Non arrendersi


A causa della sua doppia natura, in parte genetica e in parte psicosomatica, la Cefalea di Tipo Tensivo è un disturbo che, se sottovalutato nelle sue fasi iniziali, può cronicizzarsi e diventare un problema molto serio e fortemente disabilitante. Inoltre a causa dei meccanismi che la sottendono (sensibilizzazione delle vie del dolore) viene spesso percepita dal paziente come una situazione dalla quale non riesce o non si può uscire: fortunatamente non è così proprio grazie alla reversibilità dei meccanismi che sottendono la cefalea tensiva, possibile solo se il paziente impara a riconoscere e a gestire con le opportune strategie la tensione muscolare che ne è alla base.

Come già detto altrove l'amitriptilina (Laroxyl), uno dei farmaci più usati nel trattamento profilattico (preventivo) della cefalea tensiva, è efficace solo in 2-3 pazienti su 10; gli SSRI non hanno dimostrato un'efficacia superiore al placebo e un discorso simile vale per gli altri farmaci (per maggiori dettagli clicca qui).

Anche nei casi più fortunati l'effetto di questi farmaci è strettamente legato alla loro assunzione: l'effetto cioé, quando presente, persiste fintanto che vengono assunti. Il che pone due problemi: da una parte l'assunzione dovrebbe essere continua e, virtualmente, per tutta la vita; dall'altra questi farmaci presentano effetti collaterali che spingono una significativa parte dei pazienti "fortunati" ad abbandonare la cura.

Spesso questa situazione assai comune spinge molti individui con cefalea tensiva in uno stato di depressione, demotivazione e disperazione: la cefalea diventa sempre più frequente e tutte le attività, anche quelle piacevoli, vengono appesantite da una condizione di dolore e malessere che impedisce di godersi pianamente le cose belle della vita e che rende ancor più difficile affrontare gli aspetti meno piacevoli e stressanti.

Di fatto si assiste impotenti ad un progressivo peggioramento della qualità della propria vita.

Come affrontare una situazione del genere? Come affrontare l'idea che non esistono farmaci per star meglio nel lungo termine?

Ebbene, la convinzione che non si possa star meglio è sbagliata e si fonda sull'errata convinzione che non esistano alternative valide ai farmaci di efficacia modesta o nulla.

Da decenni il biofeedback è utilizzato negli USA e in Europa per il trattamento della cefalea tensiva. Una vasta letteratura scientifica ne ha dimostrato ampiamente l'efficacia (80%-90% dei pazienti trattati). Certamente il biofeedback non è una pasticca: è un trattamento che richiede al paziente un ruolo attivo e un atteggiamento combattivo.

Questa malattia può essere sconfitta se si va ad agire sui meccanismi coinvolti, sulle cause.

Poiché la causa del disturbo è la tensione incontrollata e involontaria di alcuni gruppi muscolari (determinata da una tensione nervosa che, negli individui predisposti, trova quella specifica via di somatizzazione), la cura non può che passare attraverso una strategia mirata volta a ridurre/annullare tale tensione muscolare.

Il biofeedback va ad agire direttamente proprio su tali meccanismi insegnando all'individuo a riconoscere e ridurre la tensione muscolare che causa la cefalea tensiva: il tutto sfruttando alcuni dei più potenti e naturali meccanismi neurofisiologici e fisiologici del nostro corpo.

Concettualmente è molto semplice: riducendo l'eccessiva tensione muscolare la cefalea tensiva cessa di esistere.

Ma occorre che l'individuo sviluppi un atteggiamento attivo, che sviluppi il necessario senso di autoefficacia, ossia la consapevolezza della propria reale capacità, acquisita in poche sedute di biofeedback, di saper gestire e controllare volontariamente i livelli alterati di tensione muscolare e quindi di ridurre o annullare le cefalee.

 


Come evitare il peggioramento e la cronicizzazione della Cefalea Tensiva


Il 90% dei pazienti con cefalea tensiva che trattiamo col biofeedback presso il nostro studio giunge da noi quando si trova nella condizione più grave, quando cioè il disturbo è divenuto cronico (15 giorni o più con cefalea), dopo una lunga storia personale costellata da tentativi di cure farmacologiche e non farmacologiche (spesso "popolari" ma scientificamente non supportate) fallimentari che, oltre a non risolvere il problema, non hanno ostacolato il progredire della malattia verso la forma cronica. 

La cefalea di tipo tensivo è una patologia a sostanziale componente genetica e psicosomatica che presenta una naturale tendenza al progressivo peggioramento se non affrontata in modo corretto.

Ciò purtroppo avviene molto raramente visto che, nella stragrande maggioranza dei casi, chi soffre di forme ancora sporadiche di cefalea tensiva sottovaluta il problema e ricorre a farmaci analgesici da banco che danno solo un sollievo temporaneo, non bloccano l'evolversi della malattia e, al contrario, lo favoriscono/velocizzano se assunti con una frequenza superiore ai 2-3 giorni a settimana.

Il fallimento di questi trattamenti è imputabile al fatto che essi non agiscono direttamente sulla causa del disturbo ma solo sui sintomi: danno quindi un sollievo temporaneo senza risolvere mai il problema alla radice, che continua a progredire.

La causa diretta e universalmente riconosciuta della cefalea tensiva è la contrazione eccessivamente protratta, involontaria e inconsapevole dei muscoli del collo, spalle e testa (fronte, tempie, mandibola, scalpo).

Questa condizione è la somatizzazione di condizioni di stress ed iper-eccitabilità/attivabilità emozionale e cognitiva di persone che spesso possiedono uno stile cognitivo-comportamentale molto attivo (iperattivo e/o iper-reattivo); spesso sono presenti stati d'ansia più o meno strutturati o di tipo semplicemente situazionale (situazioni difficili, periodi protratti di stress, ecc.); frequentemente sono associati stati depressivi e stati depressivo-ansiosi.

Tale stile cognitivo ed emozionale comporta la ripetuta iper-attivazione dei centri nervosi che mediano le emozioni che si traduce in una particolare somatizzazione: la contrazione involontaria, inconsapevole e protratta di specifici gruppi muscolari (spalle, collo, mandibolari, frontali, temporali, ecc.) in combinazione variabile da individuo a individuo.

Basta un livello di contrazione muscolare protratta superiore di solo il 5% rispetto alla norma per dare origine all'accumulo locale di sostanze pro-infiammatorie che determinano il dolore da tensione muscolare che, negli individui predisposti, prende la forma della cefalea tensiva, con una propagazione degli effetti tensivi e del dolore a diverse regioni craniche e intra-craniche (ad es. dietro gli occhi). Molto frequenti sono inoltre le condizioni miste cefalea tensiva/emicrania in cui una tensione muscolare al collo, alla nuca, alle spalle o ad altre regioni del craio può innescare e/o alimentare gli episodi emicranici.

Nella nostra esperienza clinica i pazienti con cefalea tensiva (quasi tutti cronici) mostrano, all'inizio del trattamento e in condizione di riposo, livelli di contrazione involontaria dei muscoli monitorati mediamente del 50% superiore ai valori normali.

Nel 100% dei casi non ne sono consapevoli e solo osservando il grafico dell'elettromiogramma sul nostro monitor cominciano ad associare il livello reale di tensione del muscolo monitorato con la sensazione di tensione prima totalmente inconsapevole. Sviluppando questa sensibilità in poco tempo l'individuo apprende a riconoscere lo stato di tensione muscolare che gli innesca le cefalee e a ridurlo autonomamente e automaticamente sui valori normali.

Attualmente il biofeedback è l'unico trattamento dimostratosi realmente in grado di agire sulla causa diretta della cefalea tensiva, riconducendo la tensione muscolare eccessiva sui livelli normali, con conseguente riduzione ed eliminazione delle cefalee.

Se non si agisce a questo livello, ossia se questa tensione muscolare non viene ricondotta sui valori normali, il disturbo continuerà a progredire a causa della progressiva sensibilizzazione delle vie nervose del dolore determinata a sua volta dalla loro ripetuta (eccessiva) attivazione che si verifica ogni volta che si verifica un'episodio di cefalea.

Per questa ragione è indispensabile agire subito e non aspettare che il disturbo si cronicizzi.

 

Ecco dunque i nostri consigli per evitare di peggiorare e bloccare la malattia prima che si cronicizzi:

 

  • Diagnosi certa: esistono più di 100 tipi di cefalee. E' necessario farsi fare una diagnosi precisa per sapere con certezza di quale cefalea di soffre e, per essa, individuare le cure più appropriate.
  • Evitare di assumere farmaci da banco come analgesici per più di 2-3 giorni a settimana per evitare il peggioramento della malattia dovuto all'abuso di farmaci (rebound headache).
  • Non considerare gli analgesici da banco come cura: tali farmaci agiscono solo temporaneamente e sui sintomi, non sulle cause della cefalea.
  • Non perdere tempo: la Cefalea Tensiva, se non trattata adeguatamente, può peggiorare sino alla condizione cronica spesso codeterminata dall'abuso di farmaci.
  • Informarsi sui trattamenti preventivi disponibili e sulla loro reale efficacia. Noi abbiamo realizzato a tal fine una tabella comparativa sull'efficacia dei trattamenti farmacologici e non-farmacologici basata esclusivamente su ricerche scientifiche pubblicate su riviste accreditate (peer review) e consultabili liberamente su database scientifici come Pubmed e Medline.
  • Fidarsi solo delle fonti d'informazione che forniscono i riferimenti scientifici (bibliografia) per ogni affermazione fatta. 
  • Informarsi sempre sulla percentuale di successo dei metodi proposti, dimostrata scientificamente.
  • Diffidare dei trattamenti non supportati scientificamente o per i quali la ricerca scientifica ha dimostrato efficacia nulla o non superiore al placebo.
  • Valutare criticamente il trattamento da effettuare, valutando i rischi, i benefici e i costi di ciascun trattamento.
  • Non accanirsi su trattamenti che non danno risultati e passare ad altri trattamenti senza perdere tempo.

 

 

 


Quanto costa il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


L'intero trattamento ha un costo contenuto consistendo in un unico ciclo di 8-10 sedute, senza la necessità di ricorrere a cicli successivi o periodici.

La tariffa di una seduta di biofeedback o neurofeedback è pari a euro 70,00.

La prima seduta di valutazione e misurazione psicofisiologica comporta un'approfondita analisi del problema e la valutazione psicofisiologica o stress profile (con la nostra strumentazione), ha un costo di euro 120,00 e ha una durata di circa 90-120 minuti.

Lo stress profile è necessario ad individuare il locus dell'alterazione fisiologica e a stabilire il protocollo di biofeedback adeguato alla specifica situazione.

Il Biofeedback è una prestazione sanitaria detraibile.


Profilo Psicofisiologico o Stress Profile e valutazione approfondita


Esempio di schermata di monitoraggio

 

La pianificazione del trattamento di qualsiasi disturbo deve sempre partire da una valutazione professionale attenta e approfondita. A tal fine la prima seduta è sempre una seduta di valutazione. Nella prima parte della prima seduta, della durata totale di 90-120 minuti (a seconda della complessità del caso), si effettua una valutazione approfondita delle condizioni del paziente in relazione alla cefalea tensiva.

Nella seconda parte, utilizzando la strumentazione del biofeedback, si effettua una misurazione di diverse variabili fisiologiche (elettromiogramma, HRV, conduttanza cutanea, temperatura, respirazione, ecc.) in condizioni di relax e di stress (lieve) attraverso una procedura guidata (che fa uso di immagini, suoni e compiti) volta a individuare le alterazioni fisiologiche su cui intervenire e per definire il protocollo più efficace.

Dalla precisione con cui viene svolto lo stress profile dipende l'efficacia del trattamento.

E' importante che lo stress profile sia effettuato da mani esperte in grado di riconoscere con la necessaria accuratezza le anomalie/alterazioni elettrofisiologiche dei muscoli testati, la loro entità, il loro andamento, il loro rapporto diretto o indiretto con le altre variabili fisiologiche misurate ed anche tutti i principali fattori comportamentali, emozionali, psicologici e ambientali che possono favorire/alimentare la condizione patologica.

La cefalea tensiva infatti è spesso un disturbo connotato da una forte componente psicosomatica, presentandosi nella maggior parte dei casi in comorbidità con condizioni di ansia eccessiva, depressione o in condizioni di stress (lavorativo, relazionale, ecc.) eccessivo o prolungato.

Saper riconoscere precocemente le alterazioni fisiologiche che indicano la copresenza di queste condizioni è indispensabile per scegliere i protocolli che siano in grado di normalizzare non solo i livelli di tensione dei muscoli interessati (che causano le cefalee) ma anche i livelli d'attivazione (e l'iper-reattività) di quella parte del sistema nervoso da cui genera il "comando" ai suddetti muscoli di contrarsi eccessivamente, in modo incontrollato e involontario.  

Così facendo il problema della cefalea di tipo tensivo viene affrontato alla radice, ciò che spiega perchè questo trattamento è efficace in almeno 8 pazienti su 10.   

 


 Quanto dura il trattamento di Biofeedback per la Cefalea Tensiva?


Solitamente il trattamento di Biofeedback e per la Cefalea di Tipo Tensivo richiede un solo ciclo di 8-10 sedute. La prima seduta, durante la quale si effettua un'approfondita valutazione e lo Stress Profile (o Profilo Psicofisiologico) ha una durata di 90-120 minuti; le sedute successive di training durano circa 30-40 minuti

Occorre solo un ciclo di sedute e, una volta completato, non occorre ripetere il trattamento.

Riguardo alla durata degli effetti del Biofeedback sulla cefalea tensiva, la sua efficacia è stata dimostrata da studi di follow up sino a 15 anni dalla fine del training.