in 4 fasi:

     

    1 – Profilo Psicofisiologico (o Stress Profile)

    2 – Calibrazione Senso-Motoria

    2 – Biofeedback (shaping)

    3 – Rilassamento Progressivo da fare a casa/ufficio (con DVD)

     

    A fine trattamento il paziente saprà riconoscere e correggere autonomamente

    l’eccessiva tensione muscolare alla base della cefalea, riducendo o eliminando l’intensità, durata e frequenza degli episodi cefalgici e l’uso/abuso dei farmaci.

     

     


    •  Efficacia del Biofeedback per la Cefalea di Tipo Tensivo

     

     

    Il Biofeedback produce risultati clinicamente significativi nel 60%-80% dei pazienti trattati, contro il 22%-33% dell’amitriptilina (Laroxyl).

    L’efficacia del Biofeedback dipende dal locus in cui vengono posizionati i sensori e dall'abilità del biofeedback therapist ad individuarli.

     

    Ad esempio, da uno studio comparativo tra l’EMG-Biofeedback effettuato sui muscoli della fronte e l’EMG Biofeedback effettuato sui muscoli del trapezio, è emerso che ben il 100% dei pazienti trattati con quest’ultimo protocollo hanno raggiunto una riduzione clinicamente significativa mentre i pazienti trattati con il primo protocollo hanno raggiunto risultati clinicamente significativi “solo” nel 50% dei casi (Arena et al., 1995), risultato quest’ultimo comunque soddisfacente rispetto ai trattamenti farmacologici più in uso.

     


    •  E’ una cura definitiva?

     

     

    Studi di follow-up a lungo termine hanno dimostrato che, per la maggior parte dei pazienti trattati con il Biofeedback che continuano ad applicare le abilità apprese, gli effetti del trattamento rimangono invariati nel corso del tempo, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori trattamenti.

     


     

    • Sicurezza ed effetti indesiderati 

     

     

    Il Biofeedback per il trattamento della Cefalea di Tipo Tensivo è sicuro, indolore, non-farmacologico e privo di effetti collaterali ad eccezione di un possibile arrossamento nella zona di applicazione del cerotto che tiene i sensori per l’sEMG.

     


    •  I vantaggi del biofeedback come trattamento della cefalea tensiva

     

           E’ clinicamente efficace nel 60-80% dei pazienti trattati

           Non comporta l’assunzione di farmaci

           E’ privo di effetti collaterali e controindicazioni

           E’ indolore e sicuro

           E’ economico:il protocollo standard prevede 8-10 sedute in tutto, senza la necessità di ulteriori sedute o cicli di trattamento.

           Ha effetti duraturi: l’efficacia a lungo termine è stata dimostrata in studi di follow-up sino a 15 anni dalla fine del trattamento.


  • Cure Naturali e Farmacologiche per la Cefalea Tensiva a confronto


    La scarsa efficacia dei trattamenti farmacologici attualmente esistenti per la cefalea di tipo tensivo e la scarsa tollerabilità degli effetti indesiderati di tali farmaci (si pensi a farmaci come il Laroxyl), spinge un numero crescente di persone che soffrono di Cefalea di Tipo Tensivo a cercare soluzioni alternative che abbiano effetti collaterali tollerabili. Come vedremo il Biofeedback costituisce il metodo d'intervento più efficace e, allo stesso tempo, del tutto privo di effetti collaterali e, aspetto non di scarsa rilevanza, economico.

    Sebbene in rete si trovino soluzioni di ogni tipo (erbe, diete spesso improvvisate e trattamenti di ogni genere) un'analisi attenta della letteratura scientifica a supporto delle varie alternative naturali, non farmacologiche e  farmacologiche oggi esistenti ha evidenziato che solo pochissimi metodi di trattamento hanno ricevuto una solida conferma sperimentale.

    Nella tabella sottostante sono descritti e confrontati, in termini di efficacia sperimentalmente dimostrata, i metodi d'intervento naturali e farmacologici più utilizzati per il trattamento della cefalea tensiva.

    Tale analisi e corredata di una ricca bibliografia che rimanda ai singoli studi scientifici da cui sono tratte le informazioni qui pubblicate.

    Da tale analisi emerge che il trattamento naturale che presenta il più elevato livello di efficacia è ilBiofeedbackche presenta anche il vantaggio di essere il metodo naturale più rapido, economico, di lunga durata, indoloree privo di effetti collaterali.

     

    Cure a confronto

    per la Cefalea di Tipo Tensivo

    (per visualizzare i riferimenti scientifici clicca qui)

    Campo verde = trattamenti più efficaci e con nessun effetto collaterale

    Campo giallo = trattamenti con grado di efficacia moderato o modesto

    Campo bianco = trattamenti con grado di efficacia nullo o non dimostrato

    Trattamento

    Tipologia

    Grado di

    efficacia

    Percentuale di successo dimostrata

    Effetto a lungo termine

    Durata media della

    terapia

    Effetti collaterali

                 

    Biofeedback

    Non farmacologico

    Molto alto

    80-90%

    dei pazienti trattati

    Dimostrato sino a

    15 anni

    Unico ciclo di 8-10 sedute

    Nessuno

    Rilassamento progressivo

    Non farmacologico

    Moderato

    37%

    dei pazienti trattati

    ?

    Variabile

    Nessuno

    Gestione dello Stress

    Non farmacologico

    Moderato

    37%

    dei pazienti trattati

    ?

    Variabile

    Nessuno

    Amitriptilina

    Farmaco antidepressivo triciclico

    Modesto

    22-33%

    dei pazienti trattati

    La cessazione dell’assunzione porta al ritorno della condizione pre-trattamento

    Cicli di 6 mesi

    Molteplici

    anche gravi

    SSRI

    (Fluoxetina, Sertralina, altri)

    Farmaci antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina

    Non efficace

    Effetto non superiore

    al placebo

    -

    -

    Molteplici

    anche gravi

    Valproato di sodio, Topiramato, ecc.

    Antiepilettici, anticonvulsivi

    Non efficaci o efficacia incerta

    -

    -

    -

    Molteplici

    anche gravi

    Analgesici e antinfiammatori

    (Paracetamolo, “Aspirina”, Ibuprofene, Naprossene, Ketoprofene, Diclofenac, ecc.)

    Farmaci analgesici e antinfiammatori

    Non efficace

    Non indicati per la profilassi. Alto rischio di cronicizzazione

    Forte rischio di cronicizzazione, rebound headache, e aumento delle cefalee se assunti per più di 2 giorni a settimana

    -

    -

    Molteplici

    anche gravi

    Agopuntura

    Non Farmacologico

    Efficacia incerta

    -

    -

    10-20 sedute con cadenza annuale

    Fastidio o dolore nei punti di applicazione degli aghi. Infezioni.

    Botulino Tipo A

    (iniezioni pericraniali)

    Farmacologico

    Nessuna efficacia o efficacia incerta

    -

    Quando presente, effetto temporaneo

    Applicazioni ripetute a distanza di pochi mesi

    Molteplici

    anche gravi

    Manipolazione spinale

    Non Farmacologico

    Non efficace

    -

    -

    -

    -

    Note: tutte le informazioni riportate nella tabella comparativa si basano esclusivamente sui dati scientifici emersi dalle ricerche condotte negli ultimi decenni nei rispettivi ambiti.

    Per una spiegazione più dettagliata sui vari trattamenti elencati, sulla loro efficacia, per i riferimenti bibliografici e le note clicca quì.

     

     


    I Trattamenti Naturali per la Cefalea di Tipo Tensivo in dettaglio


    A – Biofeedback(calibrazione + shaping) + rilassamento progressivo(Molto Efficace)

    Il più efficace protocollo di Biofeedback per il trattamento della cefalea tensiva è l'EMG Biofeedback che integra tre tecniche:

    1 - la tecnica dello "shaping"

    2 - la tecnica della calibrazione senso-motoria

    3 - la tecnica del rilassamento muscolare progressivo

    L'applicazione di questo protocollo, che di solito comporta un numero molto limitato di sedute (8-10 sedute), produce effetti clinicamente significativi in almeno l' 80% dei pazienti trattati (Sherman, 2012).

    E’ stato ben dimostrato che l’aggiunta delle tecniche di rilassamento al Biofeedback determina risultati superiori a quelli del Biofeedback da solo (Nestoriuc et al. 2008). In sintesi il Biofeedback è più efficace del rilassamento ed è efficace anche nei pazienti in cui il semplice rilassamento risulti inefficace; tuttavia il rilassamento può potenziare l’efficacia del Biofeedback.

    B – Biofeedback + Gestione dello Stress(Efficace)

    Tra le cause principali della cefalea tensiva è lo stress cui spesso il paziente cefalgico è soggetto; in questi casi l’azione combinata del biofeedback e delle tecniche di gestione dello stress può produrre risultati ancor più significativi, rapidi e duraturi.

    In aggiunta al Biofeedback la gestione dello stress implica anche:

    • Individuazione dell’agente stressante(stressor) e delle possibili strategie per evitarlo/annullarlo (ove possibile) o per limitarne gli effetti sulla vita del paziente.
    • Imparare a controllare la risposta psicofisicaagli agenti stressanti con adeguate tecniche di rilassamento e con cambiamenti nello stile di vita.
    • Igiene del sonno.Questo elemento è spesso determinante; migliorare la qualità del sonno significa agire direttamente su un insieme di potenti meccanismi bio-psicologici che contrastano fortemente gli effetti dannosi dello stress sul corpo e sulla mente, aumentando la resistenza psicofisica agli stressors inevitabili.
    • Gestione della rabbia.E’ stato ampiamente dimostrato che la tendenza e spesso l’abitudine (modificabile) di reagire agli eventi della vita (dai più piccoli ai più grandi) con rabbia, espone l’individuo a un’ulteriore fonte di stress psicofisico, ciò che determina oltre che un aumento della frequenza delle cefalee, anche un aumento significativo del rischio di serie patologie cardiovascolari.

    C – Rilassamento progressivo

    Il rilassamento progressivo presenta un grado di efficacia moderato nel produre risultati clinicamente significativi (riduzione del 50% della frequenza, intensità e durata delle cefalee). Ciò ad esempio è quanto dimostrato da Arena et al. (1995) dal cui studio è emerso che il rilassamento progressivo ha un’efficacia, seppur moderata, clinicamente significativa, con una riduzione di almeno il 50% della frequenza, intensità e durata delle cefalee nel 37% dei pazienti con diagnosi di cefalea tensiva trattati. Anche altri studi hanno dimostrato una efficacia moderata nel ridurre la frequenza/intensità e durata delle cefalee (Blanchard et al. 1985, 1990; Collett et al., 1986; Gada 1984; Larsson e Carlsson, 1996).

    D – Gestione dello Stress

    Anche la gestione dello stress ha mostrato un grado di efficacia, seppur moderato, nel produrre risultati clinicamente significativi (riduzione del 50% della frequenza, intensità e durata delle cefalee). Ciò ad esempio è quanto da Holroid et al. (2001) in uno studio condotto su un campione di 203 adulti con diagnosi di cefalea di tipo tensivo, dal quale è emerso che le tecniche di gestione dello stress hanno prodotto risultati clinicamente significativi solo nel 35% dei soggetti. La stessa percentuale è quella emersa dalla metanalisi condotta da Bogaart et al. (1994).

    E - Agopuntura (efficacia incerta)

    Riguardo alla reale efficacia dell’agopuntura nel trattamento della cefalea di tipo tensivo, la ricerca sino ad oggi condotta ha prodotto risultati contrastanti (Bendtsen, 2009; Davis et al., 2008; Endres et al., 2007; Melchart et aò., 2005). La sua efficacia è dunque incerta.

    F – Manipolazione Spinale (non efficace)

    Questa tecnica non ha mostrato un’ efficacia attendibile nel trattamento della cefalea di tipo tensivo  (Bendtsen, 2009; Bove e Nilsson, 1998; Posadzki e Ernst, 2011). Il trattamento non è efficace.

    G – Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale

    Da uno studio di Blanchard et al. (1990) su 66 pazienti con cefalea tensiva è emerso che la psicoterapia comportamentale non è più efficace del rilassamento progressivo nel ridurre la frequenza/intensità/durata delle cefalee. Quest’ultimo è risultato clinicamente efficace per il 37% dei pazienti trattati (Arena et al.1995).

    Nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale il paziente è spinto a identificare pensieri e credenze che possano contribuire ad aumentare il suo stress, ciò che aggrava i suoi mal di testa. Anche se in termini sperimentali i risultati delle psicoterapie sono difficili da misurare, alcuni studi ne hanno dimostrato una certa efficacia. Per altri tipi di psocoterapia non esiste un letteratura scientifica sufficiente.

    Da una recente review sulle terapie non farmacologiche per il trattamento della cefalea tensiva (Sun-Edelstein e Mauskop, 2012) è emerso che le l’EMG Biofeedback costituisce oggi uno strumento efficace e che la terapia cognitivo-comportamentale e il training di rilassamento possono essere d’aiuto. Attualmente l’EMG Biofeedback abbinato al rilassamento progressivo costituisce in assoluto lo strumento più efficace oggi diponibile per il trattamento della cefalea tensiva, sia rispetto ai farmaci che rispetto a tutti gli altri trattamenti non-farmacologici.


    Evitare i “triggers” (fattori d’innesco dell’episodio cefalalgico)


    I triggers più frequentemente riportati dai pazienti che soffrono di cefalea tensiva (ma anche di emicrania) sono i seguenti (Ulrich et al. 1996; Rasmussen et al. 1992):

    a)Stress (psicologico o fisico)

    b)Pasti irregolari o inappropriati; saltare i pasti

    c)Eccessivo consumo di caffé o di bevande contenenti caffeina

    d)Disidratazione

    e)Disturbi del sonno (insonnie, ipersonnie, ecc.)

    f)Attività fisica insufficiente, eccessiva o inappropriata

    g)Problemi psicologici (ansia e depressione in primis)

    h)Variazioni ormonali

    i)Ciclo mestruale


    Stress, qualità del sonno, stile di vita e biofeedback


    E’ da notare come spesso, nella vita quotidiana delle persone che soffrono di cefalea tensiva, i fattori su elencati (i triggers) siano spesso legati alla condizione di stress: ad esempio il condurre una vita stressante per un periodo prolungato spesso è associato a disturbi del sonno, ansia e ad uno stile di vita che porta l’individuo a consumare alti dosi di caffeina, a dormire male e in modo irregolare, a saltare i pasti e, spesso, a sviluppare sintomi ansiosi o depressivi. Anche in questo caso il Biofeedback integrato al rilassamento progressivo, e magari ad un intervento psicologico breve e mirato a individuare e modificare le abitudini scorrette e a migliorare l'igiene del sonno, possono dare ottimi risultati e in breve tempo.


    Per visualizzare la Bibliografia, clicca quì.

     

     


  • Disturbo da deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADD e ADHD)

    Efficacia del Neurofeedback con e senza Realtà Virtuale e videogiochi


     

    Livello di efficacia del Neurofeedback per ADHD e ADD

     

    Nel 2013 la AAP (American Academy of Pediatrics), una delle più grandi organizzazioni di pediatri al mondo, ha riconosciuto al neurofeedback il massimo livello (Livello 1) di raccomandazione per il trattamento dell' ADHD e ADD.

     

    Il Neurofeedback è efficace nel 75% dei pazienti ADHD/ADD trattati e la sua efficacia è dimostrata da centinaia di studi scientifici condotti a partire dal 1976.

     

    Il neurofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.

     

    ATTENZIONE!

    Esiste un unica metodologia di Neurofeedback scientificamente supportata che si chiama, semplicemente, Neurofeedback, senza l'aggiunta di altri aggettivi.

    Tutti i "neurofeedback" pubblicizzati con vari nomi compositi "neurofeedback x" non sono supportati scientificamente, non hanno un'efficacia dimostrata, non possono essere usati (per legge) per il trattamento di disturbi (es. ADHD, depressione, ansia, stress) e non fanno uso di dispositivi approvati per uso medico (Medical CE certified, FDA registered). Fare molta attenzione.


    NEUROFEEDBACK AVANZATO: QEEG E REALTA' VIRTUALE NEUROFEEDBACK GUIDATA


    Oggi i sistemi più avanzati di Neurofeedback hanno una solida sperimentazione di base che ne dimostra l'efficacia nel trattamento di disturbi come l'ADHD/ADD.

    Il Neurofeedback di basa sulle più recenti conoscenze e concezioni del cervello e del suo funzionamento: il cervello è una struttura estremamente plastica, capace cioè di modificarsi e riorganizzarsi in base alle attività che svolge (o non svolge). 

    Il Neurofeedback sfrutta questa plasticità per potenziare o depotenziare abilità neurocognitive come l'attenzione, la memoria, la creatività e il ragionamento, il controllo delle emozioni (ansia, depressione, rabbia), il controllo degli impulsi e del flusso dei pensieri (es. ruminazioni).

    Nel caso dell'ADHD e ADD i sistemi più avanzati di Neurofeedback sono quelli basati sul QEEG (Quantitative EEG) e sull'uso di tecnologie d'avanguardia come la realtà virtuale.

    Nel video che segue descriviamo brevemente in cosa consiste l'uso della realtà virtuale neurofeedback guidata, tenendo presente che viene usata sapientemente assieme ad altre metodiche di neurofeedback.

     

     Presso il nostro centro usiamo esclusivamente le tecniche e le tecnologie più sofisticate, all'avanguardia (e ad uso medico) oggi esistenti: n tanti anni di esperienza abbiamo anche sviluppato tecnologie proprietarie che ci consentono di potenziare ulteriormente gli effetti del trattamento e di abbatterne tempi e costi.


    Comparazione dell'efficacia del Neurofeedback e dei Farmaci


    Sino al 30% dei bambini con deficit dell'attenzione (ADD/ADHD) non mostra alcun miglioramento con il trattamento farmacologico (stimolanti); nel restante 70% dunque i farmaci sono efficaci ma spesso presentano effetti collaterali che impongono la sospensione o la non somministrazione del farmaco (ad esempio nei bambini).

    Inoltre sebbene da una parte l'uso dei farmaci determini nei bambini con ADD/ADHD un migliore andamento scolastico, una migliore concentrazione e una minore iperattività, dall'altra i bambini hanno ancora difficoltà a svolgere i compiti che vengono loro richiesti, a seguire le regole, a capire perché un certo comportamento inappropriato deve essere corretto. Questi ultimi problemi dipendono da un funzionamento cognitivo alterato che dipende in larga parte da un'ipoattività delle regioni cerebrali frontali che negli ADD/ADHD si manifesta con un ridotto metabolismo in queste regioni, una riduzione delle onde EEG veloci ed un'eccessiva attività delle onde EEG lente, tutte alterazioni che possono essere efficacemente corrette con gli adeguati protocolli di Neurofeedback mentre i farmaci hanno un effetto molto ridotto sull'attività EEG(Lubar 1992).

    Numerosi studi scientifici controllati infatti  hanno dimostrato che il neurofeedback (o EEG biofeedback) è efficace nel trattamento del Disturbo da Deficit dell'Attenzione e Iperattività (ADHD).

    Ad esempio Monastra et al. (2002) hanno dimostrato un'efficacia del neurofeedback superiore al metilfenidato, un farmaco psicostimolante molto utilizzato nel trattamento farmacologico del ADHD; ancor prima Rossiter e La Vaque (1995) avevano già dimostrato che solo 20 sedute da 30 minuti di Neurofeedback avevano pari efficacia rispetto al metilfenidato; anche l'uso congiunto del Neurofeedback e del metilfenidato potenzia significativamente l'efficacia del trattamento (Gonzalez-Castro e coll. 2015); inoltre, a differenza del farmaco, che produce miglioramenti solo fin tanto che è assunto, il neurofeedback rende possibile il mantenimento nel lungo termine dei miglioramenti ottenuti (Monastra e coll. 2002), ciò che è dimostrato sino ad almeno 5 anni.

     


    Come funziona?


    Gli individui affetti da questo disturbo presentano alterazioni dell'attività elettrica cerebrale rilevata sullo scalpo con l'EEG (elettroencefalogramma). Ad esempio i bambini con ADHD mostrano una produzione di onde theta (4-8-Hz) e una produzione ridotta di onde beta (16-24 Hz) in specifiche regioni cerebrali.

    Queste anomalie si registrano in modo ancor più marcato nel corso dello svolgimento di compiti cognitivi che richiedono attenzione e concentrazione, specie se prolungata.

    Il training di neurofeedback è finalizzato a potenziare e depotenziare specifiche onde cerebrali la cui alterazione è legata agli stati di disattenzione e impulsività. E' dimostrato che questo training normalizza l'attenzione e riduce l'iperattività.

    Il presupposto teorico su cui si basa il neurofeedback è che vi sia un legame tra le alterazioni delle onde cerebrali rilevate con l'EEG, le alterazioni neurobiologiche da cui esse generano e i sintomi del disturbo: la ricerca scientifica supporta questa corrispondenza.

    Il neurofeedback è un vero e proprio allenamento (training) attraverso il quale l'individuo (bambino, adolescente o adulto), grazie al feedback generato dalla strumentazione utilizzata, nel corso delle sedute riesce a correggere l'alterazione delle onde cerebrali nella direzione di una loro normalizzazione; è stato infatti dimostrato che tale normalizzazione dell'attività cerebrale correla con il miglioramento dei sintomi tipici del disturbo: disattenzione, difficoltà di concentrazione, iperattività e impulsività


    Durata e costi del trattamento



    Il trattamento è svolto dall'equipe formata dal Dr. Alessio Penzo e dalla Dott.ssa Loredana Scalini; una seduta dura circa 30 minuti. I sensori EEG sono posizionati sul cuoio capelluto in corrispondenza delle parti del cervello del paziente che devono essere esrcitate. I sensori sono collegati ad un computer potente che esegue un programma di addestramento speciale, che nelle fasi avanzate include la realtà virtuale. 

    Nella nostra esperienza i protocolli i NF altamente personalizzati e con l'uso delle tecnologie più avanzate richiedono circa 20-25 sedute. Invece i trattamenti standard non personalizzati possono richiedere 30-40 sedute. Noi adottiamo sempre i più elevati livelli di personalizzazione ottenendo, così una riduzione importante della durata del trattamento e dei costi.

    Per maggiori informazioni sui costi, i tempi e la metodologia, visita il sito che abbiamo dedicato esclusivamente al neurofeedback:

     

    NeurofeedbackRoma.it

     

     



    Alcune Ricerche


     

    Nel 2013 la AAP (American Academy of Pediatrics), una delle più grandi organizzazioni di pediatri al mondo (che oggi conta 64 mila pediatri) ha riconosciuto al neurofeedback il massimo livello (Livello 1) di raccomandazione per il trattamento dell' ADHD, basato sulla solidità ed estensione della ricerca scientifica prodotta sino ad oggi.

    Nel 2015 Gonzalez-Castro e colleghi hanno condotto una ricerca su 136 pazienti con ADHD ed hanno dimostrato che il neurofeedback abbinato al trattamento farmacologico da i risultati migliori; inoltre il neurofeedback da solo ha determinato miglioramenti nelle funzioni esecutive superiori al solo farmaco.

    Beuregard e Levesque (2006) hanno effettuato una risonanza magnetica funzionale (fMRI) sia su pazienti con ADHD prima e dopo il neurofeedback sia su pazienti (gruppo di controllo) non sottoposti a neurofeedback per vedere se il training di neurofeedback provocasse cambiamenti oggettivamente rilevabili. La risonanza magnetica funzionale ha evidenziato dei cambiamenti nei pazienti sottoposti al neurofeedback consistente nella normalizzazione dell'attività cerebrale; nei pazienti non sottoposti al neurofeedback (gruppo di controllo) la fMRI non ha evidenziato alcun cambiamento.

    Kaiser e Othmer (2000) hanno fatto uno studio con 1.089 pazienti dimostrando che il neurofeedback training del ritmo EEG sensomotorio (12-15 Hz) e beta produce significativi miglioramenti nell’attenzione e nel controllo degli impulsi e cambiamenti positivi misurati nel test delle variabili dell’ attenzione (TOVA). 

    Monastra, et al (2002) hanno lavorato con 100 bambini che assumevano Ritalin, oltre ad avere consulenza familiare e supporto accademico. Metà di essi ha ricevuto anche l'EEG biofeedback o Neurofeedback. Tutti i bambini hanno mostrato miglioramenti simili nel test TOVA e in una scala di valutazione dell’ADD. Ma solo i bambini che hanno fatto il neurofeddback sono stati in grado di mantenere  i loro miglioramenti senza Ritalin.

    Altri studi, utilizzando tecniche simili, hanno mostrato un aumento nei punteggi  d'intelligenza e nel rendimento scolastico nei casi in cui al trattamento era stato aggiunto il training delle onde theta (Lubar et al 1995).

    Un piccolo studio su 16 bambini ha comparato bambini allenati con neurofeedback con quelli in lista di attesa. I punteggi più alti sono emersi nel primo gruppo così come la riduzione dei comportamenti di disattenzione (Linden et al 1996).

    Altri due studi hanno dimostrato che il Neurofeedback è efficace quanto il Ritalin in numerose misure (Rossiter e LaVaque 1995; Fuchs et al. 2003).

    Un altro studio ha trovato che 16 su 24 pazienti che assumevano farmaci erano in grado di ridurre le dosi o interrompere del tutto il trattamento dopo l'allenamento con il Neurofeedback (Alhambra et al 1995).

    Studi controllati e randomizzati hanno dimostrato la superiorità del neurofeedback (EEG biofeedback) rispetto al training attentivo computerizzato (Gevensleben et al. 2009a) e all'EMG biofeedback (Bakhshayesh et al. 2011)

     In randomized controlled trials, it has been found to be superior in reducing the children’s inattentive, hyperactive and impulsive behavior (medium effect sizes) compared to computerized attention training (Gevensleben et al., 2009a) and EMG biofeedback (Bakhshayesh et al., 2011).


    Bibliografia (parziale)


     

    Alhambra, M.A., Fowler, T.P., & Alhambra, A.A. (1995). EEG biofeedback: A new treatment option for ADD/ADHD. Journal of Neurotherapy, 1(2), 39-43.

    Bakhshayesh,A.R.,Hänsch,S.,Wyschkon,A.,Rezai,M.J.,andEsser,G.(2011). NeurofeedbackinADHD:asingle-blindrandomizedcontrolledtrial. Eur.Child Adolesc.Psychiatry 20, 481–491.

    Carolyn Yucha and Christopher Gilbert's, 2004 "Evidence Based Practice in Biofeedback & Neurofeedback" AAPB, Wheat Ridge, CO.

    Fuchs, T., Birbaumer, N., Lutzenberger, W., Gruzelier, J.H., & Kaiser, J. (2003). Neurofeedback treatment for attention-deficit / hyperactivity disorder in children: A comparison with methyphenidate. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 28(1), 1-12.

    Kaiser, D.A., & Othmer, S. (2000). Effect of neurofeedback on variables of attention in a large multi-center trial. Journal of Neurotherapy, 4(1), 5-15.

    Gevensleben,H.,Holl,B.,Albrecht,B.,Vogel,C.,Schlamp,D.,Kratz,O.,etal. (2009a). IsneurofeedbackanefficacioustreatmentforADHD?Arandomised controlledclinicaltrial. J. ChildPsychol.Psychiatry 50, 780–789.

    González-Castro PCueli MRodríguez CGarcía TÁlvarez L. (2015).Efficacy of Neurofeedback Versus Pharmacological Support in Subjects with ADHD. Appl Psychophysiol Biofeedback.  [Epub ahead of print].

    Linden, M., Habib, T, & Radojevic, V. (1996). A controlled study of the effects of EEG biofeedback on cognition and behavior of children with attention deficit disorder and learning disabilities. Biofeedback and Self Regulation, 21(1), 35-49.

    Lubar, J.F., Swartwood, M.O., Swartwood, J.N., & O'Donnell, P.H. (1995). Evaluation of the effectiveness of EEG neurofeedback training for ADHD in a clinical setting as measured by changes in T.O.V.A. scores, behavioral ratings, and WISC-R performance. Biofeedback and Self Regulation, 20(1), 83-99.

    Monastra, V.J., Monastra, D.M., & George, S. (2002). The effects of stimulant therapy, EEG biofeedback, and parenting style on the primary symptoms of attention-deficit/hyperactivity disorder. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 27(4), 231-249.

    Rossiter, T.R., & La Vaque, T.J. (1995). A comparison of EEG biofeedback and psychostimulants in treating attention deficit/hyperactivity disorders. Journal of Neurotherapy, 1(1), 48-59.

     

     

     

     

     

     


  • DOMANDE FREQUENTI


    • Il Biofeedback è doloroso?

    No. Il Biofeedback è un trattamento:

    • Indolore
    • Non invasivo
    • Non farmacologico
    • Privo di Effetti Collaterali
    • Di breve durata ed efficacia permanente

    I sensori vengono posizionati (appoggiati) sulla superficie cutanea del paziente con normale adesivo o fascette elastiche. Il trattamento è pertanto totalmente innocuo e indolore.

    • Cosa sono i “sensori”?

    Sono dispositivi in grado di rilevare diverse variabili fisiologiche. Esempi sono il sensore della temperatura o il sensore autoadesivo dell’EMG (Elettromiogramma) che viene attaccato sulla superficie cutanea e che è in grado di captare le microcorrenti elettriche prodotte dal muscolo monitorato.

    • I sensori emettono corrente elettrica?

    Assolutamente no.Tutti i sensori servono a captare le variazioni fisiologiche monitorate. Unica eccezione sono i sensori per la conduttanza cutanea che emettono una debolissima, impercettibile e innocua corrente elettrica.

    • Il Biofeedback ha controindicazioni?

    No, il Biofeedback è una tecnica sicura e priva di controindicazioni.

    • Quanto dura una seduta di Biofeedback?

    Mediamente una seduta dura 30 minuti. La prima seduta di valutazione dura 90-120 minuti.

    • Quanto dura un trattamento di Biofeedback?

    Dipende dal problema del paziente. I trattamenti per l'Ansia, gli Attacchi di Panico, la Cefalea Tensiva, l’Emicrania richiede in genere 8-10 sedute, con cadenza settimanale.

  • Dott. Alessio Penzo

    Psicofisiologo e Psicologo

    Specializzato in Biofeedback e Neurofeedback 

    (Roma EUR-Laurentina) 


    Referenze Professionali


     Dr. Alessio Penzo

    ORCID iD iconorcid.org/0000-0002-7232-5731

    • Psicologo e Psicofisiologo Specializzato in Biofeedback e Neurofeedback, con specifica formazione ed esperienza nel trattamento della Cefalea di Tipo Tensivo e dell'Emicrania, dell'Ansia e degli Attacchi di Panico, ipertensione da camice bianco e primaria, ADHD / ADD e disturbi dell'apprendimento,  depressione in età adulta e adolescenziale e dello stress acuto e cronico.
    • Laurea Magistrale il Psicologia presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università Sapienza di Roma.
    • Ha frequentato il Dottorato di ricerca in Psicobiologia e Psicofermacologia (2 anni) presso il Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina e Psicologica (Sapienza).
    • E' autore e docente del Corso di Formazione professionale in "Psicofisiologia e Psicopatologia dell’ansia” realizzato in seno alla International Society of Psychology.
    • E' fondatore e autore dell'indirizzo di Formazione della Psicologia Neurocognitiva.
    • E' autore del corso di formazione di Psicologia del Counseling a indirizzo Neurocognitivo.
    • Attualmente svolge attività di ricerca nel’ambito del Biofeedback e del Neurofeedback (detto anche EEG-Biofeedback), sul perfezionamento delle tecniche d’intervento per il trattamento del ADHD / ADD, dei disturbi dell'apprendimento, dei disturbi d’ansia, dell’emicrania e cefalea di tipo tensivo, dei disturbi del sonno e dello stress e per lo sviluppo di protocolli di Biofeedback Chronotherapy.
    • Svolge attività di ricerca sui sub-tipi di Attacchi di Panico (diagnosi e intervento), in particolare gli Attacchi di Panico di tipo respiratorio.
    • E' autore di centinaia di articoli di Psicologia e Neuroscienze pubblicati nell'Enciclopedia Professionale online di Psicologia e Neuroscienze "Psichepedia".
    • E' autore del libro "Gli Attacchi di Panico di Tipo Respiratorio".
    • E' autore del libro "Psicofisiologia e Psicopatologia dell'Ansia".
    • E' autore del libro "Lo Stress: psicofisiologia e metodi d'intervento"
    • E iscritto all'Albo degli Psicologi del Lazio con Codice 23289

     


    Trattamenti di Biofeedback


     

    Il Dott. Alessio Penzo svolge interventi di Biofeedback e Neurofeedback per il trattamento non farmacologico delle seguenti condizioni/patologie:

    • Cefalea Tensiva (Cefalea di Tipo Tensivo)
    • ADHD e ADD
    • Ansia e Attacchi di Panico
    • Depressione (Neurofeedback)
    • Fibromialgia
    • Emicrania
    • Dolori cronici da tensione muscolare
    • Ipertensione
    • Ipertensione da Camice Bianco
    • Fobie
    • Asma
    • Gestione dello stress biofeedback guidata

     


     Trattamenti di psicologia


     

    Il Dott. Alessio Penzo svolge attività di psicodiagnosi, colloquio clinico, sostegno psicologico, abilitazione e riabilitazione per il trattamento delle seguenti condizioni:

    • Ansia con o senza Attacchi di Panico e Paucisintomatici
    • Gestione dello Stress
    • Disturbi Depressivi
    • Disturbi del Sonno e igiene del sonno
    • Problemi di coppia e familiari

    Ove indicato il Dr. Penzo adotta un approccio integrato in virtù del quale al Colloquio Psicologico si affianca il trattamento di Biofeedback (e viceversa): in questi casi l’applicazione integrata dei due metodi d’intervento consente un più efficace, rapido e duraturo raggiungimento degli obiettivi clinici prefissati.

     


     Contatti e sedi professionali


     

    Il Dott. Penzo riceve per appuntamento presso le sedi sotto indicate:

    • Roma Eur (Laurentina) - Via Giovanni Guareschi, 123 - 00143
    • Roma Centro - Via Vittorio Veneto, 108 - 00187

     

    Segreteria (info e prenotazioni):

    • Tel. 06 45424587
    • eMail Segreteria: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
    • eMail Dr. Alessio Penzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

     


     

     

     

  •  Dott.ssa Loredana Scalini

    Psicologa, psicofisiologa e specialista in Biofeedback e Neurofeedback (Roma Eur)

     


    Referenze Professionali


     

    La dott.ssa Loredana Scalini è laureata in Psicologia clinica e di comunità presso l'università "Sapienza" di Roma e da molti anni si occupa di problematiche psicologiche.

    Perfezionata in "“Psicopatologia, Psicodiagnostica e Psicoterapia Psicodinamica integrata”" presso la "Scuola Medica Ospedaliera di Roma"

    Specialista in Biofeedback, si è formata seguendo il Corso di Formazione in Biofeedback “General Biofeedback Training Course: Psychophysiological Assessment and Intervention” organizzato dalla Behavioral Medicine Research and Training Foundation con sede a Port Angeles, Washington, USA, approvato dalla APA (American Psychology Association), dalla BCAA (Biofeedback Certification International Alliance) e dalla NBCC, tenuto dal Dr. Richard Sherman.

    Perfezionata in Tecniche di Rilassamento e Gestione dello Stress.

    Iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio dal 2004 con numero iscriz. 23290.

     


     Ambito Clinico


     

    Dopo la laurea in Psicologia ha collaborato all'interno di un servizio di Consulenza Psicologica per adolescenti e giovani adulti della Asl Roma A;

    Successivamente ha collaborato in un servizio per l'età evolutiva (tutela e Riabilitazione) della Asl Roma B.

    Attualmente si occupa di Consulenza, psicodiagnosi, sostegno psicologico e Biofeedback Training nei seguenti ambiti:

    • Ansia - Ansia generalizzata, fobie, attacchi di panico
    • Disturbi correlati allo Stress e Prevenzione dello stress
    • Stati Depressivi
    • Disturbi Psicosomatici - Dolore cronico legato a tensioni muscolari, Emicrania, Cefalea tensiva, Fibromialgia, Sindrome del colon irritabile, Asma
    • Disturbi del comportamento Alimentare - Anoressia, Bulimia, Sindrome da Alimentazione incontrollata e notturna
    • Insonnia e altri Disturbi del sonno
    • Disturbi sessuali e della coppia
    • Psicologia Infantile - ADD E ADHD - Disturbo da Iperattività e Deficit dell'attenzione

    La dott.ssa utilizza un "approccio integrato" al problema portato dall'utente, in particolare tenendo conto dell'unità Corpo-Mente e delle sue interconnessioni.

    Il metodo applicato prevede l'utilizzo del Biofeedback Training e del Neurofeedback, due tecniche innovative di cui in moltissimi studi è stata dimostrata l'efficaciaper lil trattamento e il controllo di:

    Stress, Ansia e Attacchi di Panico, Disturbi Psicosomatici come Emicrania, Dolore cronico, Mal di testa tensivo, Ipertensione, Sindrome del Colon Irritabile ecc.

    Il Biofeedback è uno strumento di apprendimento, una tecnica per aiutare la persona a riconoscere e controllare il livello di funzionamento dei propri sistemi psicofisiologici e le proprie reazioni fisiologiche come ad esempio la tensione muscolare (che spesso da luogo a dolori cronici) la frequenza cardiaca, la respirazione ecc.

    Questa tecnica è spesso associata a Tecniche di rilassamento, che risultano più efficaci proprio perchè associate a un sistema di consapevolezza e controllo dato dagli strumenti del Biofeedback.

    I cambiamenti ottenuti con il Biofeedback durano nel tempo in quanto la persona può mettere in pratica in modo autonomo il sistema di controllo sul proprio corpo che ha imparato durante il trattamento (anche questo è stato dimostrato da numerosi studi di follow-up).

     


     Altre Attività


     

    • La dott.ssa Scalini è Presidente e Socio Fondatore dell'Associazione International Society of Psychology (dal 2010)
    • Cofondatore e Responsabile del Portale "Psichepedia Network", l'Enciclopedia scientifica online di Psicologia e Neuroscienze
    • Pubblicazioni: Autrice di centinaia  di articoli di interesse psicologico e neuroscientifico
    • Attività accademica: Ha collaborato presso l'Università "Sapienza" con le Cattedre di "Teoria e tecniche della dinamica di Gruppo" e "Laboratorio Dinamiche di Gruppo" (2002-2005)
    • Didattica: Docente del corso "Psicopatologia e Psicobiologia dell'Ansia e degli Attacchi di Panico: diagnosi e metodi d’intervento".
    • Docente del corso di "Psicologia delle Cure Primarie" per l'Associazione ISP
    • Coordinatrice e responsabile del "Progetto Nazionale per la Salute Psicologica", progetto che prevede la collaborazione tra Psicologo e Medico di base su   tutto il territorio nazionale.

     

      

     


     Contatti e indirizzi


     

    La dott.ssa Scalini riceve dal lunedì al sabato su appuntamento presso i seguenti studi:

     

    • Roma Eur Laurentina: Via Giovanni Guareschi 123 - 00143
    • Roma Centro Pinciano:  Via Vittorio Veneto 108 -  00187 

     

    • Tel. 06 45424587
    • Fax.  06 99335853 (24/7)
    • Cell. 347 2959916
    • Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

     


     


  • Il Biofeedback per l'Insonnia


    I disturbi del sonno, come ad esempio la difficoltà ad addormentarsi, i frequenti risvegli durante la notte e il risveglio precoce con la difficoltà a riprendere sonno, possono essere causati da condizioni di stress di varia origine (lavorativo, relazionale, condizioni di salute, ecc.) e a stati d'ansia e di depressione.

    Tutte queste condizioni hanno in comune il fatto di aumentare il livello d'attivazione di quelle parti del sistema nervoso centrale e periferico che svolgono la funzione di facilitare l'attuazione di risposte comportamentali volte ad affrontare situazioni percepite come pericolose, ansiogene o più comunemente problematiche.

    Spesso quest'ultima condizione si verifica nelle persone che si trovano in condizioni più o meno prolungate di depressione (sia gli stati transitori che i veri e propri disturbi dell'umore); tipicamente l'individuo si sveglia ripetutamente durante la notte e ha difficoltà a riprendere sonno (insonnia centrale) oppure si sveglia presto e non riesce a riprendere sonno: spesso la difficoltà a riaddormentarsi è causata da pensieri e rimuginazioni che hanno l'effetto di attivare emozionalmente e cognitivamente la persona che quindi sperimenta emozioni come l'ansia, la tristezza, la malinconia che alimentano catene di pensieri in un circolo vizioso che rende difficile o impossibile il ristabilirsi delle condizioni psicofisiologiche necessarie all'induzione del sonno.

     

    Ne risulta un sonno frammentato, superficiale e troppo breve, con conseguente stanchezza diurna e stato dell'umore più basso. 


    Il Biofeedback per il trattamento dell'insonnia


    Il Biofeedback può aiutare le persone che soffrono d'insonnia a riconoscere le risposte di eccessiva attivazione psicofisiologica sovente legate a condizioni di stress (acuto o cronico), di ansia e di depressione.

    Tramite il biofeedback l'individuo impara a riconoscere precocemente, ridurre e controllare efficacemente gli stati di iper-attivazione e iper-reattività psicofisiologica legati alle condizioni su descritte. 

     Il protocollo da noi utilizzato prevede 8-10 sedute in tutto e consiste nell'uso dei seguenti 5 strumenti:

     

    1. Psicodiagnosi e valutazione psico-fisiologica (stress profile); in questa fase si individuano le cause del disturbo del sonno e i sistemi fisiologici la cui alterazione è legata a tale condizione; si individua quindi il protocollo d'intervento più appropriato per correggere permanentemente tali alterazioni fisiologiche.
    2. Biofeedback Training: è l'elemento portante del trattamento integrato. Grazie all'utilizzo di strumentazioni adeguate, le funzioni fisiologiche alterate (attività cardiaca, respirazione, temperatura, conduttanza cutanea, ecc.) vengono quantificate e visualizzate direttamente sul monitor. Attraverso l'uso di specifiche tecniche il paziente utilizza queste conoscenze per imparare a riconoscere e a controllare le stesse funzioni fisiologiche alterate e i sistemi neurofisiologici che li mediano, riuscendo in tal modo a gestire, ridurre ed eliminarel'eccessivo stato d'attivazione psicofisiologica che compromette la qualità e quantità del sonno, in un processo che va "dal basso verso l'alto".
    3. Igiene del sonno: dopo una valutazione sulla qualità/quantità del sonno vengono fornite le indicazioni necessarie a ripristinare una sufficiente qualità del sonno, tenendo conto oltre che delle caratteristiche ambientali anche delle abitudini e dello stato psicologico dell'individuo.
    4. Colloqui psicoeducativi e preventivi: conoscere i meccanismi psicologici e fisiologici che sottendono il sonno e l'insonnia (e i fattori psicologici e ambientali che possono facilitarla), costituisce il primo passo per poterla affrontare efficacemente. L'intervento psicoeducativo è finalizzato ad aumentare la consapevolezza dell'individuo e il suo senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza che l'insonnia non è una condizione "misteriosa" e "incontrollabile" ma che, al contrario, può essere gestita, ridotta ed eliminata.
    5. Rilassamento Progressivo: ad ogni seduta viene fornito un CD-audio con le istruzioni da seguire per svolgere a casa (o al lavoro, in auto, ecc.) ogni una della 8 fasi del Rilassamento Progressivouna tecnica di rilassamento che potenzia/velocizza gli effetti del Biofeedback e dei colloqui psicoeducativi.

     


    EFFICACIA DEL BIOFEEDBACK NEL TRATTAMENTO DELL'INSONNIA

    RICONOSCIMENTI 


    Il National Institutes e la American Academy of Sleep Medicine hanno entrambi dichiarato che il biofeedback, utilizzato in combinazione con esercizi di rilassamento, può aiutare le persone che hanno problemi di sonno.

     

     


    Bibliografia


     

    Morin, C.M., Hauri, P.J., Espie, C.A., Spielman, A.J., Buysse, D.J., & Bootzin, R.R. (1998). Nonpharmacologic treatment of chronic insomnia. An American Academy of Sleep Medicine review. Neuroscience and Behavior Physiology, 28(3), 330-335.

    Nicassio, P.M., Boylan, M.B., & McCabe, T.G. (1982). Progressive relaxation, EMG biofeedback and biofeedback placebo in the treatment of sleep-onset insomnia. British Journal of Medical Psychology, 55(Pt 2), 159-166.

    NIH Technology Assessment Panel on Integration of Behavioral and Relaxation Approaches into the Treatment of Chronic Pain and Insomnia. (1996). Integration of behavioral and relaxation approaches into the treatment of chronic pain and insomnia. Journal of the American Medical Association, 276(4), 313-318.

    Standards of Practice Committee of the American Academy of Sleep Medicine. (1999). An American Academy of Sleep Medicine Report. Practice parameters for the nonpharmacologic treatment of chronic insomnia. Sleep, 22(8), 1134-1156.

     

     


  • LE CLASSIFICAZIONI INTERNAZIONALI DELL'IPERTENSIONE


     


      Ipertensione: classificazione 2013


    Secondo la classificazione proposta nelle Linee guida 2013 ESH/ESC per la diagnosi e il trattamento dell’ipertensione arteriosa, esistono diverse categorie di pressione arteriosa, ciascuna corrispondente a specifici range di pressione sistolica e diastolica, come illustrato nella tabella sottostante:

    Tabella 1 - Classificazione ESH/ESC (2013)

    Categoria

    Sistolica (mm/Hg)

     

    Diastolica (mm/Hg)

    Ottimale

    < 120

    e

    < 80

    Normale*

    120-129

    e/o

    80-84

    Normale-alta*

    130-139

    e/o

    85-89

    Ipertensione di Grado 1

    140-159

     

    90-99

    Ipertensione di Grado 2

    160-179

    e/o

    100-109

    Ipertensione di Grado 3

    ≥ 180

    e/o

    ≥ 110

    Ipertensione sistolica isolata

    ≥ 140

    e

    < 190

     

    In base alle cause che la determinano inoltre l’ipertensione può essere suddivisa in due categorie diagnostiche:

    1. Ipertensione Primaria (essenziale, idiopatica),  quando non ci sono cause note associate (95% dei casi).
    2. Ipertensione Secondaria, quando altre condizioni mediche sono la causa della pressione alta, come ad esempio le malattie renali o le disfunzioni del sistema endocrino (rappresenta solo il 5% dei casi).

    E' importane sottolineare il fatto che ben il 95% degli individui ipertesi soffrono della forma primaria o essenziale di ipertensione, e cioè di una patologia della quale non sono ancora note le cause dirette ma di cui sono noti alcuni importanti fattori di rischio.

    Tra i fattori di rischio noti lo stress sembra svolgere un ruolo molto importante. Come vederemo diversi studi hanno dimostrato che la reattività della pressione arteriosa a stress psicologici di vario genere predice l'insorgenza dell'ipertensione essenziale a 4, 10 e 13 anni dal test.


     Preipertensione = Pressione sanguigna "Normale"/"Normale-alta"


    Secondo una più vecchia classificazione (JNC 7, 2003) le due categorie “Normale” e “Normale Alta” dell’attuale classificazione corrispondono ad una condizione denominata “preipertensione” ancora in uso e non più prevista nel JNC 8 (2014). La tabella sottostante illustra tale vecchia classificazione:

     

    Tabella 2 - Classificazione JNC 7 (2003)

    Condizione Pressoria

    SBD mm/Hg (sistolica)

    DBD mm/Hg (diastolica)

    Normale

    < 120

    < 80

    Preipertensione

    120-139

    80-89

    Stadio 1

    140-159

    90-99

    Stadio 2

    160 e oltre

    100 e oltre

     

     

     

     

     

     

     

     

    La pre-ipertensione era dunque una condizione definita dalla presenza di una pressione sistolica compresa tra i 120 - 139 millimetri di mercurio (mm/Hg) e/o di una pressione diastolica tra gli 80-89 mm/Hg, che nella classificazione più recente ESH/ESC corrisponde alla pressione Normale e Normale-alta. Ciò che conta dire è che se non vengono messi in atto i necessari cambiamenti al proprio stile di vita (gestione dello stress, attività sportiva, alimentazione), la preipertensione può evolvere in ipertensione vera e propria.

    Sia la preipertensione che l'ipertensione aumentano il rischio di disturbi cardiovascolari, seguendo la regola generale che quanto maggiore è il livello di pressione arteriosa (oltre il livello massimo ottimale), tanto maggiore è il rischio di sviluppare tali patologie.

    L’ipertensione e gli altri fattori di rischio cardiovascolari possono potenziarsi a vicenda, risultando in un maggior rischio CV rispetto alla somma dei singoli componenti.

    Non bisogna dunque attendere che la pressione alta, sebbene ancora entro i valori "normali", evolva in una forma d'ipertensione; al contrario, anche nella "preipertensione" è importante intervenire subito a fini preventivi, sia per evitare l'evoluzione della condizione attuale in ipertensione vera e propria, sia per ridurre il rischio di disturbi cardiovascolari. Oltre dunque a modificare alcune brutte abitudini (alientazione scorretta), a perdere peso e a svolgere attività sportiva, si possono applicare le tecniche di biofeedback.

     


  • I MECCANISMI NEUROFISIOLOGICI SOTTESI ALL'IPERTENSIONE


    Secondo alcuni autori, a svolgere un ruolo primario nell'ipertensione è uno squilibrio nell'attivazione del sistema nervoso autonomo (Mancia et al. 1997; Brook and Julius, 2000; Mahtani et al. 2012), ciò che costituisce un effetto tipico delle condizioni acute o croniche di stress; più precisamente l'iper-attivazione del sistema nervoso simpatico (e la contemporanea riduzione dell'attività antagonista parasimpatica) sensibilizza i barocettori che mediano il baroreflex (e cioè il riflesso che consente ai vasi sanguigni di compensare aumenti e riduzioni eccessive di pressione sanguigna costringendo e dilatando i vasi sanguigni) resettando il loro valore soglia di attivazione (Radaelli et al. 1994).

    E' come se i barocettori, in seguito all'iper-attivazione simpatica (causata da situazioni stressanti, ansia, rabbia, ecc) si sfasassero e interpretassero il normale livello di pressione come "pressione bassa", comandando erroneamente alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni di contrarsi di più per compensare quella inesistente bassa pressione, determinando in tal modo valori pressori superiori alla norma.

    Si ritiene che il Biofeedback agisca determinando una progressiva e stabile desensibilizzazione dei barocettori riportandoli a valori d'attivazione ottimali.


  • Quanto costa il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


    L'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclodi 8-10 sedute, senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

    La tariffa di una seduta di biofeedback o neurofeedback è pari a euro 70,00.

    La prima seduta di valutazione e misurazione psicofisiologica comporta un'approfondita analisi del problema e la valutazione psicofisiologica o stress profile (con la nostra strumentazione), ha un costo di euro 120,00 e ha una durata di circa 90-120 minuti.

    Lo stress profile è necessario ad individuare il locus dell'alterazione fisiologica e a stabilire il protocollo di biofeedback adeguato alla specifica situazione.

    Il Biofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.


  •  Quanto dura il trattamento di Biofeedback per l'ipertensione essenziale?


    Solitamente il trattamento di Biofeedback e per l'ipertensione richiede un solo ciclo di 8-10 sedute. La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita valutazione delle condizioni del paziente e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90-120 minuti; le sedute successive di training durano circa 30 minuti

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento.

    Riguardo alla durata degli effetti del Biofeedback sull'ipertensione, essa è a lungo termine.


  •  Quanto dura il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


    Solitamente il trattamento di Biofeedback e per la Cefalea di Tipo Tensivo richiede un solo ciclo di 8-10 sedute. La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita valutazione e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90-120 minuti; le sedute successive di training durano circa 30-40 minuti

    Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento.

    Riguardo alla durata degli effetti del Biofeedback sulla cefalea tensiva, la sua efficacia è stata dimostrata da studi di follow up sino a 15 anni dalla fine del training.


  • STRESS E IPERTENSIONE 


    Quando siamo sottoposti ad uno stressor (=situazione o evento stressante) il nostro organismo mette in moto una serie di meccanismi neurobiologici e fisiologici atti a consentire al nostro corpo di farvi fronte nel modo migliore possibile.

    Le principali risposte fisiologiche ad una situazione/evento stressante sono:

    • aumento dell'attivazione dell'asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrenali) che determina il rilascio nel sangue degli ormoni dello stress (come l'adrenalina e i corticosteroidi);
    • aumento del ritmo cardiaco;
    • aumento del ritmo respiratorio;
    • aumento della pressione sanguigna;

    Tutte queste risposte fisiologiche sono determinate da un'iperattivazione del Sistema Nervoso Simpatico e dalla simultanea riduzione o sospensione dell'attività parasimpatica (freno vagale) la cui attivazione invece svolge nel nostro organismo un'attività antagonista al Simpatico (come ad esempio la riduzione della frequenza cardiaca).

    La domanda che ci poniamo è la seguente: c'è un collegamento tra stress e ipertensione?

    Diversi studi hanno dimostrato che, negli individui normotesi, quanto più ampio è l'aumento della pressione arteriosa in risposta a varie tipologie di stressor, tanto maggiore è la probabilità che tali individui sviluppino ipertensione essenziale nei 4-13 anni successivi al test (Matthews et al. 2004; Markovitz et al. 1998; Matthews et al. 1993; Murphy et al; 1992; Treber et al. 1997; Everson et al. 1996; Carroll et al. 1996).

    Ad esempio Matthews e colleghi (2004) hanno condotto uno studio su più di 4000 persone normotese di età media di 27 anni alle quali veniva misurata la pressione sanguigna durante la presentazione di diversi stress psicologici e fisici; è risultato che le persone che di fronte agli stressor mostravano aumenti di pressione più grandi, a distanza di 4-13 anni hanno sviluppato una ipertensione essenziale.

     

    Questi studi su larga scala dimostrano che tra l'iper-reattività degli individui agli stressor e lo sviluppo di ipertensione vi è una forte correlazione. Sulle ragioni per cui tali individui "iper-reattivi" sviluppino con maggiore probabilità ipertensione essenziale vi sono diverse ipotesi. Una delle più accreditate è descritta più avanti clicca qui.

    Di per sè la risposta psicofisiologica dello stress è "sana" e utile all'organismo sino a quando però la quantità delle risorse richieste non ecceda quella disponibile. Se dunque la situazione stressante si protrae eccessivamente nel tempo (condizioni lavorative pesanti, stress emotivi, lutto, ansia e depressione, ecc.) e con essa anche la reazione psicofisiologica allo stress, si attivano dei meccanismi compensatori che producono alterazioni stabili dei sistemi fisiologici coinvolti (cardiovascolare, respiratorio, muscolare, ghiandolare, ecc.); tali alterazioni a loro volta, negli individui predisposti, spesso producono vare tipologie di sintomi psicosomatici, come le cefalee, i dolori muscolari, la sindrome del colon irritabile, l'ansia e l'ipertensione.

    Un segno che indica la presenza di un tale stato di alterazione è la capacità/velocità dei sistemi fisiologici alterati dallo stress cronico (ad es. pressione sanguigna e ritmo cardiaco) di tornare allo stato di riposo dopo la presentazione di uno stressor.

    Ciò è quanto possiamo verificare tramite il protocollo di biofeedback denominato "stress profile" o profilo psicofisiologico, che consiste nel sottoporre l'individuo ad una misurazione di diverse variabili fisiologiche (pressione sanguigna, ritmo cardiaco, tensione muscolare, elettroencefalogramma, elettromiogramma, conduttanza cutanea, ecc.) durante la presentazione di diversi stressor di moderata intensità (filmati, immagini, compiti di ragionamento o memoria, immaginazione) alternati a fasi di relax.

    Se alla cessazione dello stressor uno o più sistemi fisiologici monitorati non tornano rapidamente ai livelli basali, ciò implica che quei sistemi hanno subito alterazioni adattive permanenti a condizioni di stress ripetute o prolungate ( stress cronico) che causano il sintomo (ipertensione, aritmie, cefalee, dolori muscolari, disturbi gastrointestinali, ecc.): queste alterazioni fisiologiche possono essere efficacemente corrette con il biofeedback.

    Grazie al Biofeedback la persona che soffre di pressione alta impara a riconoscere e a controllare sia la risposta psicofisiologica allo stress che la pressione sanguigna in modo specifico.

     


  • Profilo Psicofisiologico o Stress Profile e valutazione approfondita


    Esempio di schermata di monitoraggio

     

    La pianificazione del trattamento di qualsiasi disturbo deve sempre partire da una valutazione professionale attenta e approfondita. A tal fine la prima seduta è sempre una seduta di valutazione. Nella prima parte della prima seduta, della durata totale di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso), si effettua una valutazione approfondita delle condizioni del paziente in relazione alla cefalea tensiva.

    Nella seconda parte, utilizzando la strumentazione del biofeedback, si effettua una misurazione di diverse variabili fisiologiche (elettromiogramma, HRV, conduttanza cutanea, temperatura, respirazione, ecc.) in condizioni di relax e di stress (lieve) attraverso una procedura guidata (che fa uso di immagini, suoni e compiti) volta a individuare le alterazioni fisiologiche su cui intervenire e per definire il protocollo più efficace.

    Dalla precisione con cui viene svolto lo stress profile dipende l'efficacia del trattamento.

    E' importante che lo stress profile sia effettuato da mani esperte in grado di riconoscere con la necessaria accuratezza le anomalie/alterazioni elettrofisiologiche dei muscoli testati, la loro entità, il loro andamento, il loro rapporto diretto o indiretto con le altre variabili fisiologiche misurate ed anche tutti i principali fattori comportamentali, emozionali, psicologici e ambientali che possono favorire/alimentare la condizione patologica.

    La cefalea tensiva infatti è spesso un disturbo connotato da una forte componente psicosomatica, presentandosi nella maggior parte dei casi in comorbidità con condizioni di ansia eccessiva, depressione o in condizioni di stress (lavorativo, relazionale, ecc.) eccessivo o prolungato.

    Saper riconoscere precocemente le alterazioni fisiologiche che indicano la copresenza di queste condizioni è indispensabile per scegliere i protocolli che siano in grado di normalizzare non solo i livelli di tensione dei muscoli interessati (che causano le cefalee) ma anche i livelli d'attivazione (e l'iper-reattività) di quella parte del sistema nervoso da cui genera il "comando" ai suddetti muscoli di contrarsi eccessivamente, in modo incontrollato e involontario.  

    Così facendo il problema della cefalea di tipo tensivo viene affrontato alla radice, ciò che spiega perchè questo trattamento è efficace in almeno 8 pazienti su 10.   

     


  •  Trattamenti per gli attacchi di panico in base al tipo 


    Una volta individuate le sub-tipologie degli attacchi di panico (respiratorio e non), ci si è subito chiesti, sia in ambito clinico che nell'ambito della ricerca, se tali distinzioni possano essere utili a individuare trattamenti mirati per ciascuna sub-tipologia. Diciamo subito che, per quanto riguarda i trattamenti psicofarmacologici oggi utilizzati, non sono ancora stati individuati farmaci selettivi per il trattamento delle varie sub-tipologie di ADP.

    A causa dei frequenti effetti collaterali che essi presentano e della dipendenza che inducono in chi ne fa uso prolungato o abuso, questi farmaci dovrebbero essere assunti sotto stretto controllo psichiatrico, per periodi limitati e solo per le forme di psicopatologia non trattabile con altri tipi d'intervento psicologico/comportamentale, come il Biofeedback e i colloqui psicologici.

    Anche per queste ragioni non ci occuperemo dei trattamenti psicofarmacologici ma di quelli non-farmacologici utilizzati con successo presso il nostro studio.

    La ricerca sul Biofeedback ha dimostrato l'impressionante efficacia di un tipo particolare di protocollo di Biofeedback nel trattamento dei pazienti con Attacchi di Panico di Tipo Respiratorio definito "Biofeedback Respiratorio".