• Il Biofeedback per l'Ipertensione


     

     

    Il Biofeedback è un metodo d'intervento psicofisiologico, non-farmacologico e privo di effetti collaterali, dimostratosi efficace sia nel trattamento della "preipertensione" (oggi rientrante nella categoria di pressione "normale-alta") (Lin et al. 2012) che dell'ipertensione vera e propria.

    Numerosi studi condotti negli ultimi decenni (Brook et al. 2013; Oneda et al. 2010; Yucha et al 2001; Yucha e Gilbert 2004; Nakao et al. 2003; Nakao et al., 1997; Del Pozo et al. 2004; Herbs et al. 1993; McCraty et al. 2003; Elliot et al. 2004; Joseph et al. 2005) hanno dimostrato che il Biofeedback è efficace nel trattamento dell'ipertensione che, negli individui predisposti, è spesso causata o aggravata dai seguenti fattori:

     

    • stress eccessivamente protratto (cronico, anche legato a situazioni positive/piacevoli)
    • personalità ansiosa
    • stile cognitivo iper-attivo e/o iper-reattivo
    • personalità irascibile
    • personalità ossessiva e/o compulsiva

     

    Tutti questi fattori hanno un elemento in comune nel determinare l'ipertensione o il suo aggravamento: sono conseguenza o espressione di un'iperattivazione e iper-reattività del Sistema Nervoso Simpatico (e delle strutture del sistema nervoso centrale ad esso connesse), quella parte del Sistema Nervoso Autonomo (SNA) la cui attivazione consente al nostro corpo di affrontare stressor (stimoli stressanti) di varia natura come ad esempio situazioni pericolose o ansiogene, attività impegnative (fisiche o cognitive), ricordi o pensieri attivanti ecc., determinando uno stato d'attivazione psicofisiologica generalizzata (spesso inconsapevole) che comporta anche una più frequente vasocostrizione/vasodilatazione dei vasi sanguigni che nel tempo portano ad un progressivo aumento della pressione sanguigna di base, sino all'ipertensione.

    La presenza costante dei fattori su citati (stress, ansia, iperattività, ecc.), determina nei soggetti predisposti un eccesso di continui o frequenti innalzamenti della pressione sanguigna che, con l'andare del tempo, producono alterazioni funzionali dei barocettori che cominciano ad interpretare il livello di pressione normale come "pressione bassa"comandando erroneamente alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni di contrarsi di più per compensare una inesistente bassa pressione, determinando in tal modo l'innalzamento anomalo della pressione sanguigna.

    I pazienti sottoposti al trattamento di biofeedback hanno mostrato una riduzione significativa della pressione sanguigna con conseguente riduzione o sospensione dell'assunzione dei farmaci antipertensivi.

    Secondo l'American Heart Association il Biofeedback deve essere considerato nella pratica clinica come strumento non-farmacologico efficace nel trattamento dell'ipertensione (Brook et al. 2013) anche in virtù della totale assenza di effetti collaterali.


    Le Cause dell'Ipertensione


     L'ipertensione è una condizione patologica che può essere causata e/o aggravata da uno o più dei fattori sotto elencati:

     

     Il biofeedback è in grado di agire su tutti questi fattori ad eccezione dei fattori genetici.

     

         

    Ipertensione e Biofeedback: meccanismi


    Come appena illustrato diversi fattori  ambientalicomportamentali e psicologici si sommano per dar vita, negli individui geneticamente predisposti, alla condizione dell'ipertensione, spesso espressione di una vera e propria somatizzazione mediata dall'interazione tra  il Sistema Nervoso Centrale e Periferico e il Sistema Cardiovascolare, strettamente connessi tra loro.

    Tale somatizzazione è espressione di uno squilibrio nel funzionamento dei due sottosistemi del sistema nervoso autonomo, il Sistema Simpatico e il Sistema Parasimpatico, la cui attività è a sua volta modulata da varie strutture superiori del Sistema Nervoso Centrale che costituiscono il substrato biologico delle nostre attività mentali superiori, come il ragionamento, il pensiero, la creatività e le emozioni, tutte funzioni in grado di influenzare fortemente l'attività del sistema cardiovascolare. 

    A svolgere un ruolo primario nell'ipertensione è infatti uno squilibrio nell'attivazione del sistema nervoso autonomo (Mancia et al. 1997; Brook and Julius, 2000; Mahtani et al. 2012), ciò che costituisce un effetto tipico delle condizioni di iper-attivazione psicofisiologica riscontrabile negli individui iper-attivi, sottoposti a condizioni di stress prolungato (cronico) o con un tratto di personalità ansioso o irascibile. 

    Più precisamente l'iper-attivazione del sistema nervoso simpatico (e la contemporanea riduzione dell'attività antagonista parasimpatica) sensibilizza i barocettori che mediano il baroreflex (e cioè il riflesso che consente ai vasi sanguigni di compensare aumenti e riduzioni eccessive di pressione sanguigna costringendo e dilatando i vasi sanguigni) resettando la loro soglia d'attivazione su valori più bassi (Radaelli et al. 1994).

     

     

    E' come se i barocettori, in seguito all'iper-attivazione simpatica (causata da situazioni stressanti, ansia, rabbia, ecc) si "sfasassero" e interpretassero il normale livello di pressione come "pressione bassa"comandando erroneamente alla muscolatura liscia dei vasi sanguigni di contrarsi di più per compensare una inesistente bassa pressione, determinando in tal modo valori pressori superiori alla norma.

    Il Biofeedback agisce determinando una progressiva e stabile ri-sensibilizzazione dei barocettori riportandoli sui valori d'attivazione ottimali.

    Il Biofeedback è dunque in grado di:

    1. Normalizzare l'attività dei due sistemi Simpatico e Parasimpatico
    2. Ripristinare la sensibilità del baroriflesso
    3. Ridurre la pressione arteriosa nei pazienti ipertesi



    Sensibilità del Riflesso Barocettivo e Biofeedback


     

    La sensibilità del baroreflex (BRS) è una misura precisa dell’efficienza del riflesso barocettivo nel mediare la regolazione della pressione sanguigna.

    Da diversi studi è emerso quanto segue:

     

    • La BRS è sensibilmente  più bassa nei pazienti con ipertensione essenziale rispetto agli individui normotesi (Fu Q et al. 2009; Ichinose et al. 2008; Abboud 1982; Lanfranchi and Somers 2002).
    • La BRS cardiovagale si riduce con l’invecchiamento (uno dei principali fattori di rischio dell’ipertensione) (Dutoit et al. 2010; Tanaka et al. 1998; Sundlof et al. 1978; Monahan et al. 1999; Cecelja et al. 2011; Hirai et al. 1989).

    Diversi studi hanno dimostrato che il Biofeedback è efficace:

     

    • nel ridurre la pressione sanguigna nei pazienti ipertesi (Brook et al. 2013; Oneda et al. 2010; Yucha et al 2001; Yucha e Gilbert 2004; Nakao et al. 2003; Nakao et al., 1997; Del Pozo et al. 2004; Herbs et al. 1993; McCraty et al. 2003; Elliot et al. 2004; Joseph et al. 2005).
    • nell’aumentare la BRS negli individui normotesi (Lehrer et al. 2003), negli individui con preipertensione (Lin et al. 2012) e negli individui con ipertensione essenziale (Joseph et al. 2005).

    Matthews et al. (2004) hanno condotto uno studio su più di 4000 individui normotesi di età media di 27 anni ai quali è stata misurata la pressione sanguigna durante la presentazione di diversi stress psicologici e fisici; le persone che di fronte agli stressor avevano mostrato aumenti di pressione più ampi, a distanza di 4-13 anni, hanno sviluppato con maggior frequenza una condizione di ipertensione essenziale.


    Classificazione ESH/ESC (2013)


    Categoria pressione

    Sistolica (mm/Hg)

    Diastolica (mm/Hg)

    Ottimale

    < 120

    < 80

    Normale (preipertensione)

    120-129

    80-84

    Normale-alta (preipertensione)

    130-139

    85-89

    Ipertensione di Grado 1

    140-159

    90-99

    Ipertensione di Grado 2

    160-179

    100-109

    Ipertensione di Grado 3

    ≥ 180

    ≥ 110

    Ipertensione sistolica isolata

    ≥ 140

    < 190


    Studi Scientifici


    Segue un breve elenco di alcuni dei principali studi a supporto dell'efficacia del biofeedback nel trattamento dell'ipertensione.

    Brook et al. (2013) Secondo l'American Hearth Association, che ha condotto uno studio importante volto a stabilire i livelli d'efficacia di vari trattamenti non-farmacologici per l'ipertensione, il Biofeedback dovrebbe essere considerato nella pratica clinica come strumento per l'abbassamento della pressione sanguigna, anche in virtù della totale assenza di effetti collaterali.

    Carthy et al. (2014) hanno dimostrato che i pazienti con ipertensione moderata sottoposti a stimoli stressanti mostrano un aumento della pressione arteriosa più elevato rispetto agli individui normotensivi; ciò, secondo gli autori, dimostra la presenza di un sistema nervoso simpatico ipereccitabile e un sistema parasimpatico ipoattivo negli ipertesi. Secondo gli autori alla patogenesi dell'ipertensione contribuiscono le alterazioni del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico). Come abbiamo visto tali alterazioni sono legate all'iper-reattività agli stress psicologici tipica degli individui normotesi che, con maggiore probabilità, svilupperanno l'ipertensione

    Matthews et al. (2004) hanno condotto uno studio su più di 4000 persone normotese di età media di 27 anni alle quali veniva misurata la pressione sanguigna durante la presentazione di diversi stress psicologici e fisici; è risultato che le persone che di fronte agli stressor mostravano aumenti di pressione più grandi, a distanza di 4-13 anni hanno sviluppato una ipertensione essenziale. Ciò suggerisce un ruolo importante dello stress e della sensibilità soggettiva agli stressor psicologici nella patogenesi dell'ipertensione essenziale o primaria.

    Oneda et al. (2010) hanno dimostrato che il biofeedback respiratorio è in grado di ridurre l'attivazione del Sistema Nervoso Simpatico e di ridurre la pressione sanguigna in modo più marcato negli individui con ipertensione.

    Yucha et al (2001) hanno eseguito una meta-analisi di 23 studi compiuti tra il 1975 e il 1996 dimostrando che gli individui sottoposti al biofeedback training, rispetto al gruppo di controllo, mostrano una significativa riduzione sia della pressione sistolica (6,7 mmHg) che della diastolica (4,8 mmHg).

    Yucha e Gilbert (2004) riportano una seconda meta-analisi di 22 studi randomizzati e controllati (per un totale di 905 persone con ipertensione primaria) pubblicati tra il 1966 e il 2001, che supportano questi risultati (Nakao et al. 2003). Rispetto agli individui non sottoposti al biofeedback, quelli sottoposti al trattamento hanno mostrato una riduzione significativa della pressione sistolica (7,3 mmHg) e della pressione diastolica (5,8 mmHg). 

    Altri studi mostrano risultati simili rispetto ai gruppi di controllo (Nakao et al., 1997). Il Biofeedback sembra funzionare altrettanto bene per le persone con ipertensione da camice bianco (cioè che manifestano pressione alta solo in ambiente medico, al momento della misurazione)  come per quelle con ipertensione primaria (Nakao et al. 2000) e per quelle con e senza danno d'organo secondario alla loro ipertensione (Nakao et al., 1999).

    Il training di biofeedback in laboratorio seguito dal training a casa è particolarmente efficace anche secondo (Henderson et al. 1998).